LA PROSSIMA AVVERSARIA

 

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HELLAS VERONA

F.C. 1903

 

Hellas Verona Football club spa (1903)

Colori sociali: maglia blu con bordi gialli, calzoncini blù, calzettoni blu con bordo giallo 
Sede via Leone Pancaldo, 68, 37138 Verona
Stadio "Marc'Antonio Bentegodi", Piazzale Olimpia, 37138 Verona.Dimensioni (105 x 68) - Capienza 39.211

Verona 262.500 abitanti - totale provincia di Verona 838.000
Abbonati 9.635

 

Amministratore unico: Conte Pietro Arvedi D'Emili
Direttore sportivo: Riccardo Prisciantelli
Direttore amministrativo: Pierluigi Marzola
Relazioni esterne: Simone Pulifiato 
Segretaria: Nicoletta Manfrin 
Allenatore: F. Colomba, dalla 7^ D. Pellegrini, dalla 19^ M. Sarri, dalla 26^ D. Pellegrini
Allenatore in 2^: Diego Caverzan
Prep. portieri: Dario Marigo
Prep. atletico: Cristian Mazzurana
Medico sociale: Dott. Enrico Ligabue
Massaggiatore: Giuseppe Venturelli

 

CALCIOMERCATO INVERNALE:

ARRIVI: Minetti (c78-Messina), Altinier (a83-Mantova), Vigna (c77-Arezzo), Gonnella (d76) e Piocelle (Fra c78-Grosseto), Garzon (c81-Chievo), Stamilla (c83-Piacenza), Bellavista (c77-Bari), Di Bari (d83-Taranto)

PARTENZE: Ferrarese (c80-Cremonese), Cossu (c80-Cagliari), Iovine (c85) e Herzan (c81-Spezia), Martinelli (d71-rescis), Dianda (C.A. c87-Vibonese)

 

LA  ROSA 2007-08


Portieri: Cecchini (86), Franzese (81), De Andrade (82)


Difensori: Castellan (88), Comazzi (79),
Di Bari (83),  Gonnella (76), Hurme (Fin.- 86), Mancinelli (82), Morabito (78), Politti (87), Orfei (76), Sibilano (78)
Centrocampisti: Bellavista (77), Corrent (79), Di Giulio (72), Garzon (81), Giraldi (89), Greco (89), Minetti (78), Piocelle (Fra-78), Stamilla (83), Vigna (77) 

Attaccanti: Altiner (83), Cissè (88), Da Silva Barbosa (Bra 78), Ikavleski (Bel. 88), Morante (79), Pastrello (84), Vriz (88), Zeytulayev (Uzb-84)
 

                      GLI ULTIMI CINQUE CAMPIONATI

 
2002-03 Serie B 13° posto - All. Alberto Malesani
2003-04 Serie B 19° posto - All. Sandro Salvioni poi Sergio Maddè 
2004-05 Serie B  7° posto -  All. Massimo Ficcadenti
2005-06 Serie B 15° posto - All. Massimo Ficcadenti
2006-07 Serie B 19° posto - Retrocesso in C1 dopo spareggio con lo Spezia - All. Ficcadenti dalla 18^ Ventura

 

PRO PATRIA - HELLAS VERONA

Ci giochiamo la C1, difficilmente e faticosamente conquistata nell'ormai lontano 2002, dopo anni di beffe (play-off) e sofferenze. Bisogna vincere, con qualsiasi punteggio, ma vincere. Una partita che i tigrotti, pur giocando in casa allo "Speroni", affronteranno praticamente in campo neutro, per la sciagurata messa in vendita dei tagliandi della gara. Si presumono dai 2.500 ai 3.000 veronesi all'interno dell'impianto ed altrettanti fuori. Un fattore ambientale, campo, che è andato a farsi benedire, giocandoci così anche quel minimo di vantaggio che potevano avere. Dobbiamo ribaltare la situazione, maturata all'andata al 95' al Bentegodi, con l'ex Morante, che ha trovato non si sà come un'inzuccata vincente all'ultimo secondo di una gara che la Pro ha giocato in 10 uomini nell'ultima mezzora per l'espulsione di Candrina. Ironia della sorte, quella di Morante, è stata la prima rete stagionale con la maglia scaligera.

Mr Marco Rossi, ancora squalificato, dovrà veramente fare i miracoli per presentare una squadra competitiva e grintosa al punto giusto, per centrare l'obbiettivo salvezza. Come sempre saranno tanti gli assenti nelle fila della Pro, che affronterà la gara, con gli uomini veramente contati. Difesa a pezzi, con Candrina squalificato e Francioso in fortunato, alle prese con un infortunio alla caviglia, ma potrebbe recuperare in extremis per andare quanto meno in panchina stringendo i denti. Priva di tutto il centrocampo titolare per le assenze per infortunio di Tramezzani, Fiorentino, Vecchio oltre che di Dalla Bona squalificato e di Marino, praticamente fuori rosa da Gennaio. A completare gli uomini a disposizione ci saranno sicuramente Ceriani classe 86, una sola presenza in campionato, nell'ultima gara stagionale a Foligno, oltre che i giovani, Schiavano (91) e Martini (90) per questo delicato incontro.

Dal canto loro i veronesi, forti del vantaggio accumulato nella gara di andata e con due risultati su tre a loro favore, per la gara contro la Pro, recuperano una pedina chiave come l'esterno Stamilla (ex Piacenza e Sangiovannese), che darà sicuramente verve e qualità sulla fascia degli scaligeri. Mancheranno con certezza invece il centrocampista Greco che si è fratturato il setto nasale e la clavicola, il difensore Hurme ed il centrocampista Vigna, che stanno svolgendo lavoro a parte da settimane. Con il dubbio dell'esperto difensore centrale Gonnella (scuola Inter), figliol prodigo, per anni al Verona, prima della parentesi grossetana, da dove ha fatto ritorno a Gennaio e dell'esterno Mancinelli, che negli ultimi giorni ha avuto problemi ed ha svolto lavoro differenziato.

Il tecnico Davide Pellegrini, proporrà quindi ancora il suo collaudato 4-3-3  ha riproposto il suo modulo, il 4-3-3, che vede il brasiliano Rafael in porta, in difesa che a grandi linee dovrebbe vedere a destra Orfei, ex Salernitana, autore del gol del momentaneo pareggio a Busto, nella gara di andata, Comazzi (ex Milan e Lazio) a sinistra se Mancinelli non recuperasse, al centro Sibilano (esordiente in Serie A con Fascetti nel 1997), proprio con la maglia scaligera. Completa il reparto Di Bari, autore della rete vittoria nella gara di ritorno tra bustocchi e veronesi. Pronto ad una maglia da titolare in caso che Comazzi non fosse al meglio il giovane Politti. Reparto che può contare su molta esperienza e fisicità, con Orfei che sa rendersi pericoloso anche sui corner, come è successo a Busto. Di Bari che può giostrare da terzino e Comazzi portato più a spingere. Pacchetto che però pecca di coesione e soffre le accelerazioni e gli scambi nello stretto, oltre a qualche amnesia di troppo.  

