LA
ROSA 2007-08
Portieri: Cecchini (86), Franzese
(81), De Andrade (82)
Difensori: Castellan
(88), Comazzi (79),
Di Bari (83), Gonnella (76), Hurme
(Fin.- 86), Mancinelli (82), Morabito (78), Politti (87),
Orfei (76), Sibilano (78)
Centrocampisti: Bellavista
(77), Corrent (79), Di Giulio (72), Garzon (81), Giraldi (89),
Greco (89), Minetti (78), Piocelle (Fra-78), Stamilla (83),
Vigna (77)
Attaccanti: Altiner (83), Cissè
(88), Da Silva Barbosa (Bra 78), Ikavleski (Bel. 88), Morante
(79), Pastrello (84), Vriz (88), Zeytulayev (Uzb-84)
GLI ULTIMI
CINQUE CAMPIONATI
2002-03
Serie B 13° posto - All. Alberto Malesani
2003-04
Serie B 19° posto - All. Sandro Salvioni poi Sergio
Maddè
2004-05
Serie B 7° posto - All. Massimo
Ficcadenti
2005-06
Serie B 15° posto - All. Massimo Ficcadenti
2006-07 Serie B 19° posto - Retrocesso
in C1 dopo spareggio con lo Spezia - All. Ficcadenti dalla
18^ Ventura
PRO
PATRIA - HELLAS VERONA
Ci giochiamo la
C1, difficilmente e faticosamente conquistata nell'ormai lontano
2002, dopo anni di beffe (play-off) e sofferenze. Bisogna
vincere, con qualsiasi punteggio, ma vincere. Una partita che i
tigrotti, pur giocando in casa allo "Speroni",
affronteranno praticamente in campo neutro, per la sciagurata
messa in vendita dei tagliandi della gara. Si presumono dai
2.500 ai 3.000 veronesi all'interno dell'impianto ed altrettanti
fuori. Un fattore ambientale, campo, che è andato a farsi
benedire, giocandoci così anche quel minimo di vantaggio che
potevano avere. Dobbiamo ribaltare la situazione, maturata
all'andata al 95' al Bentegodi, con l'ex Morante, che ha trovato
non si sà come un'inzuccata vincente all'ultimo secondo di una
gara che la Pro ha giocato in 10 uomini nell'ultima mezzora per
l'espulsione di Candrina. Ironia della sorte, quella di Morante,
è stata la prima rete stagionale con la maglia scaligera.
Mr Marco Rossi,
ancora squalificato, dovrà veramente fare i miracoli per
presentare una squadra competitiva e grintosa al punto giusto,
per centrare l'obbiettivo salvezza. Come sempre saranno tanti
gli assenti nelle fila della Pro, che affronterà la gara, con
gli uomini veramente contati. Difesa a pezzi, con Candrina
squalificato e Francioso in fortunato, alle prese con un
infortunio alla caviglia, ma potrebbe recuperare in extremis per
andare quanto meno in panchina stringendo i denti. Priva di
tutto il centrocampo titolare per le assenze per infortunio di
Tramezzani, Fiorentino, Vecchio oltre che di Dalla Bona
squalificato e di Marino, praticamente fuori rosa da Gennaio. A
completare gli uomini a disposizione ci saranno sicuramente
Ceriani classe 86, una sola presenza in campionato, nell'ultima
gara stagionale a Foligno, oltre che i giovani, Schiavano (91) e
Martini (90) per questo delicato incontro.
Dal canto loro
i veronesi, forti del vantaggio accumulato nella gara di andata
e con due risultati su tre a loro favore, per la gara contro la
Pro, recuperano una pedina chiave come l'esterno Stamilla (ex
Piacenza e Sangiovannese), che darà sicuramente verve e qualità
sulla fascia degli scaligeri. Mancheranno con certezza invece il
centrocampista Greco che si è fratturato il setto nasale e la
clavicola, il difensore Hurme ed il centrocampista Vigna, che
stanno svolgendo lavoro a parte da settimane. Con il dubbio
dell'esperto difensore centrale Gonnella (scuola Inter), figliol
prodigo, per anni al Verona, prima della parentesi grossetana,
da dove ha fatto ritorno a Gennaio e dell'esterno Mancinelli,
che negli ultimi giorni ha avuto problemi ed ha svolto lavoro
differenziato.
