Manca

S
0
0
g
0
0
h
0
0
m
0
0
s
0
0

al prossimo turno

PRO PATRIA

PRO PATRIA

  • Classifica
  • Mantova 80
    Padova 77
    L.R. Vicenza 71
    Triestina 64
    Atalanta U23 59
    Legnago Salus 56
    Giana Erminio 53
    Lumezzane 53
    Pro Vercelli 53
    Trento 51
    Virtus Verona 47
    PRO PATRIA 46
    AlbinoLeffe 45
    Pergolettese 45
    Renate 45
    ArzignanoChiampo 44
    Novara 43
    Fiorenzuola 38
    Pro Sesto 35
    Alessandria (-3) 19

NEWS

ALMANACCO BIANCOBLU'

 

La mia più grande soddisfazione è aver vissuto sessant’anni nel calcio senza essere neppure sfiorato da scandali.

- Carlo Regalia - 
 
Nato a Lonate Pozzolo il 1 marzo 1934, è un amatissimo tigrotto che ha ricoperto ogni ruolo nella Pro Patria, nelle sue dieci stagioni in biancoblù, cinque da calciatore, quattro da allenatore e una da direttore sportivo.

Grande scopritore di talenti è stato anche uno dei migliori direttori sportivi di sempre del calcio italiano. Nato alle porte di Busto, cresciuto calcisticamente nella vicina Gallaratese, girò un po' prima di approdare in biancoblù. A 19 anni passa per un breve periodo al Vigevano, per tornare ancora Gallaratese.

A 21 anni il grande balzo dalla Serie D della città dei due galli, al Cagliari in serie cadetta per la stagione 1955-56. Con i sardi rimane quattro stagioni, segnando 37 reti in 97 gare. Negli isolani si mette in evidenza come centrocampista offensivo, interno, con senso del gol, una spiccata intelligenza tattica e dove non arrivava con il talento e la tecnica, metteva sempre grinta e determinazione. Ancora oggi è uno dei centrocampisti più prolifici della storia del Cagliari, inserito al 99 posto della Top 100 dei giocatori rossoblù di sempre.

Nel 1959, a seguito della retrocessione degli isolani in Serie C, viene ceduto al Messina, sempre in serie cadetta, dove rimane solo una stagione, segnando 5 reti in 30 incontri. Nell'annata 1960-61, si riavvicina a casa, ma vive la sfortunata parentesi al Simmenthal Monza (Serie B), con solo 8 gare disputate e una rete.

 

Nell'estate del 1961 finalmente diventa tigrotto, ricoprendo il ruolo di centravanti di movimento, in quella squadra, tutta del territorio, che sfiorò il clamoroso ritorno in Serie A.

Nell'ultima giornata del campionato 1962-63, partita giocata davanti a circa 70mila spettatori che festeggiavano il ritorno dei laziali in Serie A, Regalia prese il posto dell'infortunato Provasi tra i pali, destreggiandosi bene.

Giocò sino al giugno 1966, quando a seguito della retrocessione in Serie C della Pro, smise la carriera di calciatore a soli 32 anni, dopo cinque stagioni in biancoblù con 112 presenze e 13 reti, tutte in serie cadetta.

 

 

 

 

 

1 ottobe 1961, Monza - Pro Patria 0-4, Regalia nell'azione del suo gol

 

Una formazione della Pro Patria, per la stagione 1962-63 in Serie B

 

Diventa subito allenatore delle giovanili tigrotte. Pochi mesi dopo, nel novembre 1966, dopo otto giornate di campionato disastrose, oltre alla cessione del giovane Alberto Vivian al Foggia, per fare cassa, venne promosso allenatore della prima squadra, in sostituzione della bandiera Angelo Turconi.

Il 20 novembre 1966, per la nona giornata, fa il suo esordio sulla panchina biancoblu, nella gara Pro Patria - CRDA Monfalcone, decisa da un gol di Ceccotti al 6' di gioco.

Reinventa Piergiorgio Sartore bomber, avanzandolo di ruolo, che con lui avrà la sua miglior stagione sia sotto il profilo dell'impiego che in fase realizzativa con 12 centri.