A centrocampo, molte sono le cose da valutare. Pellegrini, certamente darà una maglia da titolare al rientrante Stamilla, giocatore brevilineo, guizzante, capace di coprire tutta la fascia, pronto a presentarsi in area, come a servire palloni dalla fascia. Sulla fascia destra  Garzon (ex Chievo, Livorno e Pavia), che dovrebbe sistemarsi sulla fascia destra. Al centro nel ruolo di play-maker Bellavista, ex Bari. Alternative sono  l'esperto Nicola Corrent (79), nato a Verona, con molta esperienza in A e B, con le maglie di Monza, Salernitana, Como, Modena, Ternana ed il francese Piocelle, altro rientro in gialloblù del mercato invernale, ma che dovrebbe essere già rientrato in patria. In avanti, una certezza sulla fascia dovrebbe essere l'uzbeko Zeytulayev, che porterebbe velocità e fantasia, e che ha creato più di un problema al "Bentegodi", al centro una vecchia conoscenza, come Altinier, prelevato dal Mantova, già in categoria con i virgiliani ed il Cittadella, dove ebbe la sua miglior stagione con 11 presenze e quattro reti. Giocatore da area di rigore, abile soprattutto nel fare da boa ai compagni, per aprire varchi. Sulla sinistra l'ex messinese Minetti, anche lui più volte incrociato in passato con le maglie di Genoa, Reggiana e Pisa. Portato a saltare l'uomo, con dribbling in velocità, cerca anche di tornare per aiutare il centrocampo. Alternative Cissè, nazionale della Guiana, di proprietà dell'Atalanta e l'ex Daniele Morante. A disposizione del tecnico rimangono i giovani Vriz e Iakovleski, mentre il brasiliano William Da Silva, dovrebbe finire in tribuna, come nell'ultima parte della stagione. Veronesi, che in stagione, hanno mostrato di crederci fino in fondo con diverse vittorie arrivate proprio sul filo di lana, come in casa con la Ternana, a Busto, a Monza e nella gara di domenica scorsa. Spesso quando vanno in vantaggio, gli uomini di Pellegrini, sono diventati più propositivi, andando anche generosamente ad aggredire l'avversario con un pressing alto, ma poi vanno in palese difficoltà fisica, rischiando più volte di capitolare, arroccandosi strenuamente alla difesa del risultato. Sarà una gara da giocare anche sotto il profilo nervoso, con il Verona che probabilmente scenderà in campo molto coperto, montando una guardia serrata come all'andata su Gasparello, che con ogni probabilità verrà asfissiato dalle marcature di Sibilano ed Orfei. Con i gialloblù che cercheranno di colpire con ripartenze e contropiede soprattutto sugli esterni con Stamilla e Zeytulayev, per una Pro che dovrà stare attenta a non scoprirsi, sapendo che basta anche vincere per 1-0 per salvarsi.  

A livello statistico, la Pro Patria, non batte il Verona dalla stagione 1962-63 in Serie B, quando il 16 Settembre del 62, sconfissero gli scaligeri per 2-0.

GLI EX


Tutti di qualità gli ex delle due squadre; il primo della lista è Andreas Kutik dall'Ungheria, il primo giocatore-allenatore della storia della Pro, che dal campo come tigrotto, condusse i biancoblù alla prima storica promozione in Divisione Nazionale, nel campionato 1926-27. Kutik a Busto svolse come detto il doppio ruolo, fu importantissimo in quella storica stagione per la Pro, dando un contributo notevole anche alla crescita tecnico-tattica di Carletto Reguzzoni, che a soli diciannove anni faceva già impazzire le difese avversarie. Kutik,  ebbe anche la fascia di capitano, rimase alla Pro per due stagioni, per passare poi ad una squadra vicino a Busto, con lo stesso doppio incarico. Nel campionato 1929-30 lo troviamo alla guida dei gialloblù in Serie B, come Direttore Tecnico; tra Piazza Bra e Piazza delle Erbe, rimane tre stagioni, fino al 32.

Dopo Kutik è la volta dell'altro magiaro, Imre Janos Bekey, a Verona nel 1927-28 per otto gare come allenatore, prima di arrivare alla Pro, dove arrivò e partì diverse volte fino allo scoppio della II^ guerra mondiale, lasciando un'impronta importante, costruendo le basi per il florido vivaio, durato fino agli inizi degli anni 70. Altra parentesi a Verona, nel 33-34, ancora per poche giornate.

Il balzo in avanti, fino agli anni 50, nel Verona troviamo l'attaccante Frasi, alla Pro nello stesso periodo in A e B.

Stagione 63-64, nelle file veronesi in Serie B, troviamo come mezzala Bruno "Maciste" Bolchi ed in attacco, come già detto il bustocco Gipo Calloni, che segnerà proprio nella gara del Bentegodi, contro la sua Pro.

Bruno Bolchi e Gipo Calloni con la maglia del Verona, nella stagione 1963-64 


1974-75 via Milan arriva sotto il balcone di Giulietta, Alessandro Turini, altro bustocco doc, cresciuto nel vivaio biancoblù. Sandro, sgambetta e guizza via sulla fascia mancina, solo una stagione in gialloblù, in Serie B, con 21 presenze ed una rete, contribuendo alla promozione in Serie A, degli scaligeri. 

Sandro Turini

 

Stagione 88-89, la Pro annaspa in Interregionale, cerca di risalire, affidandosi in avanti all'attaccante Giuliano Paolini, cresciuto nelle giovanili gialloblù, per lui 13 reti.

Campionato 1997-98, veste la maglia veronese Marco Giandebiaggi, rimarrà tre stagioni; la prima con 27 presenze e due reti. Le altre due condizionato da problemi fisici, colleziona rispettivamente 13 presenze, sempre nella serie cadetta, contribuendo comunque al ritorno nella massima serie dei veneti, la seconda con 13 presenze in Serie 

Altro prodotto del vivaio bustocco, Alessandro Mazzola, che trova la maglia della Pro in campionato a 17 anni in C2, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili. Per problemi di bilancio viene subito ceduto al Torino, con altre tre ragazzi Diana e Merelli. Dei tre sarà l'unico che farà una strada brillante, vestendo le maglie di Reggiana e Piacenza tra A e B: Nel 2000-01 approda Verona, primo anno 14 presenze, in totale per lui oltre 200 presenze con la maglia gialloblù e tre reti, tutte nella stagione 2003-04 in Serie B, in cui disputa 40 partite. Dal 2002-03 titolare fisso degli scaligeri ed anche la fascia da capitano. Lascia Verona, al termine della sfortuna scorsa stagione, per accasarsi vicino casa, nel campionato svizzero.

Alessandro Mazzola

Campionato 97-98, nel mercato di Gennaio, alla Pro, che cerca di risalire in C1, arriva Claudio Lunini, bomber bresciano che aveva trovato la sua consacrazione tardiva nel Verona, dopo molti anni e goals nel Darfo Boario, per lui alla Pro, 49 presenze e 12 reti in una stagione e mezzo. Al Verona cinque stagioni tra A e B, con 137 presenze e 24 reti, di cui 2 in Serie A, nella stagione 91-92.  

Claudio Lunini


Ultimo della lista Daniele Morante (Roma 4-12-79), attualmente in forza agli scaligeri, alla Pro in C1, nel campionato 2003-04, 20 presenze e due reti; le prestazioni migliori ??? Da terzino di spinta.....