Il tecnico
Davide Pellegrini, proporrà quindi ancora il suo collaudato
4-3-3 ha riproposto il suo modulo, il 4-3-3, che vede il
brasiliano Rafael in porta, in difesa che a grandi linee
dovrebbe vedere a destra Orfei, ex Salernitana, autore del gol
del momentaneo pareggio a Busto, nella gara di andata, Comazzi
(ex Milan e Lazio) a sinistra se Mancinelli non recuperasse, al
centro Sibilano (esordiente in Serie A con Fascetti nel 1997),
proprio con la maglia scaligera. Completa il reparto Di Bari,
autore della rete vittoria nella gara di ritorno tra bustocchi e
veronesi. Pronto ad una maglia da titolare in caso che Comazzi
non fosse al meglio il giovane Politti. Reparto che può contare
su molta esperienza e fisicità, con Orfei che sa rendersi
pericoloso anche sui corner, come è successo a Busto. Di Bari
che può giostrare da terzino e Comazzi portato più a spingere.
Pacchetto che però pecca di coesione e soffre le accelerazioni
e gli scambi nello stretto, oltre a qualche amnesia di troppo.
A centrocampo,
molte sono le cose da valutare. Pellegrini, certamente darà una
maglia da titolare al rientrante Stamilla, giocatore brevilineo,
guizzante, capace di coprire tutta la fascia, pronto a
presentarsi in area, come a servire palloni dalla fascia. Sulla
fascia destra Garzon (ex Chievo, Livorno e Pavia), che
dovrebbe sistemarsi sulla fascia destra. Al centro nel ruolo di
play-maker Bellavista, ex Bari. Alternative sono l'esperto
Nicola Corrent (79), nato a Verona, con molta esperienza in A e
B, con le maglie di Monza, Salernitana, Como, Modena, Ternana ed
il francese Piocelle, altro rientro in gialloblù del mercato
invernale, ma che dovrebbe essere già rientrato in patria. In
avanti, una certezza sulla fascia dovrebbe essere l'uzbeko
Zeytulayev, che porterebbe velocità e fantasia, e che ha creato
più di un problema al "Bentegodi", al centro una
vecchia conoscenza, come Altinier, prelevato dal Mantova, già
in categoria con i virgiliani ed il Cittadella, dove ebbe la sua
miglior stagione con 11 presenze e quattro reti. Giocatore da
area di rigore, abile soprattutto nel fare da boa ai compagni,
per aprire varchi. Sulla sinistra l'ex messinese Minetti, anche
lui più volte incrociato in passato con le maglie di Genoa,
Reggiana e Pisa. Portato a saltare l'uomo, con dribbling in
velocità, cerca anche di tornare per aiutare il centrocampo.
Alternative Cissè, nazionale della Guiana, di proprietà dell'Atalanta
e l'ex Daniele Morante. A disposizione del tecnico rimangono i
giovani Vriz e Iakovleski, mentre il brasiliano William Da
Silva, dovrebbe finire in tribuna, come nell'ultima parte della
stagione. Veronesi, che in stagione, hanno mostrato di crederci
fino in fondo con diverse vittorie arrivate proprio sul filo di
lana, come in casa con la Ternana, a Busto, a Monza e nella gara
di domenica scorsa. Spesso quando vanno in vantaggio, gli uomini
di Pellegrini, sono diventati più propositivi, andando anche
generosamente ad aggredire l'avversario con un pressing alto, ma
poi vanno in palese difficoltà fisica, rischiando più volte di
capitolare, arroccandosi strenuamente alla difesa del risultato. Sarà
una gara da giocare anche sotto il profilo nervoso, con il
Verona che probabilmente scenderà in campo molto coperto,
montando una guardia serrata come all'andata su Gasparello, che
con ogni probabilità verrà asfissiato dalle marcature di
Sibilano ed Orfei. Con i gialloblù che cercheranno di colpire
con ripartenze e contropiede soprattutto sugli esterni con
Stamilla e Zeytulayev, per una Pro che dovrà stare attenta a
non scoprirsi, sapendo che basta anche vincere per 1-0 per
salvarsi.