Chiude il campionato al decimo posto, portando in squadra diversi giovani del vivaio, come Guarneri e Oliva. Una ricetta rivelatasi fondamentale per una sana conduzione societaria, sotto la guida di Enrico Candiani.

La stagione 1967-68, vede la squadra partire forte, dopo sei giornate è prima in classifica, con dieci punti. La strada dei tigrotti prosegue nel torneo tra alti e bassi, praticando però sempre un discreto calcio.

 

Chiude con uno splendido quinto posto, con 56 reti all'attivo, miglior attacco del campionato. Camillo Baffi con 20 reti realizzate in 27 partite  vince la classifica dei marcatori del girone; in doppia cifra anche Giorgio Gambazza e Angelo Oliva, autori di 10 reti a testa. Vince anche il derby di andata per 3-0.

Il 14 Aprile del 1968, fa esordire in prima squadra un biondo da Sant'Ilario Milanese, Luciano Re Cecconi, che al momento ha 19 anni.

Per l'annata 1968-69, Re Cecconi sottoposto a ore extra di tecnica da Burini e Regalia. diventa titolare; promosso anche un 17enne bustocco Alessandro Turini. Per una squadra costruita con pochissime risorse, che presenta un centrocampo-attacco, con ben cinque giocatori che insieme non arrivavano a cento anni. Terminando il torneo a centrocalssifica con Michele Solbiati che realizza 16 reti.

Mantiene la guida della squadra anche per l'annata 69-70, centrando ancora la salvezza, con mezzi ancora più risicati, una rosa con tanti giovani ancora messi in rampa di lancio, su tutti il 18enne Turini, che gioca tutte le gare da titolare, segnando 7 reti. Ma deve fare il conto con i gravi infortuni di Oliva e Gambazza, oltre alle bizze di Vittorio Panucci che scappa in Cecoslovacchia per amore, ma trova anche il tempo di segnare 7 reti. Al termine della stagione il presidente Candiani, stanco delle critiche, lascia la società e con lui parte anche Regalia. Chiudendo così un importante ciclo storico biancoblù.

Regalia scelse sempre la linea verde, se non verdissima, sfornando giocatori di talento a raffica, tutti pescati da squadre minori Luciano Re Cecconi, Mario Manera, Alessandro Turini, Romano Cazzaniga, Pasquale Croci, Michele Solbiati, Ettore Frigerio, Mario Casna e tanti altri ancora, tutti giovanissimi e tutti della zona. Alcuni grandi prospetti come Denti, Oliva e Gambazza, fermati poi purtroppo da problemi fisici. 

 

Pro Patria 1968-69, Regalia secondo in alto da sinistra
 
Pro Patria 1968-69, Carlo Regalia, primo in alto a sinistra
 
Carlo Regalia, passa prima all'Omegna (Serie D), gettando i semi per la scalata dei cusiani, quindi in serie cadetta, al Cesena come secondo di Gigi Radice, nel campionato 1971-72.

Nell'estate 1972, si apre una delle parentesi più importanti della sua carriera, venne chiamato alla guida del Bari, in Serie B. Regalia, replicò il metodo messe in pratica alla Pro, fece spendere alla società pugliese somme minime (260 milioni di lire del tempo) per dodici giovani calciatori, quasi tutti di Serie C e con essi portò i pugliesi a disputare un buon campionato. Una squadra giovane che venne chiamata "il Bari dell'onda verde di Regalia", facendo incassare diversi milioni ai biancorossi nella sessione di calciomercato. Nella stagione seguente viene esonerato a metà campionato.

Per il torneo 1974-75, viene ingaggiato dalla Reggina, in Serie C, rimanendo due stagioni, prima d'approdare per un campionato alla guida della Salernitana, sempre in terza serie. 

Nel 1976 è il fondatore della A.DI.SE (Associazione Italiana Direttori Sportivi e Segretari Società di Calcio), dando le dimissioni nel 2017; associazione della quale è tutt'ora presidente onorario.