Non proprio un ex, ma l'attuale direttore sportivo del Verona, Prisciantelli ha un passato recente nella Pro, ma dietro la scrivania e come collaboratore degli allenatori Pat Sala e Giancesare Discepoli, con diverse mansioni, tra cui quella di osservatore.

IL PERSONAGGIO

Zigoni

 

Zigo-zago era un mago....che faceva divertire ed impazzire il "Bentegodi" negli anni 70.

Questa è la storia di uno dei giocatori di maggior talento del calcio italiano, tra quelli più limpidi un assoluto. Appartenente ad una categoria rara: quella dei giocatori capaci di cambiare l'esito di una partita con una giocata, con un lampo di genio, a cui si contrappone anche la sregolatezza nei comportamenti, sempre oltre le righe nella scia di Gigi Meroni, ma mai sbracando ed andando oltre il lecito come Maradona. Nella sua carriera calcistica ha disputato 265 partite, segnando 63 gol in Serie A con le maglie di Juventus, Genoa, Roma, Verona con una presenza in Nazionale. Sempre idolo delle tifoserie delle squadre in cui ha giocato, si procurò con gli anni una reputazione di ribelle ed eccentrico a causa del suo amore per l'alcol, le donne e i motori e per alcuni suoi comportamenti piuttosto bizzarri, come i suoi idoli George Best, Gigi Meroni e Nacka Skoglund. Divenne per questo uno dei calciatori simbolo degli anni settanta. 

Nasce come Gianfranco, Cesare Battista Zigoni ad Oderzo in provincia di Treviso, il 25 Novembre 1944, da una numerosa famiglia contadina. Da adolescente prende a tirare i primi calci nel "Patronato Turroni", squadra giovanile dell'oratorio di Oderzo, dove viene subito notato dagli osservatori della Juventus, che lo dirotta al vicino Pordenone, al tempo sotto la tutela dei bianconeri, per poi trasferirsi poco dopo a Torino. Debutta in prima squadra a poco più di diciassettenne anni, il 10 Dicembre del 1961, nella gara contro l'Udinese (2-1 per i friulani). Nella stessa annata viene mandato in campo in un'amichevole contro il Real Madrid, dove i bianconeri vennero sconfitti per 3-1, ma al termine della gara il difensore madrilista Santamaria, dopo essere impazzito per cercare di stare dietro alle sue finete, rivolgendosi ad Omar Sivori, lo paragonò a Pelè con una frase che rimase celebre "Esto chico è migliore del negro’. Rimane tre stagioni in bianconero con solo quattro presenze e segnando una rete.

Nell'estate del 1964, si trasferì al Genoa, dove colleziona 24 presenze e realizza 8 reti, ma non riesce a salvare la squadra dalla retrocessione. Di quelle otto reti, le realizza tre le segna contro il Milan, facendo crescere ulteriormente la sua austostima personale, convinto di essere il più grande calciatore del mondo, anche per un complimento di Trapattoni, che lo paragona a Pelè. Lerici, l’allenatore che ebbi al Genoa, diceva prima della partita: date la palla a lui. In serie cadetta con i rossoblù gioca tutta la stagione con 34 partite e lo stesso bottino di reti otto. Prestazioni che gli valgono, il ritorno alla casa madre bianconera dove nel campionato 1966-67, vince il suo unico scudetto, con otto goal in 23 presenze e nella stagione seguente, fa il suo esordio in Coppa dei Campioni. Il 25 Giugno del 67, arriva la sua prima ed unica presenza con la maglia della Nazionale, a Bucarest, per Romania-Italia 0-1, partendo da titolare. Verrà convocato altre due volte, senza però scendere in campo.

Nelle annate successive, non supererà mai le 22-23 presenze all'anno, anche per via delle frequenti squalifiche dovute al suo temperamento irrequieto. Nel 1969-70 chiude la sua esperienza in bianconero, con quattro reti in 14 gare. Lascia Torino, non rimpiangendo mai società ed ambiente, non legando mai con l'ambiente e la città, con i rimpianti di essersi tagliato i capelli per volere della società e  dicendo testuali parole "In bianconero vinsi anche uno scudetto con Heriberto Herrera: "Mi faceva impazzire chiedendomi di andare a centrocampo a coprire. Quello era uno Zigoni, vincente ma triste".

Passa alla Roma, ai quei tempi del brasiliano Amarildo, dello spagnolo Del Sol e di Ciccio Cordova. Nei due anni romanisti, mette a segno 12 goal in 49 presenze, vincendo il Trofeo Anglo-Italiano, con un goal nella finale contro il Blackpool, conclusa sul 3-1. IN giallorosso il suo estro ha libero sfogo, aumenta a dismisura la fama di sciupafemmine, rendendosi precursore della Lazio folle dei Chinaglia, Martini, Wilson, Garlaschelli e Re Cecconi, cercando di sfuggire alla noia dei ritiri, andando a sparare ai lampioni con la sua Colt 45. 

Arriva il momento di incontrare uno dei suoi idoli di sempre Pelè, in un'amichevole che la Roma disputa contro il Santos, questi sono i suoi pensieri: “Oh, giustizia sarà fatta, oggi il mondo capirà che Zigo-goal è più forte di Pelè”. Lo aveva già detto Trapattoni dopo un Genoa-Milan 3 a 1 degli anni Sessanta, tripletta mia. Lo aveva ammesso Santamaria, gran difensore, dopo una sfida Juventus-Real Madrid. Ero convinto della cosa, mi sentivo più bravo di Edson Arantes e di tutti i suoi cognomi. Poi arriva l’amichevole col Santos, vedo Pelè dal vivo e mi prende un colpo. Madonna, che giocatore. Ho una botta di depressione, di malinconia, penso che a fine partita annuncerò in mondovisione il mio ritiro dal calcio. Mi preparo la dichiarazione in terza persona: “Zigoni lascia l’attività, non sopporta che sul pianeta ci sia qualcuno più forte di lui”. Ad un certo punto il Santos beneficia di un rigore, Pelè va sul dischetto e Ginulfi, il nostro portiere, para. Allora è umano, penso, e così resto giocatore." 

In queste breve righe c'è tutta la sintesi dell'autostima, dell'imprevedibilità di Zigoni e di tutto il suo essere calciatore.

Nel 1972, a ventotto anni passa al Verona. Negli anni passati in Veneto, segnò meno che nelle stagioni precedenti, diventando un vero e proprio idolo della tifoseria locale, continuando a mettersi in evidenza, specie in episodi come il famoso 5 a 3 al Milan del 20 Maggio 1973. Al suo arrivo in terra scaligera l'allora presidente Garonzi lo etichettava così: "Quello è un musso, è un “figlio de puta” e poi ha troppe donne che lo sfiniscono, ma quando vuole è un purosangue." Al suo arrivo in riva all'Adige, và a vivere per un periodo, in un sagrestia, pensa anche di farse monaco dopo breve tempo. Si accinge ad entrare in monastero, ma la leggenda vuole, che ad aprirgli la porta sia un monaco polacco, imponente, dalla lunga barba bianca, che lo riconosce subito, perchè in passato era stato anche lui calciatore. Così cambia idea, anche perchè tra se e se dice, perchè rendere infelici tante ragazze che la fuori lo aspettano?

