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Luciano Re Cecconi

 

     Nerviano, 1 Dicembre 1948

Roma, 18 Gennaio 1977

 

Nasce a Nerviano il 1 Dicembre 1948, ma cresce nella frazione di Sant'Ilario Milanese. Arrivò poco più che sedicenne alla Pro Patria, su segnalazione di Locatelli, postino tra Cerro Maggiore e la frazione di Cantalupo. Oltre a consegnare lettere, raccomandate e pacchi, era soprattutto un noto talent-scout dell'alto-milanese, e scovò Luciano Re Cecconi, proprio in casa, nelle file dell'Aurora Cantalupo, insieme a tanti altri del periodo, che diventeranno tigrotti come Pasquale Croci, Angelo Denti, Oliva. Luciano a sedici anni giocava già in prima squadra a Cantalupo, dopo aver dato i primi calci al pallone all'oratorio della vicina Sant'Ilario con il cugino, con il quale condivideva anche il lavoro di carrozziere.

Locatelli, legato alla Pro e sempre presente allo "Speroni" con la sua inseparabile bicicletta nera, ne fece quindi il nome insieme ad altri ad Eridanio Stampacchia, dirigente biancoblù del periodo. La stagione è quella 1965-66, l'ultima in Serie B, della Pro, l'allenatore inizialmente è Paolo Tedeschini a cui subentra all'8^ giornata  Angelo Turconi bandiera tigrotta della Serie A. Luciano prova prima con Todeschini ad entrare in prima squadra, ma senza successo. Burini prima, poi Regalia che già pensava di fare l'allenatore, videro giustamente in quel biondo schivo, riservato, dal fisico ancora da formare, ma dotato di personalità, grinta, di una corsa continua, quasi perpetua e tanta voglia di lavorare, un giocatore della Pro per gli anni a venire.

 

Luciano, arriva allo stadio in bicicletta dopo il lavoro in carozzeria, compiendo il percorso di 15 km ad andare ed altrettanti a tornare dopo l'allenamento. Renzo Burini (ala destra del Milan del Gre-No-Li) che cura il settore giovanile biancoblù lo prende sotto la sua ala protettiva. Burini lavora su gruppo formato da quasi tutti ragazzi della zona, su tutti i suoi quasi-compaesani Pasquale Croci e Angelo Denti di Cantalupo, Angelo Oliva da Parabiago, il talentuoso bustocco Sandro Turini, che si ritroverà poi avversario con le maglie di Verona, Como e Milan, Romano Cazzaniga (storico secondo del Torino) oltre a Giorgio Gambazza e Michele Solbiati con cui legherà particolarmente.

Sotto le armi con i compagni Vecchi e Denti

 

Diventa subito l'angelo biondo, per via del colore dei capelli, Carletto Regalia uno dei maggiori scopritori di talenti del calcio italiano  (Zambrotta, Cassano, Nesta, De Ascentis solo per citarne alcuni) e Renzo Burini che nel frattempo sono diventati rispettivamente allenatore e tecnico in seconda, lo fanno lavorare molto su tecnica e fisico; Burini in particolare lo mette sotto torchio con il muro ed i principi di tecnica di base.

Regalia lo fa esordire in prima squadra in Serie C a diciannove anni, il 14 Aprile del 1968, nella gara contro la Mestrina (1-1); quindi lo mette in campo a Rapallo nella vittoriosa trasferta in Liguria per 0-2. Al termine della stagione furono tre le presenze in prima squadra, ma l'abile occhio del duo Regalia-Burini, aveva già visto in lui un titolare fisso per la stagione successiva.

 

 Pro Patria 1968-69

 

Pro 68-69, Luciano Re Cecconi, primo con la maglia biancoblù, in basso a sinistra.

 

Nell'estate del 1968, mancando ancora un po' nei fondamentali, viene così sottoposto alle ulteriori ed abili cure di Renzo Burini, verso il quale poi sarà sempre riconoscente, che ne plasma il talento e ne affina la tecnica calcistica, con sedute supplementari di allenamento dedicate solo al trattamento della palla.

