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ALMANACCO BIANCOBLU'
23 agosto 1910, nasceva a Milano, Giuseppe Meazza, uno dei più grandi giocatori italiani e non solo, di tutti i tempi: due volte campione del Mondo nel '34 e nel '38, dove viene votato come migliore giocatore. Due coppe Internazionali, antesignana del Campionato Europeo per nazioni. 53 presenze in nazionale con 33 reti, miglior secondo marcatore di sempre ancora al giorno d'oggi.
2 scudetti con l'Ambrosiana-Inter 1929-30 e 1937-38, 1 Coppa Italia 1938-39. Tre volte capocannoniere della Serie A, nel 1929-30 con 31 gol; 1935-36 con 25 reti ed infine 1937-38, quando le marcature furono 20. Tris anche come capocannoniere della Coppa dell'Europa Centrale, 1930 (7 gol), 1933 (5 gol) e 1936 (10 gol).
"Il balilla", Peppino Meazza in azione contro la Pro Patria a Busto Arsizio
Una carriera fermata a 29 anni, dallo scoppio della seconda guerra mondiale e da un problema di circolazione che gli fa perdere sensibilità al piede sinistro, tenendolo bloccato un anno.
Vestirà poi in tono minore le maglie di Milan, Juventus, Varese ed Atalanta, chiudendo di fatto con il calcio giocato a 37 anni nell'Inter.
Nel giugno 1949 approda a Busto Arsizo, per guidare l'ambiziosa ed arrembante Pro Patria in Serie A. Viene chiamato personalmente dal Presidentissimo Peppino Cerana che aveva programmi importanti per i tigrotti e cercava una persona di esperienza e capacità per far crescere la società e la squadra. A sua disposizione una rosa di tutto rispetto per il tempo con i nazionali olimpici Turconi e Cavigioli, il talento di Antoniotti e in canna l'asso magiaro Ladislav Kubala. Guidò i biancoblù per due stagioni. La prima come allenatore nel 1949-50 chiudendo all'undicesimo posto con una squadra privata prima di Kubala, il quale dopo quasi un anno di attesa, non ottenne il permesso di giocare in Italia, passando così al Barcellona di cui fece le fortune. E poi di Antoniotti colpito da una grave forma di pleurite che gli fece saltare tutta la stagione. Nella stagione seguente passò a campionato in corso nel ruolo di Direttore Tecnico, mentre quello allenatore venne preso dal suo ex compagno di nazionale nel mondiale del 38, Mario Varglien, con la stagione chiusa al decimo posto.
Purtroppo come molti altri grandi campioni del calcio ebbe difficoltà a spiegare a professionisti meno dotati tecnicamente gesti e situazioni tattiche a lui congeniali e naturali.
Tornò all'Inter e poi ebbe una parentesi alla guida della Nazionale dal 1952 al 53 in coppia con Beretta: due vittorie, due pareggi e quattro sconfitte, prima di tornare definitivamente all'Inter dove divenne una sorta di uomo immagine ante-litteram e soprattutto per vari decenni il responsabile delle giovanili nerazzurre, rivelandosi un valido maestro dei giovani calciatori. Svezzando tra i tanti Sandro Mazzola.
Viene chiamato anche al capezzale della prima squadra nei momenti di crisi, da Angelo Moratti. Nel 1968, con l'arrivo di Ivanoe Fraizzoli alla guida dei nerazzurri, diventa presidente degli Inter Club. Gira l'Italia e il mondo. In ogni serata, premiazione, manifestazione è travolto dall'affetto dei tifosi. Per molti anni collabora anche con "La Gazzetta dello Sport" e "Il Calcio Illustrato", dove prende per mano il lettore e con parole semplici e chiare lo guida nel mondo del pallone e dei suoi segreti tecnici.
Si spense dimenticato a Rapallo, vittima di un male incurabile che gli aveva già minato il fisico da tempo il 21 agosto del 1979 e pochi mesi dopo gli fu intitolato lo stadio di San Siro a Milano.
Ai funerali volle solo la famiglia perché, parole sue: "Chi partecipa alle esequie parla d'altro non di chi non c'è più".
Vittorio Pozzo diceva di lui: "Averlo in squadra significa partire dall'1-0". Per Gianni Brera è stato "Il più geniale calciatore che sia mai nato in Italia".
E' stato il primo Campione del Mondo ad entrare nella storia della Pro Patria, gli altri sono stati il fiumano Mario Varglien (1938), l'italo-fiumano-uruguaiano Vidal, che aveva vinto con la Celeste il mondiale del ’50, giocando tutte le gare da titolare ma saltando peraltro per infortunio lo storico Maracanazo. Quarto della serie Fulvio Collovati nel 1982.
In questo particolarissimo palmares biancoblù c'è anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936, l'occhialuto Annibale Frossi, detto anche il Dott. Sottile.
Peppino Meazza istruisce i tigrotti prima di un'amichevole a Marsiglia. Ultimo a destra Ladislav Kubala
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