Gira in pelliccia, mangia coniglio e polenta prima di un allenamento, sono più le volte in cui usciva dal campo con la maglietta ancora asciutta, ma sa benissimo come far innamorare i tifosi e le donne che gli si buttano letteralmente ai piedi. Calzettoni perennemente abbassati, una stempiatura evidenziatasi ben presto nonostante sulla nuca i capelli fossero sempre lunghi, Gianfranco Zigoni dall’inizio degli anni sessanta alla fine dei settanta è in assoluto uno dei calciatori più spettacolari, ma imprevedibili. Fa impazzire gli allenatori, ma li ripaga sul campo.

Il 20 maggio 1973, ultima giornata di campionato, il Milan fresco vincitore della Coppa delel Coppe, è in testa alla classifica, va al Bentegodi dove deve assolutamente trovare i due punti, per vincere lo scudetto: il giorno precedente l'allenatore rossonero Nereo Rocco,  aveva definito la gara una pura formalità. Furono invece i veronesi a vincere per 5 a 3, permettendo alla Juventus di superare di un punto i rossoneri e vincere il quindicesimo titolo. Zigoni in quella gara non segnò, ma realizzò gli assist per Livio Luppi. 

Detesta gli arbitri, tiranni al servizio delle squadre più potenti e se poteva fregarli  era per lui un piacere, ma un dovere per chi giocava in una squadra di provincia. Accumula più giorni di squalifica che goals, perché non sottostà ai soprusi degli arbitri. Dice:"Bisogna credere alla buona fede di quei signori. Ma per favore, ho visto furti inimmaginabili ed ho pagato conti salatissimi. Una volta mi diedero sei giornate di squalifica e trenta milioni di multa perché dissi ad un guardalinee di infilarsi la bandierina proprio là. Trenta milioni negli anni settanta: all’epoca con quei soldi compravi due appartamenti. Il prezzo della mia libertà di opinione."

Sogna di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso. Immaginandosi i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più "Bentegodi", ma Gianfranco Zigoni.

Una volta sfida il suo allenatore gialloblù Valcareggi, che lo aveva mandato in panchina. Ma come si permette di lasciarmi in panca, io il più grande del mondo”.. E allora decide uno show, dopo aver scommesso con i compagni di squadra, che avrebbe avuto tutte le attenzione, altro che la partita al Bentegodi senza di lui. Si presenta in panchina con pelliccia bianca, il cappello da cow boy, la pistola nella fondina sotto l’ascella. Entra in campo per ultimo accolto da un boato". 

 

Durante un Verona-Vicenza, di fine stagione, con l'altro suo alter-ego Ezio Vendrame dall'altra parte, ad un gerto punto si desta dal torpore salta in dribbling quattro avversari, mette il pallone nel sette e poi va dritto negli spogliatoi a 20 minuti dalla fine della gara, che si giocheranno nel silenzio assoluto, perchè il pubblico vedendolo uscire dal campo ha abbandonato lo stadio. 

Queste sono solo alcune tra le sue tante altre estrosità dei tempi.


Nel 1974 il Verona viene retrocesso d'ufficio, all'ultimo posto in classifica per illecito sportivo. L'inter di Fraizzoli lo vuole a tutti i costi, con una proposta faraonica per i tempi, ma lui dice no, rimanendo con gli scaligeri. Preferisce la Serie B, dove prende 25 milioni, piuttosto che l'Inter dove ne avrebbe guadagnati 80, solo per l'amore del Verona. Contribuisce all'immediata promozione con 9 gol, il massimo numero di reti da lui segnato nelle sei stagioni veronesi. Nelle due annate successive segnò 2 gol in 18 presenze e 6 gol in 26 presenze Nel campionato 77-78, il suo ultimo a Verona,  andrà a segno soltanto una volta in 26 partite. A Verona è tuttora un idolo. I bambini incidevano sui banchi delle chiese il suo nome ed i preti si arrabbiavano con lui.

Nel 1978, a 34 anni, nel mercato autunnale passa al Brescia per 60 milioni, dove trova l'amico dei tempi delle Juve, Gigi Simoni come allenatore. Deve fare da quarta punta dietro il trio Mutti-Grop-Mariani. Segna 4 goal in 21 gare.

L’anno successivo è quello della promozione delle rondinelle, rimane come uomo spogliatoio più che panchinaro di lusso.  Ma le esigenze del campo lo chiamano in causa. Lui dice all'amico Gigi, di mandare in campo i giovani, ma quando la gara non si sblocca, dalle tribune del Rigamonti sale il grido "Zigo, Zigo, Zigo" e Simoni, puntualmente, opera il cambio. Nel 1980, Zigoni è contattato di nuovo da Luigi Simoni, nuovo allenatore del Genoa, per tornate a giocare in Liguria, ancora in Serie B. Zigoni, ormai trentaseienne, preferì tornare ad Oderzo abbandonando il professionismo e andando a giocare nella squadra della sua città, ritrovandosi in squadra il suo concittadino Renato Faloppa (ex Vicenza). Nella cittadina trevigiana giocherà altri tre anni. Quindi accetta la proposta dei dirigenti dell'Unione Sportiva Piavon, squadra di Terza Categoria dove ottiene la promozione in Seconda. A Piavon, frazione di Oderzo, chiude la carriera a quarantatré anni, contribuendo alla salvezza della squadra: l'ultima partita della carriera, nel maggio 87, gioca contro il  Musile di Piave, segnando quattro gol: la gara finì 5 a 4 e la notizia venne pubblicata anche dalla Gazzetta dello Sport.

Diventa allenatore delle giovanili dell'Opitergina, lasciando dopo una decina di anni in polemica con la società. Nel 2002 ha pubblicato un libro, dal titolo "Dio Zigo, pensaci tu", una biografia, romanzata, scritta con il collega, in tutto e per tutto, Ezio Vendrame.

Tra i suoi allievi all'Opitergina, c'è anche un tale di nome Stefano "Terminator" Dall'Acqua.....sarà stato un puro caso?

Di se stesso dice: Avevo una grande opinione di me stesso, pensavo di essere il più forte calciatore sulla terra. In campo odiavo l’avversario e lo colpivo col mio pugno, che era micidiale, fuori gli volevo bene e lo invitavo a bere un whiskey. Più forte di me ??? C’è stato solo Pelè, io ero il corrispettivo in bianco. Metto fuori classifica io, Pelè e Maradona, perchè calcisticamente siamo tre extraterrestri. Ero un numero undici, che aveva bisogno di giocare a briglie sciolte, oggi mi farebbero stare, forse, nei Dilettanti, eppure ero il più forte. Per fare un’altra carriera avrei anche dovuto allenarmi, qualche volta, rinunciare a parecchie bicchierate con gli amici, e vedere qualche alba in meno, ma non ne valeva la pena"

 

PRECEDENTI

Palmares

Pro Patria: 12 Campionati di Serie A / 1 Coppa delle Alpi 

Verona: 24 Campionati di Serie A / 1 Scudetto 1984-85 / Ottavi di Finale Coppa dei Campioni

1927-28 Div. Naz. Gir. B
9^ 27 Nov. 27 Hellas Verona - Pro Patria 2-1: A. Morandi (V), L. Tommasi (V), Fizzotti (Pro)
19^ 26 Feb. 28 Pro Patria - Hellas Verona 4-0: 3 Reguzzoni, 1 Tognazzi