Si apre la stagione 1968-69 con la Pro sempre in terza serie, nelle prime giornate a contendere il primato al Novara, con Re Cecconi diciannovenne, che inizialmente stenta però ad inserirsi nella categoria, ma il duo Regalia-Burini, crede fortemente in lui, per le sue doti da combattente indomito ed il suo movimento perpetuo per il campo. Andando anche incontro alle ire dei tifosi biancoblù che inizialmente non vedono di buon occhio quel giocatore biondo, dai movimenti sgraziati e dal controllo di palla ancora incerto, che oltre al soprannome di "angelo biondo", se ne era ritrovato un altro "ul tudescu", per le sembianze fisiche che lo facevano assomigliare alla più classica icona di un abitante della Germania. Per i compagni di squadra rimane sempre e solo Cecco.

Le cure di Burini, la fiducia di Regalia, il duro lavoro ed il carattere da tigrotto puro e vero di Luciano Re Cecconi, lo trasformano in breve tempo un beniamino del popolo biancoblù, che gli affibbia un altro soprannome "Wolkswagen" quello che poi lo caratterizzerà nella sua storia in maglia biancoblù. Dovuto al suo correre per ogni parte del campo e alla sua chioma bionda ed al richiamo sempre con la Germania. I tifosi prendono ad amarlo, perchè oltre alla corsa ha affilato le sue doti, diventando un giocatore completo, sempre presente nel vivo dell'azione, un centrocampista di stile moderno, simile a quelli del calcio olandese e tedesco che va tanto di moda nel periodo. Personalità, forza fisica dirompente, polmoni sempre pieni, generosità verso i compagni, capacità di lotta senza mollare un millimetro, per un motore inesauribile del centrocampo della Pro; mai giocate ad effetto per il piacere della platea, ma tanta e sana concretezza lombarda. Un giocatore moderno in anticipo sui tempi, che i tifosi biancoblù rivedranno decenni dopo con l'apparizione di Paolo Tramezzani, tanto per cambiare anche lui biondo e dal fisico possente.

Caratteristiche che ne fanno un idolo della tifoseria bustocca, specie in quelli che rivedono in lui i vecchi tigrotti che ruggivano in A negli anni 30' e 50'. Il fatto che sia uno dei ragazzi della zona, usciti dal vivaio, ne aumenta anche l'affetto, richiamando i "rude-boys made in Busto", della primissima ora come Fizzotti, Borsani, Masera, Monza e poi Turconi, Amadeo, Taglioretti, Calloni.

 

Una formazione biancoblù 1968-69

 

Per dare un'idea di Re Cecconi giocatore l'accostamento che si può fare è con Gunther Netzer del Borussia Moenchengladbach e centrocampista della nazionale tedesca degli anni 70', da cui deriverà poi un altro soprannome "Cecconetzer", con un gioco di parole sul suo nome e quello del calciatore tedesco, con cui c'era anche una spiccata somiglianza fisica. Altro accostamento ai tempi più moderni è quello con il Mendieta visto giostrare nelle file del Valencia, meno tecnico ma più possente e con un buon tiro da fuori. Giocatori tra l’altro molti simili per aspetto fisico al Luciano e non solo per i capelli biondi.

 La stagione 1968-69 si chiude con le prestazioni di Re Cecconi sempre in crescendo, che attirano gli interessi di molti osservatori di squadre di categoria superiore, viene così ceduto al Foggia di Maestrelli in Serie B, con il tecnico che diventa un pò il suo mentore, costruendo un legame molto forte e profondo. Prende praticamente il posto di un altro ex tigrotto Alberto Vivian, arrivato sempre dalla Pro al Foggia nelle stagioni precedenti.

 

Con i pugliesi esordisce in Serie B, all'undicesima giornata del campionato 69-70 nella gara interna contro il Perugia. A fine stagione i rossoneri risalgono in Serie A e Re Cecconi consegna ai tabellini 14 presenze ed una rete. L'esordio nella massima serie arriva il 4 Ottobre 1970, alla seconda giornata di campionato in Foggia-Milan 1-1, quando all'84' minuto subentra a Villa. Nelle giornate seguenti diventerà titolare fisso, al fianco di Albertino Bigon. Annata che però riporta i pugliesi subito in Serie B, per peggior differenza reti, con "il biondo" che gioca 26 gare e mette a segno una rete, quella siglata il 13 Dicembre del 70' alla nona giornata, contro una squadra che poi segnerà il suo destino la Lazio, aprendo le marcature al 5' di gioco, per una gara che terminerà 5-2 per i satanelli. 

