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enrico candiani
Busto Arsizio 29 Settembre 1918 - 27 Febbraio 2008
Enrico Candiani, uno dei più forti giocatori bustocchi e biancoblu di tutti i tempi. Un attaccante di razza dal sinistro micidiale, la cui brillante carriera ha purtroppo dovuto fare i conti con gli anni più bui della Seconda Guerra Mondiale e dell’epoca dura, della seguente ricostruzione.
Per dare l'idea della qualità del calciatore, è stato uno dei pochissimi a vestire le maglie delle tre grandi: Inter, Milan e Juventus, con solo altri otto, Luigi Cevenini, Peppino Meazza, Roby Baggio, Aldo Serena, Edgar Davids, Patrick Vieira, Christian "bobo" Vieri e Zlatan Ibrahimovic.
Giocatore veloce tutto sinistro, una tipica ala del calcio vecchio stile; un mancino dotato di un gran tiro secco e preciso, tra i migliori di sempre del calcio italiano. Memorabili furono le sue battaglie in campo con Ballarin e Maroso terzini del "Grande Torino", sia con la maglia dell'Inter che con quella della Pro. Le sue "sventagliate", improvvise e secche, piegavano di sovente le mani ai portieri e con facilità, realizzava delle doppiette, ma era capace anche di concedere il tris, oltre al famoso poker, che con la maglia nerazzurra rifilò ai granata di Valentino Mazzola.
Il mancino bustocco, era l'idolo dell'Avvocato Peppino Prisco, storico vicepresidente dell'Inter. il quale nel portafoglio, portava sempre con sè, una sua foto, ricordandolo sempre come uno dei migliori giocatori nerazzurri di ogni epoca.
Enrico Candiani, iniziò a tirare i primi calci al pallone, all'Oratorio dei Frati, per approdare in seguito alle giovanili della Pro Patria nel 1932, portato dal dott. Caimi senior. Si mise subito in evidenza, con quel suo sinistro micidiale, che già incantava e che lasciava anche il segno per la potenza, nonostante il fisico mingherlino che gli valse subito il soprannome di "Candianela". Nei tigrotti del tempo, militava Leopoldo Conti, ex capitano dell'Inter e giocatore della Nazionale, che lo segnala ai nerazzurri, che lo prelevano però di nascosto dalla Pro, facendo infuriare non poco la dirigenza biancoblu del tempo, che a poco più di sedici anni lo aveva già inserito nell’orbita della prima squadra, al tempo in Serie A.
A diciannove anni, fa il suo esordio con la maglia dell'Ambrosiana-Inter, in Coppa Italia contro il Vicenza, il 5 Dicembre 1937, gara terminata 5-2, per i nerazzurri. L’esordio ufficiale in campionato avviene dieci mesi dopo, esattamente alla 3^ giornata, il 2 ottobre 1938, in un vittorioso derby contro il Milan, con rete di Annibale Frossi, che poi diventerà giocatore della Pro. Nella sua prima stagione con i nerazzurri, colleziona altre 17 presenze, andando a rete per ben 8 volte. Inizialmente parte nel ruolo di mezzala, venendo poi spostato all’ala pura dal tecnico Tony Cargnelli, vincendo la Coppa Italia 1938-39. Si impone definitivamente come titolare, la stagione successiva, quando con otto reti, contribuisce in maniera consistente, alla conquista dello scudetto nerazzurro targato 1939-40, con Barsanti, Frossi e Umberto Guarnieri, oltre a Meazza, bloccato per un problema di circolazione a un piede. Tutti tigrotti in periodi diversi.
Rimane con la maglia del "biscione" per sette stagioni, sempre da protagonista, fino al 1946, per un totale di 169 gare ufficiali (Campionato, Coppa Italia e Coppa Europa), con 59 gol, vincendo oltre al già citato scudetto 1939-40 anche la Coppa Italia del 38-39. Giocando con Meazza e Frossi, Campatelli, Ferrari e Ferraris II; per un breve tratto della sua permanenza in nerazzurro come compagno si ritrova anche il bustocco e tigrotto Natale Masera. Affrontando da avversario, l'altro grande mancino bustocco, Carlo Reguzzoni, alfiere e bomber del Bologna.