1953 -54 Serie B
3 Gen. 54 Pro Patria - Verona 1-1: Hofling (Pro), Luosi (V)
16 Mag. 54 Verona - Pro Patria 1-1: Poli (V), Frasi (Pro), in seguito 0-2 a tavolino per invasione di un tifoso veronese

1956 -57 Serie B
28 Ott. 56 Pro Patria - Verona 1-2: Danova (Pro), Ghiandi (V), Bassetti (V)
17 Mar. 57 Verona - Pro Patria 1-0: 

1960-61 Serie B
22 Gen. 61 Pro Patria - Verona 3-1: Basiliani (V)
4 Giu. 61 Verona - Pro Patria 3-2: Cosma (V), Fontanesi (V), Zavaglio (V)

1961-62 Serie B
26 Nov. 61 Pro Patria - Verona 0-1: Maschietto 
8 Apr. 62 Verona - Pro Patria 0-1: 
Coppa Italia
28 Ago. 61 Verona - Pro Patria 2-0: Savoia, Maioli


1962-63 Serie B
16 Sett. 62 Pro Patria - Verona 2-0
3 Feb. 63 Verona - Pro Patria 1-0: Fantini

1963-64 Serie B
19 Gen. 64 Verona – Pro Patria 1-1: Muzzio (Pro), Gipo Calloni (V)
14 Giu. 64 Pro Patria – Verona 1-1: Cera (V)

1964-65 Serie B
12^ 6 Dic. 64  Verona - Pro Patria 0-0
31^ 2 Mag. 65 Pro Patria - Verona 2-2: aut. (V), Sega (V)

1965-66 Serie B
4^ 26 Set. 65 Pro Patria - Verona 1-1: Maschietto (V)
23^ 27 Feb. 66 Verona - Pro Patria 1-0: Sega 

2007-08 Serie C1/a
10^ 28 Ott. 07 Verona - Pro Patria 0-0
27^ 16 Mar. 08 Pro Patria - Verona 1-2: 10' Imburgia (Pro),49' Orfei (V), 89' Di Bari (V)

Play-out

18 Mag. 08 Verona - Pro Patria 1-0: 95' Morante

 

LA TIFOSERIA

Potremmo definire i veronesi, solo e semplicemente, una tifoseria che ha fatto storia.

L'Hellas, sin dalla sua nascita può contare su un buon numero di affezionati, ma è solo con il secondo dopoguerra che attorno ai gialloblù si crea un primo vero zoccolo duro di appassionati, che seguono la squadra nel vecchio impianto vicino a Piazza Bra. Che la tifoseria veronese, fosse calda, si sapeva anche in tempi ormai relativamente lontani, e la Pro ne viene a conoscenza il 16 Maggio del 1954, quando è alla ricerca del ritorno in Serie A, si disputa Verona - Pro Patria, vantaggio dei padroni di casa con Poli e quindi è il veronese Frasi, che pareggia proprio per i biancoblù. Succede un mezzo finimondo, con invasione di campo ed in seguito 0-2 a tavolino, per i bustocchi.

In seguito alla prima storica promozione in Serie A, avvenuta nel 1957, si ha una prima parvenza di tifo organizzato; con il consolidarsi della formazione scaligera nella massima serie, nascono anche i primi club ufficiali di sostenitori, che seguono anche i gialloblù in trasferta, molti provenienti dalla provincia.

Il primo vero nucleo di ultras a Verona nasce verso la fine del 1969: è il periodo della contestazione giovanile in tutta Europa e USA, ed un gruppo ragazzi, tra i tifosi più vivaci ed intraprendenti, presero a ritrovarsi dietro lo striscione "I 4 Fedelissimi": embrione delle mitiche Brigate, che nacquero già nel corso della stagione 1970-71, ma ufficialmente il 30 novembre del 1971 come "Calcio Club Verona Brigate Gialloblù", affiliandosi inizialmente al centro di coordinamento dei tifosi scaligeri. Quando il Verona giocava in trasferta, si presentavano con uno striscione di tela blu con la scritta gialla "Brigate". Subito al gruppo iniziale si aggregano sia giovani dei ceti popolari che della "Verona bene", con lo stesso spirito sostenere la squadra e fare baldoria. Con gruppi sostanziosi che arrivano anche dalla provincia.

La denominazione "Brigate Gialloblù", venne scelta da due ragazzi, al tempo sedicenni, Franco Masotti e Massimo Tocco, quest'ultimo fu il primo presidente ufficiale delle B.G., mentre tra i nomi scartati c'era quello di Commandos Fedelissimi Gialloblù, per non imitare il già esistente Commandos Tigre a Milano ed altri poi sorti nel periodo un pò ovunque in Italia.

Scelsero questo nome in quanto al tempo erano militanti della Gioventù Studentesca, gruppo di sinistra del tempo. Al primo gruppo iniziale si aggiunsero altri ragazzi, di una fascia di età che andava dai 13 ai 20 anni, che si ritrovava un paio di volte a settimana, in locale di Vicolo Mustacchi, in zona Piazza Isolo, di cui pagava l'affitto auto finanziandosi; da subito non vollero saperne di venire inquadrati nelle regole del "Centro Coordinamento Calcio Club". Posizione al "Bentegodi", l'anello superiore della Curva Sud.

Le Brigate preso così a seguire la squadra, che negli anni '70 era quella del mitici Pizzaballa in porta, in attacco Mujesan e Clerici, oltre a Mascalaito, Sirena, Mascetti, Clerici. Tra i primi beniamini della tifoseria, in assoluto Zigoni, calciatore fuori dagli schemi, del Verona anni '70. Si presentarono i tutti gli stadi, anche dove al tempo era più disagiato arrivarci come Sardegna, Sicilia e meridione.

La storia del tifo scaligero si identifica in un questo anno, 1971, quando prendono corpo le "Brigate Giallobù", gruppo trainante del tifo a Verona e veri mastri di tifo per intere generazioni di giovani Ultras e non. Oggi purtroppo la generazione delle Brigate è sul viale dl tramonto, ma i più giovani hanno ereditato la reputazione di questo gruppo, uno dei più rispettati ed imitati in assoluto.

Nel 1972, accanto allo striscione B.G. compare anche quello Ultras, con un teschio al centro, un gruppo di destra, che poi segnerà la storia politica delle Brigate e del loro cammino. Per gli striscioni nel 1973 per la prima volta e' usata la tela cerata.

Fin dai primi anni di vita le BG dimostrano di valere e già nel 1974 vanno a Brescia, per quello che è qualcosa in più di un semplice derby, in corteo con lo striscione davanti e le cronache del periodo mettono in luce già l'indole turbolenta degli ultras gialloblù, nelle accesissime gare con il Bologna, soprattutto per motivi politici, il Vicenza questioni di vicinanza e politiche, la Juve, il Milan.

Nel periodo la curva veronese, si presenta con il classico tifo all'italiana, bandieroni, tamburi, fumogeni e lancio di coriandoli, con cori compatti e tonanti. I cori saranno presto una delle caratteristiche dei gialloblù, sempre molto originali. Spesso su melodie dei Beatles, Who e Rolling Stones, su cui venivano inserite spesso e volentieri, parole in dialetto stretto, se non stravolgerle completamente e ricantarle in veronese puro.