Nella serie cadetta, sulla panchina foggiana, arriva l'ex bomber del Bologna degli scudetti Ettore Puricelli, che assegna a "Wolkswagen" il ruolo di regista a tutto campo dove dimostra al meglio le sue qualità, diventando uno dei calciatori più seguiti dalle formazioni maggiori.

Maestrelli diventato allenatore della Lazio, fa di tutto per portarlo in biancoazzurro, convincendo a fatica il presidente Lenzini, restio all'operazione a sborsare circa 300 milioni di vecchie Lire. Così nell'estate del 1972 Re Cecconi sbarca a Roma, per un salto importante. A 24 anni, si trova in una delle squadre che vogliono lo scudetto. Fa il suo esordio con la maglia biancoceleste il 30 Agosto 1972 in Lazio - Napoli (0-0). Le sue prestazioni sono sempre in crescendo ed il c.t. della Nazionale Ferruccio Valcareggi, lo convoca per l'Under23, con cui esordisce il 14 gennaio 1973 ad Ankara per Turchia - Italia 1-3.

 

La figurina Panini di Luciano Re Cecconi, per la stagione 1972-73

 

Nel suo primo campionato con la maglia laziale è sempre titolare, totalizzando 29 presenze e 1 goal. diventa uno degli idoli della tifoseria ed una delle colonne della squadra, che arriva terza a due soli punti dalla Juventus che vince lo scudetto.

L'ambiente della Lazio di quegli anni è però “un pò particolare", una vera e propria banda di scapestrati, formata da forti personalità divisi da fazioni interne, segnata anche dai forti legami di provenienza. Il leader di uno dei gruppi è Chinaglia di forte personalità, e con un fisico possente che non esitava a mostrare. A lui fa capo la parte romana, che mal sopporta la colonia nordista, formata dai lombardi Re Cecconi, Garlaschelli, Felice Pulici oltre ai veneti Polentes, Ghedin con il toscano Luigi Martini. Due vere e proprie fazioni divise al punto che spesso in allenamento scoppiano risse, per le espressioni in dialetto di uno dei due gruppi con Maestrelli ed i massaggiatori che intervengono fisicamente a riportare la calma. Due fazioni talmente divise nella stessa squadra, che per gli allenamenti usano due differenti spogliatoi e guai ad entrare in quello sbagliato. In allenamento se le danno di santa ragione, battendosi alla morte senza esclusione di colpi. Nei ritiri ne combina di cotte e di crude, risse, fughe dagli hotel, spari nelle camere d'albergo, tiro al bersaglio contro i lampioni..... E per non farsi mancare niente anche i lanci con il paracadute che vedono protagonisti Martini e proprio Re Cecconi.

Un clima tutto particolare al punto che l'allenatore Maestrelli e il presidente Lenzini, sono costretti a stilare un decalogo, per il comportamento che i calciatori devono tenere, in cui tra l'altro si legge: "E' vietato portare pistole e proiettili in ritiro".

 

L'ambiente è una vera e propria polveriera, ma il saggio Maestrelli si dimostra un vero e proprio padre per molti giocatori, riesce a tenere tutto miracolosamente unito, costruendo una squadra forte in ogni reparto e che al di là delle risse in allenamento, nelle partite è talmente coesa da formare un blocco unico. Se uno dell'opposta fazione subiva un colpo duro da un avversario, i primi ad intervenire erano proprio quelli della corrente con cui facevano a botte negli spogliatoi. Instaurendo così un forte rapporto di amore-odio. "Wolkswagen" forma una fantastica cerniera a metàcampo con Mario Frustalupi, che per uno dei giochi del destino, troverà la morte in un incidente. Una coppia che fa faville a sostegno delle punte Garlaschelli e Chinaglia con un giovanissimo Vincenzo D'Amico.

 

Maestrelli e Re Cecconi

 

Nella stagione 73-74, che poi porterà al primo storico scudetto biancoceleste, c'è anche l'esordio nelle gare europee in un discusso match di Coppa UEFA, contro l'Ipswich Town, arbitrato dal pessimo olandese Van de Kroft. Esperienza che pregiudicherà il cammino dei laziali negli anni seguenti, perchè il club subisce una squalifica per 3 (tre) anni, poi ridotti ad uno dalle competizioni europee, a causa tanto per cambiare di una rissa scoppiata con gli inglesi negli spogliatoi dello stadio Olimpico, al termine della gara di ritorno dei sedicesimi di finale. Inglesi che si devono barricare letteralmente negli spogliatoi per sfuggire alle ire dei giocatori laziali.

