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12 MARZO 1931, PER SEMPRE TIGROTTI
Bruno Roghi, direttore de La Gazzetta dello Sport, scrisse questo articolo, riprendendo L’Araldica dei Calci, pubblicata dal Guerin il 10 ottobre 1928, ad opera del giornalista-illustratore piemontese Carlin Bergoglio, che per primo accostò i giocatori della Pro Patria alla tigre con un disegno.
Si parla di una "Pro Patria" sbarazzina e bizzarra che, approfittando della disattenzione generale, ha scroccato di sorpresa i suoi primi successi. Saranno gli ultimi, alla distanza la squadra scoppierà. Alla distanza - durante quel girone di ritorno che stronca i novellini - la squadra lombarda sconfisse la orgogliosa e possente "Juventus". Si dice: bella forza! Il campo dei bustesi è l’antro della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle. Allora la "Pro Patria" va a Modena e vince, va a Roma e vince. Allora si delibera di conferire a questi giovinotti, una volta per sempre, la qualifica di "tigrotti". Non si tratta del conferimento protocollare del nome e degli attributi di una fiera qualunque tanto per far bella figura in quella specie di buffo serraglio che è il Consorzio delle squadre di calcio. Si tratta veramente di "tigrotti" con tanto di unghioli e con quel loro caratteristico modo di balzare addosso agli avversari che neppur hanno il tempo di tirare il respiro...
Quel clamoroso matricolato nei ranghi della massima Divisione ha dato alla "Pro Patria" - di colpo - autorità e fama. E quello slancio repentino che nel 1927 ha permesso alla giovine squadra di "piazzarsi" da pari a pari nella costellazione delle vedette ha fissato, fin da allora, le schiette e inconfondibili prerogative della squadra; le quali prerogative sono rimaste nel sangue della "Pro Patria", nonostante la varia vicenda dei giocatori in partenza e in arrivo, come il clima della tonalità percorre ed aleggia in tutto il pezzo nonostante i capricci e le avventure delle modulazioni.
Squadra nata per la battaglia è la "Pro Patria". Non che il suo gioco sia povero di pregi tecnici e il suo stile sia macchiato e confuso. La tecnica e lo stile, poi, non sono proiezioni della geometria sullo schermo verde dei campi di football sì che una squadra, per il fatto solo di non essere ligia ai gelidi canoni dell’accademia, debba essere sdegnosamente condannata. La tecnica non si manifesta soltanto in metodici e nitidi disegni aerei di un pallone calciato da uomini-macchine... C’è una tecnica e c’è uno stile, difficili da incapsulare in definizioni rigide, ma non per questo meno evidenti e vitali, anche nel gioco delle squadre che esprimono compiutamente se stesse nelle fiamme del combattimento. Così la "Pro Patria", tipica squadra d’assalto, generosa e ardentissima, sprezzante della statura degli antagonisti, prodiga delle proprie energie fino all’esaurimento.
Bruno Roghi da La Domenica Sportiva 12 Marzo 1931
Bruno Roghi