A metà degli anni 70' il Bentegodi divenne il primo stadio in Italia, a disporre per le tifoserie ospiti la curva opposta, a quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con debita distanza dalle B.G.

Dietro allo striscione delle Brigate, si formano anche altri gruppi, minori, che con gli anni diventeranno sempre più numerosi tanto da diventare, a metà degli anni ’80, un altro tratto caratterizzante della curva veronese. Subito dopo gli Ultras, compaiono i “marines gialloblu”,
Nel Giugno del 1975, per festeggiare il ritorno della squadra in Serie A, sono 5.000 i veronesi presenti a Como, ma i gialloblù vengono sconfitti, toccherà al presidente Garonzi, intervenire direttamente a calmare i tifosi, ma scortato dalla Polizia.

Nel 1976 alcuni esponenti delle BG stringono un gemellaggio storico con una curva inglese: quella del Chelsea, ai tempi una delle più turbolente tifoserie inglesi, che perdura ancora oggi dopo oltre trenta anni; di quel periodo gli striscioni con le sigle di chiara matrice anglosassone, come "Punk Brigade”,  “Hellas Army” e "The Deadly Sinner Club" ed il tifo veronese comincia dunque ad assorbire la cultura e fisionomia tipici del "British style".

Chelsea - Verona, 1976


Nel 1977 le Brigate Gialloblù decidono di abbandonare il vecchio striscione, sostituendolo con il nuovo che al centro vede la scala a tre pioli come simbolo sormontante. L'evolversi del tifo in Italia si vede proprio nella Curva sud, del Verona, per la prima volta una "Union Jack" britannica, non solo ma anche nella stampa del materiale i veronesi si rifanno allo stile britannico come nel caso delle prime sciarpe a listarelle dei primi anni ottanta.

Sempre in questo periodo le BG, prendono a manifestare marcatamente un profilo politico di destra, fino al punto da essere una caratteristica intrinseca dell'immagine del gruppo stesso che si definisce orgogliosamente ed ostentatamente di destra, anche se all' inizio nel nucleo fondatore ci sono anche militanti di sinistra e rude boys.
Con la retrocessione del Verona in B, al termine della stagione 1979-80, le B.G. non perdono certamente lo smalto ed il temperamento, anzi si compattano ancora di più, conquistando le prime pagine per i tafferugli con milanisti e vicentini ed alcune tifoserie meridionali che spesso e volentieri lasciano il "Bentegodi" a gambe levate.
Veronesi, che manifestano un atteggiamento irriverente e sfrontato nell'affrontare le tifoserie avversarie, striscioni spesso originalissimi.

Gli anni ’70 sono però anche il periodo in cui ci sono diversi gemellaggi. Oltre a quello già citato con il Chelsea, le BG stringono altre amicizie, alcune delle quali dopo essersele date di santa ragione! È il caso di quelle con Sampdoria e, soprattutto, Fiorentina, uniche di quel periodo ancora vive e vegete, ma anche con i granata del Torino e stranamente con i con i giallorossi romani, ma con quest'ultimi ovviamente non durerà molto.

Dietro allo striscione delle BG si muovono migliaia di persone, e nella seconda metà dei turbolenti anni 70' la tifoseria gialloblù, si fa notare non solo per il calore con cui segue la squadra, ma anche per i numerosi incidenti che provoca sia in casa che fuori, dove si presenta sempre massicciamente, con tamburi al seguito e l'immancabile striscione per l'idolo Zigoni. In diverse occasioni si và però anche oltre, nelle vicinanze dello stadio scaligero viene trovato di tutto; nella gara contro la Juventus del marzo 77, sulla pista di atletica del "Bentegodi" viene rinvenuta addirittura una bomba a mano, lanciata con ogni probabilità, proprio dalla curva sud e, solo per una fortunata coincidenza, la seconda "sicura" ha tenuto impedendone l’esplosione.

La squadra chiude l'era del presidente Garonzi, vittima anche di un sequestro di persona e scivola in B, il Bentegodi si svuota, curva compresa. Solo lo zoccolo duro rimane a sostenere una squadra che rischia addirittura la retrocessione in C. Il discorso non cambia nemmeno nel campionato seguente e la curva si spopola sempre di più, il campionato di serie cadetta 1980-81 registra il minimo storico di abbonati solo 2.900. Per la tifoseria scaligera e per le B.G. è il momento di un cambio generazionale.

Arriva Bagnoli in panchina, la formazione gialloblù risale in A, creando nello stesso tempo nella squadra lo zoccolo duro per la conquista della scudetto, istaurando con la tifoseria un rapporto che con il passare delle giornate diventa molto stretto, fino a quasi ad arrivare ad una vera e propria simbiosi. Nel campionato 80-81, le B.G. rifioriscono, presentandosi in 5.000 unità a Rimini e con esse anche gli scontri. La curva veronese, prende a caratterizzarsi in maniera diversa rispetto al passato, in maniera più aggressiva, divisa in molti gruppi minori, ma assolutamente compatta nel nome del tifo e progressivamente tenderà sempre più a destra, cosa che negli anni 70' nonostante la presenza di gruppi schierati dichiaratamente dal punto di vista politico, era riuscita in qualche modo a conservare una formale apoliticità. Agli inizi degli anni ’80, nella sud compaiono espliciti simboli politici; dal 1983 appaiono in curva gli striscioni del “Verona front”, gruppo vicino ad aderenti al fronte della gioventù e della “gioventù scaligera”, mentre si moltiplicano le bandiere provviste di croci celtiche e talvolta addirittura di svastiche. L’anima della curva però, come già detto, si presenta molto composita e accoglie anche, se pure in fortissima minoranza gruppi di sinistra come i “rude boys”.

Gruppi diversi molto eterogenei, ma sempre compatti nel sostenere l'Hellas Verona ovunque vada, e negli stadi riecheggia il mitico coro, poi copiato un pò da tutti "in ogni posto che andiamo, tutti ci chiedono, chi noi siamo, glielo diciamo, chi noi siamo. Brigate, brigate, gialloblu! Siamo l’armata del Verona e nessun ci fermerà, noi saremo sempre qua per restare in serie A il Verona è la squadra del mio cuor!”.

Molti dei nuovi entrano in curva, esattamente con lo spirito con cui si entra volontari in un battaglione di Marines, con forte propensione allo scontro fisico con le tifoserie avversarie; e questo diventerà per molti il motivo principale di adesione alle BG. Già nel campionato 1981-82, che riporta i gialloblù in Serie A, la curva veronese aveva ricominciato a far parlare, per le intemperanze degli ultras, ma è a partire dalla stagione 1982-83 che l’immagine di tifoseria dura, prende il sopravvento su tutto il resto. Gli scontri iniziano già alla prima di campionato contro l’Inter e proseguono fragorosamente per tutta la stagione, culminando nella semifinale di andata di Coppa Italia, nel giugno 1983, contro il Milan.Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua vena colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in particolare quelle "scozzesi" a scacchi giallo-blu, spariscono invece i tamburi, mentre per qualche tempo prende piede la moda di presentarsi in curva con la maglia della squadra, di stile prettamente anglosassone. La particolarità, dirompente del periodo, inizia ad essere il tratto goliardico, a tratti veramente demenziale, che in alcune occasioni diventa cattivo, con cui le BG accolgono i tifosi e le squadre avversarie. Alcune volte si và anche un passo oltre.