L'Inter Campione d'Italia 1939-40, Enrico Candiani al centro
Inter 1940-41, al centro con gli occhiali Frossi, sotto Candiani, ultimo in alto a destra Giorgio Barsanti
Rimane memorabile, negli annali del calcio italiano, l'ultima sua gara con la maglia dell'Inter, disputata contro il "Grande Torino", il 14 Luglio del 1946. Inizialmente non convocato, per dissapori con la società, per una sua ventilata cessione non gradita alla Lazio, si ritrovò a Busto a giocare a bocce con gli amici fino a tarda notte. Il giorno dopo si presentò tranquillamente all'Arena di Milano, per "vedere" la gara dei suoi compagni di squadra, l'allenatore Carcano, lo buttò lo stesso in campo. Morale della favola sei tiri, sei, verso il mitico Valerio Bacigalupo, segnando quattro volte, colpendo un palo e una rete gli venne annullata. Candiani, rimarrà l’unico calciatore a segnare quattro reti in una sola gara, a quella mitica squadra granata.
Prestazione che unita all’ottimo andamento dei campionati precedenti, lo mette nel mirino proprio del presidente del Toro, Ferruccio Novo, per un possibile scambio alla pari con l’Inter, girando ai nerazzurri il varesino Franco Ossola. Lo scambio non va però a buon fine, ma Candiani, si trasferisce lo stesso a Torino, però sulla sponda juventina. Dalla "Madunina", passa così sotto "La mole", vestendo il bianconero con Silvio Piola, un giovanissimo Boniperti, oltre a Depetrini, Parola ed i fratelli Sentimenti, giocando 35 gare segnando 15 reti, contribuendo a trascinare la Juve al secondo posto proprio alle spalle del Toro.
L'esperienza juventina fu quella che umanamente considerò di meno, non inserendosi mai nell'ambiente bianconero, definendolo piuttosto arrogante...
Dopo una sola stagione, riapproda finalmente alla Pro Patria, per il campionato 1947-48, che nel frattempo era tornata a ruggire nella massima serie. Arriva nella finestra del calciomercato invernale, facendo il suo esordio giovedì 1 gennaio 1948, contro il Bari, sul neutro di Napoli. Vittoria per 3-1 dei tigrotti, con Candiani che realizza una doppietta, con una rete siglata direttamente dalla bandierina. Così tanto per gradire. Domenica 29 febbraio 1948, a Marassi contro la Sampdoria, sigla una doppietta, la prima rete ancora su tiro da calcio d'angolo all'8 di gioco, pareggiando momentaneamente il vantaggio dei padroni di casa, realizzato da Barsanti (ex compagno di Candiani all'Inter e poi alla Pro), Incontro che terminerà poi 5-3 per i doriani, con l'altra rete tigrotta di Turconi. In una gara in cui per i liguri andò a bersaglio anche Italo Rebuzzi, poi tigrotto in Serie A.
Candiani in azione a Busto con la maglia della Pro
Era la Pro che salutava lo splendido mancino di Carlo Reguzzoni, alla chiusura con il calcio giocato, a quarant'anni, in formazione aveva Lello Antoniotti, Azimonti, Borra, Cavigioli, Turconi, Uboldi e Visco. Una stagione e mezza con la maglia biancoblù con 56 presenze e 20 reti. Candiani contribuirà non poco alle fortune di quella che è ritenuta la migliore annata di sempre della Pro, chiusa con l'ottavo posto finale in Serie A. Quella che per intenderci batteva fra le altre Inter, Milan, Fiorentina, Napoli, Genoa, Lazio e, si permetteva di andare a vincere 4-0 fuori casa, contro la Juventus all'ultima di campionato, il 4 luglio 1948.
