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INTERVISTA A PAOLO FRARA

Derby, tanto per cambiare Paolino insacca, la Pro vince per 4-1
Lui è lui, basta non serve altro al tifoso biancoblù, Paolo Frara. In occasione della trasferta di Vicenza, lo staff di www.bustocco.it ha intervistato Paolino, che trent'anni fa lasciò il segno anche anche al "Romeo Menti".
Paolo, a 30 anni di distanza dalla tua ultima partita in maglia biancoblù sei ancora uno dei giocatori più ricordati e amati. Che effetto ti fa?
Non l’avrei mai creduto e mi fa molto piacere perché vuol dire che a parte il lato calcistico mi sono comportato bene anche come persona. La Pro mi è sempre rimasta nel cuore ed al riguardo ho solo bei ricordi.
Cosa fai oggi nella vita?
Lavoro per Moschino, azienda per la quale seguo le vendite on-line. Non è una cosa a cui avrei mai pensato mentre giocavo. Una volta smesso chiesi a varie persone cosa potevo fare, non c’era molto in verità, mi consigliarono di aprire un bar o di vendere bulloni. Sicuramente non mi vedevo a vendere bulloni, così tramite la mia ex moglie iniziai a lavorare per Moschino come magazziniere; all’inizio fu difficile, mi sono sempre ritenuto fortunato per aver fatto un lavoro come il calciatore, non fu semplice trovarsi di colpo a lavorare 8 ore al giorno, al primo stipendio pensai subito “ho lavorato tutto quel tempo per questo?”. Poi ho continuato e poco a poco ho fatto progressi, ora ho il mio bell’ufficio e sono contento di quello che faccio.
Quali sono i tuoi primi ricordi in maglia biancoblù?
Giocavo nelle giovanili dell’Ausonia, una società collegata al Milan e disputammo un amichevole con i pari età tigrotti, ricordo che sbagliai un rigore e pensai “bravo Paolo, bella figura, l’anno prossimo giochi ancora con l’Ausonia”, invece mi prese la Pro. All’inizio i sacrifici furono parecchi perché studiare e allenarsi non era così semplice.
Il primo allenatore a convocarmi in prima squadra fu Lello Crespi, che mi fece esordire a venti minuti dalla fine contro il Vigevano in Serie C, nel campionato 75-76. Da lì poi passai stabilmente nella rosa.
Cos’erano per te i derby?
Partite speciali che davano grande carica, che non c’entravano con le altre, potevi andare male in campionato, ma se lo vincevi, per un mese stavi benissimo. Il mio gol più bello però fu quello con il Brescia, loro erano fortissimi e sicuri di vincere, ma quel giorno trovarono una grande Pro Patria, si misero a palleggiare a centrocampo, quasi con supponenza, gli rubai il pallone e andai a segnare, fu una bella soddisfazione.