Il campionato 1982-83 passa alla storia, per la contestazione beffarda al giocatore peruviano Uribe, del Cagliari, con lancio di banane. per una partita a Como, le B.G. arrivano con pinne, maschere da sub, materassini e paperelle ed altri animali gonfiabili. Per una trasferta a Firenze, ad un certo punto spuntano dei remi dai finestrini dal pulman delle BG, facendolo sembrare una nave vichinga; le carote gettate ai tifosi udinesi al grido di “buon appetito conigli!” con 6.000 veronesi al seguito che formano un unico serpentone in autostrada, sono solo alcuni degli episodi ormai entrati nella storia ultrà del nostro paese e fanno delle Brigate un gruppo "di rottura" anticipando i costumi ultras italiani degli anni a seguire.

Famosi rimarranno i mitici striscioni rivolti ai napoletani "Benvenuti in Italia", "Lavatevi", "Forza Vesuvio" che in ogni partita contro i campani ed in genere contro le squadre meridionali, verranno sempre rinnovati e ripresentati. Striscioni, che hanno tutt'ora una forte eco.

Nascono sempre in questo periodo sottogruppi come "Gruppo Onto Golosine" e "TartaN Army". Prende anche il sopravvento lo stile casuals sullo stile, mutuato dagli "Headhunters Chelsea", sulla cui scia realizzarono il biglietto da visita: "Complimenti, hai appena conosciuto le Brigate Gialloblù", che lasciavano dopo ogni scontro.

E come non ricordare di questi anni l'altro sottogruppo epico: "A.S.U." letteralmente "Associazione Stalle Umane", formato da personaggi fuori controllo, dediti a scorribande con atteggiamenti volutamente animaleschi, sullo stile hooligan inglese ed uso smodato di alcool in tutte le sue forme, vino e "sgnappa" su tutto. Riprendendo come non mai il motto "Veronesi tutti matti".

Sempre nei primi anni '80 nascono altri gruppi Ultras che affiancano le Brigate, il loro nomi sono: Gioventù Scaligera, Vecchia Guardia, Inferno Gialloblù e Verona Front. Con gruppi che arrivano dal Trentino, basso bresciano e mantovano.

A Belgrado il 28 Settembre 1983, c'è anche il battesimo europeo per gli scaligeri, in uno stadio certo non facile, sono migliaia i sostenitori gialloblù, che si fanno sentire, per la gara di Coppa UEFA, contro la Stella Rossa. Quindi trasferta di 5.000 unità a Graz in Austria, dove praticamente il Verona gioca in casa.

Questi sono gli anni d'oro per le Brigate, il tifoso scaligero in generale e l'Hellas di Bagnoli, Fanna, Brigel ed Elkjaer che 12 Maggio 1985 davanti ad oltre 10mila tifosi scaligeri vince a Bergamo, il suo primo e finora unico scudetto. Stagione in cui trovare un buco al "Bentegodi" è praticamente impossibile, non solo ultras e tifosi organizzati, ma donne, tante e bambini, riempiono con orgoglio l'impianto scaligero, identificandosi al massimo in quella squadra, che in campo mette sotto Juve, Milan, Inter, Sampdoria e soprattutto il Napoli di Maradona.

Il 18 Settembre 85, Bentegodi esaurito per la gara di Coppa Campioni, contro il Paok Salonicco e massiccia presenza scaligera in Grecia; lo stadio è più che esaurito in ogni domenica, ma per ironia della sorte i tifosi gialloblù, non potranno partecipare alla partita di Coppa, contro la Juve a Torino, perchè il vecchio comunale è squalificato, per i tragici incidenti dell'Hysel. I 42.500 posti di capienza dello stadio "Bentegodi", risultano spesso insufficienti, per il calore e la passione della tifoseria gialloblù.

Sul fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si registrano alcuni cambiamenti, viene stretto un patto con gli interisti, inversione di tendenza rispetto alla regola che non prevedeva amicizie con le squadre considerate "grandi": nel 1986, si registra "un insolito", per la tipologia della tifoseria, gemellaggio con i leccesi, mentre nll’88, i tifosi del Torino rompono il gemellaggio più che decennale.

Nel 1986 ci sono diversi incidenti, con il centro di Como, che in pratica viene devastato dal passaggio degli ultras gialloblù, con altri gravi incidenti in altre città che portano ad un forte attrito con la società scaligera. Contrasti che esplodono definitivamente nel dicembre 1986 dopo che gli ultrà veronesi mettono letteralmente  “a ferro e fuoco” Brescia, con oltre un migliaio di veronesi presenti già in città dalla mattina,  nella "speranza" di trovare gli ultrà locali. La mancata presenza degli storici rivali innesca la furia dei gialloblù; la zona della stazione, il viale che porta al Rigamonti e le vie adiacenti vengono distrutte, con cassonetti dati alle fiamme, bar devastati, passanti aggrediti, abitazioni danneggiate e per "gradire" violenti scontri con le forze dell’ordine, che cercano invano di mettere un minimo d'ordine.

La dirigenza del club scaligera reagisce duramente: Chiampan minaccia di ritirare la squadra dal campionato, proponendo la schedatura sistematica dei brigatisti, mentre l'allora sindaco Sboarina medita di chiudere la curva o di far giocare il Verona a porte chiuse. I fatti di Como e Brescia finiscono sul tavolo della Procura della Repubblica di Verona che inizia ad indagare su eventuali connessioni tra la curva veronese e gruppi locali di estrema destra. La polizia effettua centinaia di perquisizioni e il 1 Febbraio 1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con l’accusa di “associazione a delinquere”. Si tratta di un’accusa gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso di calcio viene trattato alla stregua di un criminale vero e proprio.

La Curva Sud si schiera in massa con gli ultrà arrestati: in occasione della partita contro la Roma, nella zona centrale della Sud rimane soltanto lo striscione “non 12 ma 5000 colpevoli”. Il significato della presa di posizione è abbastanza chiaro: gli ultrà arrestati saranno anche dei teppisti, ma processarli per associazione a delinquere è del tutto fuori luogo, almeno secondo i colleghi brigatisti. E' comunque chiaro che parte degli ultrà che si riconoscono nelle BG sfuggono al controllo dei “capi ed ogni occasione e buona per degli scontri.

Come nell'occasione in cui il Mantova si presenta al campo Bottagisio, per affrontare il Chievo; centinaia di tifosi della Curva Sud, si presentano solo per affrontare gli storici rivali mantovani. Altro episodio sul genere si verifica nel basket, quando al Palazzetto dello sport, arriva una delle due squadre bolognesi, con molti tifosi al seguito.
Tornano a girare l'Europa nella stagione 87-88, in sempre in Coppa UEFA, dove i gialloblù arrivano ai quarti di finali, venendo eliminati, non senza recriminazioni dal Werder Brema. Memorabili per le B.G. & co. le trasferte a Stettino in Polonia, quando c'era ancora la cortina di ferro, il muro cadrà due anni dopo. Utrecht in Olanda, con incidenti notevoli con i padroni di casa e la polizia, quindi in Romania a Bucarest contro lo Sportul Stundentesc.
Nel periodo nella curva scaligera, compare il primo bandierone copricurva, con il nome dello sponsor della squadra la Canon.