La Lazio comunque alla fine della stagione vince il campionato con due punti di vantaggio sulla Juventus, per “ul tudescu”, partito dalla Pro Patria è la consacrazione. Il primo scudetto con 23 presenze e due reti, di cui una memorabile contro il Milan all'Olimpico, segnata al 90' che regala la vittoria agli aquilotti tenendoli in cima alla classifica. In quella Lazio scudettata troviamo un altro ex biancoblù, il ventenne Sergio Borgo, centrocampista, che proprio la Pro aveva scovato nei campionati minori, e che per caratteristiche tecniche, fisiche, entrambi biondi e di forte personalità, al punto tale da sembrare clonati.

 

Girata di testa a Verona nel 1973, fotografia gentilmente donata dal Sig. Gianluca Bonanni

 

Re Cecconi e Chinaglia

 

Un'annata giocata ad altissimi livelli e Valcareggi lo convoca per i Mondiali di calcio del 1974, in quella che allora era la Germania Ovest. Un'esperienza da dimenticare per la Nazionale, eliminata subito nel girone con Polonia, Haiti e Argentina. Culminata con il "gestaccio" di Chinaglia, verso la panchina azzurra, immortalata dalle telecamere di tutto il mondo. Da dimenticare anche per Luciano, che rimane sempre a bordo campo con un paio di panchine, vittima del dualismo Mazzola-Rivera.

 

Ai Mondiali del 1974, con Gigi Riva

 

Con il nuovo corso affidato a Fulvio Bernardini ed Enzo Bearzot, arriva anche finalmente l'esordio in Nazionale, a Zagabria contro l'allora Jugoslavia (sconfitta 1-0), il 28 Settembre 1974, dove gioca con un altro Luciano, Zecchini che poi siederà per due volte sulla panchina biancoblù. Re Cecconi parte titolare e gioca quasi tutta la gara. Arriva anche la seconda convocazione per il match contro la Bulgaria (0-0) disputato il 29 Dicembre a Genova, dove entra nella ripresa al posto del "barone" Franco Causio.

 

In nazionale a Zagabria con Zecchini e Prati, poi allenatori tigrotti. Nella stessa gara in panchina G. Morini

 

Luciano in azione con la maglia della nazionale

 

Nella stagione seguente Re Cecconi, non può prendere parte alla Coppa dei Campioni per la squalifica a seguito degli incidenti con l'Ipswich. I biancocelesti arrivano quarti in campionato, proprio mentre incomincia a farsi largo la malattia che stroncherà Maestrelli. Luciano è sempre titolare fisso con 29 presenze con una rete segnata.

La stagione 1975-76, si presenta da subito molto difficile, con molti giocatori che lasciano la squadra laziale, su tutti Chinaglia, che passa al Cosmos di New York, ma soprattutto il lento ma inesorabile distacco di Tommaso Maestrelli dovuto alla malattia che continua ad avanzare; su Re Cecconi finisce il peso di tutta la squadra che fa quadrato attorno a lui, riuscendo ad evitare la retrocessione di un soffio, proprio grazie ad una partita sontuosa del biondo da Sant'Ilario in quel di Como all'ultima giornata, chiusa con un pareggio finale per 2-2 dopo che la Lazio era andata sotto di due reti. Un pareggio che vale la salvezza per miglior differenza reti contro l'Ascoli, che giocava a Roma contro i giallorossi. L'artefice principale di questo miracolo, però, è anocra Tommaso Maestrelli, tornato appositamente in panchina nonostante la malattia che lo avrebbe portato via pochi mesi più tardi. In quel campionato ancora da protagonista Luciano gioca 25 partite, segnando un goal.