Nell'estate del 1977 torna al Bari in serie cadetta, con il ruolo di direttore sportivo, chiudendo di fatto la carriera d'allenatore. Al Bari contribuì attivamente alla risalita dei biancorossi, scommettendo ancora una volta sui giovani del vivaio barese, giovani e giovanissimi del territorio, andando a scovarli nei tornei e negli oratori, che poi sfiorarono per soli 2 punti la salita in Serie A nel 1982, con la squadra allenata da Enrico Catuzzi.

Alcuni dei giovani baresi scoperti da Regalia nel periodo, sono i difensori De Trizio, Michele Armenise e Nicola Caricola, con l'attaccante Luigi De Rosa.

Sul finire della stagione 1982-83 lasciò l'incarico nella società barese. Nel 1984 si trasferì per un breve periodo all'Alessandria del presidente Calleri, seguendo lo stesso alla Lazio l'anno dopo, ricoprendo con i biancoazzurri della capitale la carica di direttore generale sino all'avvento di Cragnotti, nel 1992. Risana la società sull'orlo del fallimento e ne ricostituisce il settore giovanile.

Contribuisce con le sue scelte di mercato prima alla salvezza dei biancocelesti nel 1987, che partivano da -9. Poi alla promozione in Serie A nell'annata successivo, con in panchina Eugenio Fascetti, lanciando Gregucci e Camolese. Guida dalle scrivanie la Lazio anche nella massima serie, portando in prima squadra Valerio Fiori, Di Canio e Di Biagio, Raffaele Sergio e pescando in Uruguay Ruben Sosa. Poi è la volta di Bacci, Bergodi e dei tedeschi Karl Heinz Ridle e Thomas Doll con la guida di Dino Zoff.

Ritornò nuovamente al Bari nell'estate del 1992, con presidente Vincenzo Matarrese, per esprimersi al meglio come Direttore Generale, andando a ingaggiare subito il croato Robert Jarni, poi alla Juve e Real Madrid.

Affidando la guida della squadra inizialmente a Materazzi, centrando la promozione in Serie A, con la coppia d'attacco Protti-Tovaglieri. Dando vita al fortunato periodo del Bari dei baresi, con ben otto giocatori locali cresciuti nella Primavera. Per un settore giovanile dei biancorossi pugliesi, che in quegli anni con ‘Giovanissimi’ e ‘Allievi’ diventa Campione d’Italia e vince anche il torneo di Viareggio con la formazione ‘Primavera’.

Mentore poi con Eugenio Fascetti, di Zambrotta, De Ascentis, Nicola Ventola, Di Vaio, Simone Perrotta, Phil Masinga, Klas Ingesson, Kenneth Andersson, Osmanosky. Soprattutto di Antonio Cassano, che scopre praticamente da bambino per poi cederlo nell'estate del 2001 alla Roma per 55 miliardi di vecchie Lire. Fu il Bari che visse il periodo migliore della sua storia, con quattro campionati consecutivi in Serie A, sfiorando l'approdo alle Coppe europee. Adocchiando anche un tale Zlatan Ibrahimovic, al tempo giovanissimo, ma non riuscì a concludere l’affare per le scarse finanze della società barese. Chiudendo poi la sua storia in biancorosso con un percorso durato in tutto 21 anni. Un periodo in cui per ben tre volte rifiuta anche l’Inter con due presidenti diversi.

Nel 2005-06 è direttore generale del Lecce in Serie A, con Gregucci allenatore. Una stagione travagliata quella dei giallorossi iniziata male chiusa peggio.

Tornò alla Pro nel luglio 2010, dopo la sciagurata retrocessione dalla C1 dell'era Tesoro. Quella però fu una stagione ancora più travagliata, con Regalia che diede le dimissioni nel febbraio 2011, ma seguì sempre da vicino le sorti della squadra, fino alla finale play-off di Salò. Lasciando poi lo stadio in lacrime al triplice fischio finale. Spesso lo si vede ancora sulle tribune dello "Speroni."

 
 

 

← archivio news