Negli anni a seguire, il magico gruppo di Bagnoli si polverizza, con l'Hellas che scivola mestamente in B, nella stagione 89-90, mentre nelle B.G., prevale sempre di più il volto ideologico, facendo svanire in parte la sua originalità e goliardia.

Agli inizi degli anni 90' i diffidati gialloblù sono più di un centinaio e tutta la tifoseria scaligera è "sorvegliata speciale". L’impiego sempre più massiccio delle forze dell’ordine però, non frena gli ultrà veronesi che imperversano negli stadi della cadetteria nel vittorioso campionato 1990-91. Il ritorno in serie A coincide con nuovi disordini e nuove diffide. La curva veronese è costantemente al centro dell’attenzione dei mass-media.

Il presidente Mazzi, la stampa in generale, non ultimo il prefetto di Verona accusarono violentemente le B.G., che risposero con l'auto-scioglimento, per non dover rendere conto alla polizia del comportamento di ogni tifoso veronese; la curva scaligera la domenica successiva resterà vuota, per ricordare la sentenza che vide poi le B.G. condannate come associazione a delinquere ed alla valanga di diffide piovute nel dopo Cesena - Verona, altro momento critico nella storia delle Brigate. Si arriva così al fatale 14 novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20 anni, le BG annunciano il loro auto-scioglimento in accordo con tutti i gruppi presenti nella sud. I vertici dello storico gruppo si dicono stanchi di tanto accanimento nei loro confronti: non possono essere il capro espiatorio per problemi di ordine pubblico che travalicano il tifo sportivo e, in particolare, non possono rendersi responsabili di ogni individuo che porti una sciarpa gialloblu al collo. In occasione della partita Verona-Genoa, le ringhiere della curva sud, dopo 20 anni, restano desolatamente vuote.

I gemellati fiorentini, nella prima partita in casa dei viola, ricorderanno le Brigate Gialloblù, con una bellissima coreografia, che prendeva tutta la Curva Fiesole, formata da uno sfondo giallo e le lettere B e G in blù, con uno striscione che recava la scritta: "Ventanni di storia, non si cancellano....Onore alle B.G.".

Come scrisse Silvio Cametti, l'autore dello splendido "I guerrieri di Verona" oramai introvabile nelle librerie, le Brigate Gialloblù sono state croce e delizia per la città, la provincia veronese e la tifoseria scaligera in generale. Aggregando centinaia di giovani che hanno provato motivazioni, emozioni forti e trasgressioni dietro quelle storiche insegne BG '71, che venivano prima anche dell'Hellas "Siamo i tifosi delle Brigate" precisavano. La particolarità delle BG e' stata quella di diventare il gruppo più avversato e guardato d'Italia da qui la frase, contro i compromessi:"Noi odiamo tutti", senza mai lasciarsi trasportare dai successi.

Gli anni '90 con l'Hellas tra la Serie A e la Serie B, la scena anche nel tifo è altalenante, non ci si può dimenticare del gruppo "I Febbraio", così denominato dal giorno in cui le B.G. vennero dichiarate associazione a delinquere, composto da ex membri delle Brigate Gialloblù e posizionato nei distinti.

Dopo lo scioglimento ufficiale, alcuni membri della la vecchia guardia, ripreso in mano la curva, pensando di riaprire un'altra pagina storica. Nell'estate del 1996, la Curva Sud torna alla ribalta, per l’incresciosa “impiccagione” di un manichino nero, raffigurante un calciatore di colore Ferrer, che doveva arrivare nelle fila gialloblù, e poi saltò. Episodio riconducibile a pochi elementi, certamente non condiviso dalla maggioranza degli ultras e della tifoseria in generale.

Dopo un lungo periodo di sbandamento in cui comunque l'Hellas non viene mai abbandonato ma sempre seguito anche se in modo non totalmente organizzato, entra in scena nei primi mesi del 1999 la "Banda Loma" che rivoluziona il tifo veronese e rompe i gemellaggi con Lecce e Inter e in questo periodo si arriva alla spaccatura interna con le ex Brigate.

Nella stagione 2000-01 dopo la retrocessione del Hellas in Serie B, si sono risollevati a fatica, dopo una crisi interna come tutto il movimento Ultras italiano, e nonostante i molti dissidi interni anche dopo la recente retrocessione in C1 partendo la passione per questi colori e con un impostazione più spontanea.
Esponenti di spicco degli anni d'oro sono rimasti ancora per un certo periodo in sud a Verona dietro le insegne B.G., lanciando di nuovo una moda estetica del tifo "all'Inglese" di cui si fanno progenitori almeno in Italia. Tra i gruppi da segnalare anche gli elitari "Lake Zone", presenti al "Bentegodi" da anni, provenienti della sponda veneta del Garda, che si autodefiniscono "gli ultimi dei romantici

Sono scompare le mitiche Brigate Gialloblù, ma non certo lo spirito che si sono portati dietro per decenni. Il loro stile britannico, presente sin dalle origini, si ripresenta nel nuovo look della curva veronese, che ricalca le sides d'oltremanica, con stendardi a due aste e "pezze", lanciando una nuova tendenza estetica e anticipando una modalità spontanea nell'incitamento.

Malgrado in molti chiedono il ritorno delle BG al timone, questo non e' accaduto, ma sono tornati esponenti di spicco degli anni d'oro e si continua ad usare quella dicitura. Ci sono ancora le correnti, Banda Loma ed ex BG. L'originalità' degli Hellas Fans non e' quella di una volta, ma c'e' ancora la voglia di stupire, come in una recente trasferta a Crotone, quando scesero dai pullman vestiti da sceicchi, lanciando alla popolazione locale, rotoli di carta-moneta, ovviamente falsi. Oppure come nel corso di questa stagione, quando prima dell'incontro interno con la Cremonese, il vero divertimento fu "il funerale", organizzato in curva, con tanto di corteo dietro una croce cantando "Io risorgerò". Nell'ultima gara contro il Foggia, contestazione al proprietario Arvedi, con il lancio da parte di tutto lo stadio, di banconote false, in risposta alle ultime uscite del presidente.

Verona annata in corso

Con la nuova gestione della curva nei primi 2000 molte amicizie sono state riviste, ma resta solido il gemellaggio con i fiorentini e le amicizie con doriani, laziali, triestini ed una parte coi Furiosi del Cagliari.

Diverse le associazioni di clubs e centro coordinamento gialloblù, a cui fa capo la tifoseria organizzata, che raccoglie simpatizzanti non solo a Verona città e provincia, ma anche fuori, con fans anche all'estero, che si ritrovano in varie associazioni.  Da diversi stagioni c'è però da registrare una netta frattura, tra gli esponenti dei club ed il resto della tifoseria scaligera. In questo campionato sono 9.635 gli abbonati ai gialloblù, uno dei record per la categoria, mentre le presenze medie nell'impianto veronese si attestano attorno alle 11.800 unità. La gara di andata per gli spareggi salvezza contro la Pro, ha fatto registrare il record di sempre per una gara di play-out, con 15.000 spettatori. 

Verona - Pro Patria, andata play out