Con la maglia della Pro Patria, conta ventisei presenze nel campionato 1947-48, con 11 reti, alla pari di Antoniotti, per un attacco biancoblu che vedeva miglior marcatore con 18 Turconi e con 8 Cavigioli. Trenta le gare disputate in quello successivo, con sette marcature, andando a segno per la prima volta all’8^ giornata in Pro Patria – Fiorentina 2-4, il 4 Novembre 48. Alla 13^ giornata contribuisce con una doppietta (44’ e 60’), alla stoica e storica vittoria dei tigrotti sulla Lazio a Roma per 5-2. In Pro Patria – Modena, del 15 Maggio 1949, 36^ giornata, una vera e propria gara spareggio per la salvezza, segnò l’importantissima rete del vantaggio tigrotto al 31’, per quella che rimarrà la sua ultima rete in maglia biancoblu, con Borra che fissò poi il punteggio sul 2-0 finale al 71’. Per un totale di 56 presenze e diciotto reti con la Pro Patria.
9 gennaio 1949 Pro Patria - Torino 0-1, sull'uscita di Bacigalupo, Aldo Ballarin contrasta Candiani
Candiani supera un avversario con il suo tipico stile
In seguito ad alcune diverse vedute con la dirigenza biancoblu del tempo, nell'estate del 1949 riscatta il suo cartellino per un controvalore di 2 milioni di Lire dell'epoca. Lasciando così ancora Busto e la Pro, per ritornare ancora una volta Milano, questa volta sponda rossonera, dove completa al meglio il trio svedese Gre-No-Li, oltre ad avere come compagni Annovazzi e Renzo Burini. Fu protagonista, proprio al suo esordio (6 novembre 1949), con la maglia milanista, di un rocambolesco derby, con "il diavolo" a condurre per 4-1, proprio grazie ad una sua doppietta nei primi sei minuti di gara, la seconda rete con la sua specialità la botta di sinistro da dentro l'area. Alla fine fu però l'Inter che s'impose per 6 a 5. Altra gara da annali fu la vittoria del Milan a Torino contro la Juve, per 7-1, con Candiani che regalò diversi assist vincenti e chiuse il tabellino, con la rete finale. Al termine della stagione, furono otto le reti realizzate, in ventidue gare giocate, con il Milan che chiuse al secondo posto, alle spalle della Juventus con cui aveva duellato a lungo.
Al termine del campionato passa al Livorno in Serie B, dove con scende in campo solo 8 volte, realizzando però due reti. L’annata successiva 1951-52, raggiunge a Foggia, il suo vecchio mentore dei tempi dell’Ambrosiana-Inter, Tony Cargnelli allenatore dei pugliesi in Serie C, squadra con cui a 35 anni, chiuse con il calcio con 27 presenze e 7 reti. Al termine della carriera diventa imprenditore nel settore meccano-tessile.
Gioca complessivamente 285 gare nella massima serie, segnando la bellezza di 106 reti, di cui 231 presenze e 80 reti nel campionato di Serie A, il rimanente 54 gare e 26 reti, nel campionato “mutilato” per motivi di guerra del 1944, e quello del 1945-46 con denominazione Alta Italia. E’ tutt’ora tra i migliori 100 marcatori più prolifici della storia del campionato italiano. Cifre che evidenziano un alto rendimento, ma non gli sono mai valse la chiamata in Nazionale, anche per via del periodo bellico, quasi al pari con l’altro grande mancino bustocco Reguzzoni, che ne totalizzò solo due.
E’ tra i migliori marcatori di sempre nel “Derby della Madunina”, avendo tra l’altro giocato con entrambe le casacche. Nella speciale classifica per le gare di campionato in testa troviamo Andrij Shevchenko con 14 reti, poi Giuseppe Meazza con 13, di cui una segnata con la maglia del Milan. Nordahl (Milan) e Nyers (Inter), quindi Enrico Candiani con 10 (7 con l'Inter e 3 con il Milan) a parimerito con Zlatan Ibrahimovic (2 con i nerazzuri e 8 coi rossoneri), con 8 centri l'interista Lautaro Martinez.
