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ALMANACCO BIANCOBLU'
MARIO BONIVENTO
Pola 28 gennaio 1903 – Grado 7 dicembre 1984
Ennesimo prodotto del calcio istriano, che fece la fortuna della Pro Patria e che contribuì a far nascere il mito dei Tigrotti.
Attaccante dotato sia fisicamente che di tecnica sopraffina e di grande temperamento, con cui supera anche i limiti di gambe che di primo acchito non farebbero di lui un calciatore. Palla al piede, è semplicemente uno spettacolo. Parte via in velocità con la sfera incollata al piede e per levargliela bisognava solo stenderlo. Il pallone di cuoio degli anni 20 e 30 non erano certamente quelli di oggi ed i difensori non andavano tanto per il leggero. Se non riusciva ad entrare in area, dove rimediava anche rigori, puntava sul fondo e metteva in mezzo cross perfetti ma era assiduo nei recuperi difensivi. E qualche gol lo metteva anche a segno, anche dal dischetto.
Nato a Pola, al rione “San Polcereo”, cresce calcisticamente parlando, nelle fila dei Giovani Calciatori Polesi, squadra minore cittadina, e che annoverava nei suoi ranghi nomi destinati a diventare famosi come i due Ostromann, Mihalic e Vojak. Dai Giovani Calciatori Polesi, passò alla squadra principale l'Edera di Pola dove milita dal 1921 al 25 in Seconda Divisione. Nel 1925, con lo scioglimento d'ufficio della formazione dell'Edera per motivi politici, passa per una stagione a Trieste con i pochi rimasti di quella squadra che non avevano accettato di confluire nel Grion Pola. La squadra triestina sarà chiamata nuovamente Edera.
Una stagione nella città giuliana, per passare all'Audace Taranto in quello che sarebbe ora il campionato di Serie B, dove si mette in luce a suon di assist e gol. Prestazioni importanti che a fine stagione gli valgono l'ingaggio della Juventus. Con i bianconeri fa l'esordio nella massima serie, denominata Divisione Nazionale e divisa ancora in due gironi, nel campionato 1927-1928, il 27 settembre 1927 contro il Casale. Segna la sua prima rete nella vittoria casalinga, un mese dopo, il 30 ottobre contro il Verona per 5-1. A Torino, fa ottime cose e suggella le sue prestazioni con sette reti, tutte di ottima fattura.
A fine stagione la Juventus, per rinforzare il proprio centrocampo mette nel mirino il tigrotto, Mario Varglien, altro istriano. Così Bonivento entra nello scambio che porta a Torino, Varglien, forte anche della numerosa presenza di esuli giuliano-dalmati a Busto Arsizio. La Pro Patria in quel calciomercato aveva piazzato non solo il ventenne e fortissimo mediano Varglien alla Juventus, con cui vincerà poi cinque scudetti di fila e anche un Mondiale, ma anche l'interno Tognazzi al Milan. Ma con l'arrivo di Bonivento si era assicurata in un colpo solo, uno dei più specializzati e dotati centrocampisti-interni del periodo. Un giocatore che aveva tecnica e grinta, capace di dare equilibrio alla squadra. Forse non geniale come Meazza e Baloncieri, ma al loro rapporto era più fornito di polmoni e continuità, che lo rendevano insostituibile nei tornei a lunga durata.
Nel campionato 1928-29, va così a formare la coppia d'interni biancoblù con l'altro istriano Andrea Kregar in un reparto avanzato che poteva contare anche su un giovanissimo Carlo Reguzzoni e su Valentino Crosta. Al termine del primo campionato i quattro attaccanti segnarono 46 reti sulle 68 complessive della Pro Patria, portandola al quinto posto finale nel proprio girone, valevole per l'ingresso nel primo campionato di Serie A a girone unico della storia.
Mario Bonivento fa il suo esordio in maglia biancoblù il 30 settembre 1928, nella gara Pro Patria-Atalanta 2-0, vinta con doppietta del ventenne Reguzzoni, ispirato proprio da Bonivento. Formazione che vedeva anche altri due istriani in campo, Kregar e Giacchetti. Il primo gol con la maglia biancoblù arriva il 4 novembre 1928, in Prato – Pro Patria 2-2; gara in cui realizza una doppietta.
A Busto Arsizio, si ferma per due stagioni nella massima serie, in 48 presenze segna la bellezza diciotto reti. Confezionando un numero infinito di assist. Legando molto non solo con i compagni di squadra ma con tutto l'ambiente bustocco in generale.
A sorpresa, alla fine del seconda annata, passa al Vomero, squadra di Napoli che milita in Prima Divisione e per il campionato 1930-31, torna in Serie A, con la maglia del Napoli, chiamato dai suoi compaesani Mihalic e Vojak. Vive però una stagione un po' difficili perchè il reparto avanzato della squadra vede anche l'icona locale Sallustro. Caso volle che fece il suo debutto proprio contro la "sua" Pro Patria nel pareggio a reti inviolate di Busto Arsizio del 10 gennaio 1932. Con i partenopei giocherà in tutto quattro gare, due di queste sono quelle contro i tigrotti.
Si sposta quindi a Livorno, in Serie B, con i labronici scende in campo 14 volte, realizzando quattro reti, con una doppietta. Il 5 febbraio 1933, quando militava nel Livorno, tornò a Pola, da avversario per giocare contro il Grion. Ma al momento di scendere in campo comunicò all'allenatore che lui mai e poi mai si sarebbe schierato contro la squadra della sua città.
Al termine di quella stagione Mario Bonivento ritornò proprio a Pola, come calciatore per vestire la maglia nerostellata del Grion, che in precedenza non aveva voluto (o potuto) indossare. Era la stagione 1933-34, la formazione polesana militava in Serie B. Dopo quei due campionati al Grion, passò al Cementi di Pola (Sezione Propaganda) e poi all'Arsa di Arsia come allenatore-giocatore, all'età di 35 anni. Non potendo poi rimanere in patria, si stabilì a Grado, dove si spense il 7 dicembre 1984.
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