Paolo ed il gol vittoria a Brescia
Ti ricordi ancora il tuo gol vittoria nel derby in casa del 7 Dicembre 80?
Non so quale fosse esattamente, però me ne ricordo uno fatto da loro, al volo dopo un cross dalla destra. Forse quello del Dicembre 80 era quello dopo una discesa dalla sinistra sotto la tribuna (Esatto!!). Poi mi ricordo sempre tanto pubblico.
Facciamo dei nomi, a te tracciarne il ricordo, partendo dal tuo capitano, Ettore Frigerio.
Un grande, quando giocavamo assieme era più vecchio di me, nelle partitelle mi diceva “non farmi correre altrimenti negli spogliatoi ti meno”.
Peppino Mancini
E’ stato il mio primo presidente alla Pro, arrivai che ero giovanissimo, quindi il rapporto iniziale fu di grande rispetto, senza mai superare certi limiti. Rimase così anche quando, successivamente, mi potevo permettere qualcosa in più. Poi purtroppo lasciò la guida della società.
Lello Crespi
Il mister che mi ha lanciato, ho sempre il piacere di rivederlo quanto torno a Busto, ancora oggi quando mi vede mi fa il cazziatone, mi dice sempre: “Paolo, potevi fare molto di più”.
Francesco Bartezzaghi
Un altro con cui ho avuto davvero il piacere di giocare.
Nicola Lupone
Con lui siamo stati molto amici anche fuori dal campo, uscivamo insieme, siamo andati insieme in vacanza.
Ugo Baiguera
Ci sentiamo ancora, almeno una volta al mese. Questo dimostra che con tanti il rapporto era magnifico.
Patrizio Bonafè
Molti buoni consigli che ho cercato di ascoltare
Massimo Rovellini
Ho avuto un buon rapporto anche con lui ma dopo averci giocato insieme le uniche occasioni in cui l’ho rivisto sono stati gli incontri organizzati dai tifosi. In campo mi conosceva a memoria, mi metteva il pallone dove sapeva che sarei andato a prenderlo, fui contento per lui quando venne acquistato dal Cagliari.
Gigi Sartirana
Un altro con cui ho un rapporto speciale. Ho persino assicurato la mia macchina con la sua compagnia. Ogni tanto lo riprendevano perché dicevano che mi passava sempre la palla, in effetti era vero.
Leo Siegel
Con Siegel partivamo sempre da Piazzale Lotto; io, lui, Sartirana e Burini venivamo insieme allo Speroni ad allenarci insieme. Negli anni precedenti invece i miei compagni di viaggio erano Pusiol e Giorgio Skoglund. Siegel era veramente un personaggio particolare, certe volte durante la settimana mi veniva incontro e mi chiedeva “Paolo, domenica ti faccio giocare?” Ed io pensavo: “Non lo so mister deve decidere lei”.
Salvatore Cerrone
Si vedeva lo stile Milan. Gran classe.
Mariano Marchetti
Giocatore di grande forza con cui mi sono trovato molto bene.
Stefano Tacconi
Mitico il Tacco. Era un elemento incredibile e già una testa matta. Ricordo che davanti all’area ci mettevamo con 10 palloni e tutti volevano segnargli, lui li prendeva tutti, si vedeva che era di un altro livello. Secondo me l’Inter lo aveva mandato a Busto per punizione, perché era uno molto sfrontato e infatti si presento subito con due tre battute sui nerazzurri che mi fecero pensare che aveva dato fastidio a qualcuno, si lamentava perché veniva redarguito per i ritardi negli allenamenti.
Per ultimo e volutamente tale Giancarlo Bardelli.
Beh, grande, io gli mettevo il pallone in mezzo e lui li buttava dentro. Era un martello, aveva un fisico impressionante. L’anno prima della promozione segnò tantissimi gol (22 ndr)
Settimana scorsa abbiamo intervistato Marco Lancetti, un tuo ricordo?
Lancio, il nostro libero arrivato con il gruppo dal Sant'Angelo Lodigiano. Una pedina importante in quella stagione in cui vincemmo il campionato. Poche parole ma molti fatti.
Devo dire che ho un buon ricordo di tutti a parte di Bidese. Ancora prima che venne fuori lo scandalo scommesse.
Il campionato 81-82 l’hai vinto da protagonista, ma l’inizio non fu facile.
Hofling mi mise fuori rosa, in verità era un po’ di tempo che volevo andare via e chiedevo questa possibilità, mentre ero in vacanza a Francavilla con Lupone arrivò la convocazione per il ritiro e vidi che il mio nome non c’era. Mi allenai da solo, nel campetto a fianco dello Speroni (il Maracanà), ormai aspettavo solo Novembre per vedere se c’era la possibilità di trovare una squadra quando mi chiesero se volevo tornare. Non avevo rancore, a me bastava solo giocare a calcio in quegli anni, dimenticai tutto e finì come sappiamo.
In C1 un solo campionato segnato da diversi episodi, li vuoi ricordare o sorvoliamo?
Il problema fu Bidese che in tante partite fece chiamiamole delle "stupidate".
Un giorno dovevamo giocare a Piacenza, l’allenatore Carlo Soldo, disse a me e ad altri, che una fonte sicura gli aveva detto che Bidese vendeva le partite e ci chiese cosa fare. Non poteva metterlo fuori senza la certezza. In quella partita loro segnarono il primo gol con un lancio lungo, lui uscì fino al limite dell’area senza motivo e si fece superare da un avversario. Cercammo in tutti i modi di pareggiare, ma su una delle poche azioni in avanti loro, riuscirono ad entrare in area, il loro giocatore si era ormai allargato e non poteva più fare niente, Bidese lo travolse provocando il rigore che ci diede la sconfitta. Pensai che forse le voci erano vere.
Anni dopo lo incontrai e glielo dissi “grazie per tutto il culo che ci hai fatto fare per niente. Vaffa...”

La Figurina Panini della stagione 1982-83, Paolo Frara è il secondo in basso da sinistra
Dopo la Pro il trasferimento al Parma…

Lì sono stato un po’ presuntuoso, pensavo di essere il più forte di tutti, non ho fatto vita d’atleta. Riccardo Sogliano che mi aveva voluto mi chiamò a fine campionato e mi disse “Complimenti, bella stagione..”
A quel punto mi propose di andare alla Rondinella Firenze, ma loro non avevano i soldi e così me li diede lui di tasca sua. Mi rimisi in forma e capii che ero stato, diciamo così poco furbo (usa un'espressione più colorita). Poi alla settima giornata mi ruppi il legamento, in una gara contro l'Ancona, per un intervento del terzino Vinti. Un nome che non scorderò mai, ma senza rancore.
A quel tempo era molto più dura di adesso riprendere, il medico mi fece capire che a certi livelli la mia carriera era ormai chiusa.
Domenica la Pro sarà di scena dopo trent'anni esatti al “Romeo Menti” di Vicenza. Ti ricordi ancora il tuo gol e quello che purtroppo successe nella gara di ritorno?
Si il gol dopo uno scambio con Maruzzo se non erro, con un tiro da fuori area.
Per la gara di ritorno successero un pò cose strane. Un rigore per noi sbagliato che ha voluto tirare per forza e qui non ricordo il nome. Un mancino va beh !!!
Un messaggio particolare ai ragazzi che andranno in campo Domenica con la maglia biancoblù?
Ai ragazzi di oggi posso solo augurare di fare una stupenda partita e di non agitarsi per il nome Vicenza. Per l’impegno ed altro ci penseranno da soli. Ricorderei solo che il calcio può dare molte soddisfazioni e aiutare in tutti i sensi, ma finisce poi purtroppo sui 30 anni.
Da anni ti inseguiamo per il "Daghidaponta", la prossima volta edizione riusciremo finalmente ad averti?
Farò di tutto per esserci, l’anno scorso è stata per colpa mia, già questo ero disponibilissimo, poi causa maltempo l’occasione è saltata.
Un’occasione per rivedere insieme sul campo la coppia Frara-Bardelli.
Beh certo, una "coppia di fatto", calcisticamente parlando, inscindibile.
Per ultima cosa volevo salutare tutti i tifosi che in quegli anni mi hanno sostenuto e che mi hanno dimostrato grande affetto, appena posso li risento sempre molto volentieri.

Pro Patria 1978-79, Paolo Frara al centro tra i due portieri Bonetti e Fellini