Umanamente era una persona semplice, che non ha mai fatto pesare a nessuno la sua inimitabile classe calcistica, che in tempi moderni lo avrebbe assurto molto probabilmente a divo di copertina, ma Enrico Candiani, non era proprio il tipo. Lo si poteva incontrare tranquillamente ogni giorno in centro, da buon bustocco a farsi un giretto tra via Milano e Piazza Santa Maria, sempre cordiale e disponibile. Per decenni ha abitato nello stesso palazzo, di via Fratelli d’Italia, con il suo ex compagno di squadra e amico fraterno Emidio Cavigioli, vivendo ad un piano di distanza. Fino a quando il fisico lo ha potuto sorreggere, era facile vederlo ancora allo "Speroni", per seguire la sua amata Pro, anche nei periodi più bui. Il calcio lo seguiva sempre anche in Tv, non mancando di festeggiare in maniera pacata, come nel carattere, la vittoria della Nazionale ai mondiali di Germania, scendendo per le vie centrali di Busto Arsizio.
Il ricordo più sentito, vivo e affettuoso di Candiani, è quello sintetizzato proprio da Emidio Cavigioli: ”Era un grande giocatore, un mancino nato. E una persona gioviale, sincera, un vero amico per tutti. Lo voglio ricordare semplice com'era, quando ogni mattina usciva, andava a comprare il giornale, il pane, passando sotto i portici di via Milano con quei suoi passetti piccoli, veloci e stretti, salutando chiunque incrociava. Lo conoscevano tutti, era benvoluto e stimato.
Mi ricordo quando arrivò, eravamo, impegnati nel campionato di Serie A 1947-48, "Candianella" si presentò a modo suo: segnando. Arrivò il 1 gennaio 1948, era un acquisto del mercato invernale. Venne direttamente in aereo a Napoli, dove giocavamo in campo neutro, col Bari, che aveva il campo squalificato. Be', vincemmo tre a uno e per lui fu subito gol.
Fu l'inizio di una stagione e mezza di prodezze, con un reparto offensivo che rispondeva ai nomi, leggenda tra i vecchi tifosi, di gente come Candiani, Cavigioli, Turconi, Antoniotti.
Continua Cavigioli: Enrico aveva un sinistro miicidiale, fortissimo, col quale era capace però anche di segnare su calcio d'angolo, ne fece almeno due così. Con lui e gli altri facemmo uno squadrone. In quel periodo abbiamo battuto fra gli altri Inter, Milan, Lazio, e clamoroso fu il 4-0 fuori casa che rifilammo alla Juventus all'ultima di campionato... Era il 4 luglio 1948, Carletto Parola (il difensore immortalato nella mitica rovesciata simbolo delle figurine Panini, ndr) ammattiva, avevamo fatto quattro tiri in porta e quattro gol. "Bel lavoro! Noialtri stiamo perdendo cinquecentomila lire a testa, disgraziati!" ci diceva. Era il premio per il secondo posto, che non vinsero a causa di quella partita”.
LA CARRIERA
Altezza 176 cm - 72 Kg
Palmares
1 Scudetto con l’Ambrosiana-Inter 1939-40
1 Coppa Italia con l’Ambrosiana-Inter 1938-39
-
Stagione
Squadra
Serie
P
R
1932-33
Pro Patria
A
-
-
1933-34
Pro Patria
B
-
-
1934-35
Ambrosiana-Inter
A
-
-
1935-36
Ambrosiana-Inter
A
-
-
1936-37
Ambrosiana-Inter
A
-
-
1937-38
Ambrosiana-Inter
A
-
-
1938-39
Ambrosiana-Inter
A
17
8
1939-40
Ambrosiana-Inter
A
22
8
1940-41
Ambrosiana-Inter
A
23
8
1941-42
Ambrosiana-Inter
A
28
4
1942-43
Inter
A
28
11
1943-44
Inter
Camp.sosp.
-
-
1944
Inter
Camp.sosp.
-
-
1945-46
Inter
Alta Italia
38
17
1946-47
Juventus
A
35
15
Ott. 47
Pro Patria
A
26
11
1948-49
Pro Patria
A
30
7
1949-50
Milan
A
22
8
1950-51
Livorno
B
8
2
1951-52
Foggia
C
27
7
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- Video
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- foto