 

 

In contrasto con Rivera, Lazio-Milan 4-0 del Maggio 76

 

L'esultanza all'Olimpico dopo un gol alla Juventus, nella stagione 1976-77

 

Re Cecconi e Martini a San Siro, campionato 1975-76, fotografia donata dal Sig. Gianluca Bonanni

 

 

La Lazio per la stagione 1976-77, chiama in panchina Luis Vinicio che affida a Re Cecconi le chiavi della formazione che in avanti può contare sul giovane Bruno Giordano. Il debutto in campionato avviene il 3 Ottobre 76, in casa contro la Juventus, gli aquilotti vengono sconfitti per 2-3, con "Cecconetzer" che al 55' accorcia le distanza con un goal capolavoro. Una rete che purtroppo sarà l'ultima della sua carriera, in quanto alla terza giornata contro il Bologna (3-0), subisce un brutto infortunio al ginocchio che al minuto 19' lo costringe a lasciare il terreno di gioco per l'ultima volta, con Ghedin che ne rileva il posto. Quella contro i felsinei rimane l'ultima gara della carriera di Re Cecconi, perchè l'infortunio è di quelli seri, che lo costringono ad un lungo stop che dura parecchi mesi. Però Bearzot lo tiene d'occhio lo stesso ed una volta che ritornato in campo, gli promette un posto in Nazionale e di entrare nella rosa per il Mondiale di Argentina 78.

 

E' praticamente pronto a rientrare in squadra    quando, il 18 Gennaio 1977, mentre il telegiornale della Rai (allora principale tg nazionale), chiudeva l'edizione serale, arrivò la notizia che il centrocampista della Lazio e della Nazionale era morto in una gioielleria a Roma, mentre era in compagnia di altri compagni di squadra. Si pensò inizialmente ad una rapina finita tragicamente, invece la morte del forte centrocampista fu dovuta ad un tragica FATALITA'.

Quella sera di gennaio, si reca con il compagno di squadra Pietro Ghedin ad accompagnare un amico comune, Giorgio Fraticcioli, titolare di una profumeria, il quale doveva portare dei campioni di profumo al negozio un amico di quest'ultimo, Bruno Tabocchini, un gioiellere di via Nitti a Roma, nel quartiere Flaminio. I tre entrano poco prima dell'orario di chiusura.

Contrariamente a quanto riportano le frettolose ed imprecise cronache dell'epoca, che non hanno trovato poi fondamento nei documenti processuali, non e' stato il carattere "estroverso" di Luciano a suggerirgli di inscenare un tentativo di rapina: il gioielliere, come tanti altri esercenti in quel delicato periodo e contesto sociale, aveva già subito delle rapine, cui aveva reagito sparando: questo fattore, unito alla fragilità emotiva del gioielliere che già si era distinto per l'uso irresponsabile di armi da fuoco in situazioni lontane da poter essere considerate come rapine o comunque pericolose, e' risultato determinante per le sorti di Luciano Re Cecconi.

All'ingresso, il bavero alzato dei giocatori (il fatto è accaduto a gennaio) viene equivocato e Re Cecconi, così come Ghedin, non viene neanche riconosciuto, nonostante l'evidente notorietà.

Lo stesso Tabocchini riporterà in sede processuale che Re Cecconi non proferì alcuna parola o manifestò alcun atto tale da sembrare una rapina. Lo stesso "Fermi tutti…", che negli anni è stata indicata come la frase che lo ha condannato ad una fine assurda, non risulta mai nei documenti ufficiali.

Il gioielliere percependo un’inesistente situazione di pericolo, prende la pistola che teneva in negozio, la punta per prima su Ghedin (fatto documentato. E anch’esso insolito, considerato che è sempre stato indicato Re Cecconi come l’autore del presunto “scherzo”…) che ha la prontezza di tirare fuori le mani dalle tasche e volge poi l’arma su Re Cecconi, che non riesce a manifestare la sua estraneità alla situazione in corso e viene raggiunto da un solo colpo al torace.

Re Cecconi lascia nel dolore l'adorata moglie Cesarina ed i figli Stefano di due anni e Francesca di neanche un anno, l’affetto dei familiari, della tifoseria laziale da cui era adorato, e l'intero mondo sportivo italiano. Una morte che arriva dopo la perdita di Tommaso Maestrelli, stroncato da un tumore solo un mese e mezzo prima.

Tabocchini venne arrestato ed accusato per "eccesso colposo di legittima difesa"; processato in direttissima 18 giorni dopo, venne assolto per "aver sparato per legittima difesa putativa".

I funerali si svolsero presso la basilica romana di SS Pietro e Paolo, a cui prese parte una gran folla. Le sue spoglie vengono poi tumulate nel cimitero di Nerviano.

 

 

Le esequie

 

Il 30 gennaio 1977, alla ripresa del campionato, la Lazio è di scena a Cesena, nel minuti di raccoglimento decretato dall'arbitro Agnolin, un trombettiere solitario, intona il silenzio dalla curva locale, in uno stadio che rimane immobile dalla commozione.

 

Un libro di Maurizio Martucci (“NON SCHERZO” pubblicato nel 2012 ed. Eraclea sportiva), scrittore sensibile alle tematiche ultras e alle verità scomode del mondo del calcio, ha ripercorso l’iter processuale della vicenda dimostrando, documenti alla mano, l’infondatezza delle responsabilità attribuite per anni a Re Cecconi e ridando limpidezza alla sua figura umana.

 

Gli è stato intitolato lo stadio polifunzionale di Nerviano, sua città natale; un impianto dove fino alla metà degli anni 80' veniva disputato un torneo giovanile (cat. Allievi) a suo nome che aveva riscosso notevole successo anche in ambito Europeo; con Lazio e Pro Patria come squadre obbligatoriamente sempre presenti, oltre a Milan ed Inter, che richiamava sugli spalti migliaia di sportivi. Uno stadio in cui anche la Pro Patria ha giocato una gara ufficiale, quella del campionato di Eccellenza 1992-93. 

                                  

                               

Il 3 Novembre 2003, prima del derby Lazio-Roma, gli è stata intitolata una strada nel parco “Villa Lais” nel quartiere Appio- Tuscolano a Roma, con un altro giocatore Agostino Di Bartolomei.

  

 

Dopo la sua scomparsa nel 1983 venne realizzato un film intitolato ”L'appello - Il Caso Re Cecconi”, che non è mai stato diffuso e nessuno, neanche chi l’aveva interpretato, l’aveva mai visto. La prima assoluta di questo film è stata il 18 gennaio 2012 durante la presentazione ufficiale del libro di Maurizio Martucci. Il film interpretato tra gli altri da Alessandro Haber è stato realizzato nel 1983 e svelava tante verità nascoste, ma venne subito censurato perché la famiglia del gioielliere si oppose denunciando la Rai e lo sceneggiatore. La causa è andata avanti per tredici lunghissimi anni e per tutto questo periodo il tribunale ha intimato alla Rai di non mandarlo in onda. La cosa strana è che la Rai ha vinto la causa, ma poi non l’ha mai mandato in tv arrivando a dimenticarsi di averlo girato. E’ un film importante perché evidenzia in maniera inequivocabile le tante falle della vicenda che poi ho riscontrato nel mio libro".

Il giornalista-scrittore Carlo D'Amicis, tifoso biancazzurro, ha pubblicato un romanzo ispirato alla sua vita dal titolo "Ho visto un re". (Ed Limina Edizioni).

 

Il 16 gennaio 2016, la Gazzetta dello Sport, con una pagina intera dedicata alla storia di Luciano Re Cecconi, mette definitivamente fine alla questione del "presunto scherzo". La finta rapina e lo "scherzo", furono solo un'invenzione.

 

 

 

 

Maglia della Lazio di Luciano, donata alla Famiglia Bonanni dopo un'amichevole a Cerveteri. Per gentile concessione del Sig. Gianluca Bonanni

 

Con la maglia della Nazionale

Altezza cm 176 peso kg 74

Esordio in maglia biancoblù: 14 Aprile 68 Pro Patria - Mestrina 1-1

Esordio in Serie A: il 4 Ottobre 1970, Foggia -Milan 1-1

Esordio In Nazionale: 28 Sett. 1974 a Zagabria, Jugoslavia - Italia 1-0

Uno scudetto con la Lazio 1973-74

 

1 partecipazione al Mondiale - Germania Ovest 1974

 
 
Stagione Squadra Serie Presenze Goal
1966 - 67 PRO PATRIA C 0 0
1967 - 68 PRO PATRIA C 3 0
1968 - 69 PRO PATRIA C 33 0
1969 - 70 Foggia B 14 0
1970 - 71 Foggia A 26 1
1971 - 72 Foggia B 34 1
1972 - 73 Lazio A 29 1
1973 - 74 Lazio A 23 2
1974 - 75 Lazio A 29 1
1975 - 76 Lazio A 25 1
1976 - 77 Lazio A 3 0