A livello
statistico, la Pro Patria, non batte il Verona dalla stagione
1962-63 in Serie B, quando il 16 Settembre del 62, sconfissero
gli scaligeri per 2-0.
GLI
EX
Tutti di qualità gli ex delle due squadre; il primo della lista
è Andreas Kutik dall'Ungheria, il primo giocatore-allenatore
della storia della Pro, che dal campo come tigrotto, condusse i
biancoblù alla prima storica promozione in Divisione Nazionale,
nel campionato 1926-27. Kutik a Busto svolse come detto il
doppio ruolo, fu importantissimo in quella storica stagione per
la Pro, dando un contributo notevole anche alla crescita
tecnico-tattica di Carletto Reguzzoni, che a soli diciannove
anni faceva già impazzire le difese avversarie. Kutik,
ebbe anche la fascia di capitano, rimase alla Pro per due
stagioni, per passare poi ad una squadra vicino a Busto, con lo
stesso doppio incarico. Nel campionato 1929-30 lo troviamo alla
guida dei gialloblù in Serie B, come Direttore Tecnico; tra
Piazza Bra e Piazza delle Erbe, rimane tre stagioni, fino al 32.
Dopo Kutik è la volta dell'altro magiaro, Imre Janos Bekey, a
Verona nel 1927-28 per otto gare come allenatore, prima di
arrivare alla Pro, dove arrivò e partì diverse volte fino allo
scoppio della II^ guerra mondiale, lasciando un'impronta
importante, costruendo le basi per il florido vivaio, durato
fino agli inizi degli anni 70. Altra parentesi a Verona, nel
33-34, ancora per poche giornate.
Il balzo in avanti, fino agli anni 50, nel Verona troviamo
l'attaccante Frasi, alla Pro nello stesso periodo in A e B.
Stagione 63-64, nelle file veronesi in Serie B, troviamo come
mezzala Bruno "Maciste" Bolchi ed in attacco, come già
detto il bustocco Gipo Calloni, che segnerà proprio nella gara
del Bentegodi, contro la sua Pro.

Bruno
Bolchi e Gipo Calloni con la maglia del Verona, nella
stagione 1963-64 |
1974-75 via Milan arriva sotto il balcone di Giulietta,
Alessandro Turini, altro bustocco doc, cresciuto nel vivaio
biancoblù. Sandro, sgambetta e guizza via sulla fascia mancina,
solo una stagione in gialloblù, in Serie B, con 21 presenze ed
una rete, contribuendo alla promozione in Serie A, degli
scaligeri.

Sandro
Turini
Stagione 88-89,
la Pro annaspa in Interregionale, cerca di risalire, affidandosi
in avanti all'attaccante Giuliano Paolini, cresciuto nelle
giovanili gialloblù, per lui 13 reti.
Campionato 1997-98, veste la maglia veronese Marco
Giandebiaggi,
rimarrà tre stagioni; la prima con 27 presenze e due reti. Le
altre due condizionato da problemi fisici, colleziona
rispettivamente 13 presenze, sempre nella serie cadetta,
contribuendo comunque al ritorno nella massima serie dei veneti,
la seconda con 13 presenze in Serie
Altro prodotto del vivaio
bustocco, Alessandro Mazzola, che trova la maglia della Pro in
campionato a 17 anni in C2, dopo aver fatto tutta la trafila
nelle giovanili. Per problemi di bilancio viene subito ceduto al
Torino, con altre tre ragazzi Diana e Merelli. Dei tre sarà
l'unico che farà una strada brillante, vestendo le maglie di
Reggiana e Piacenza tra A e B: Nel 2000-01 approda Verona, primo
anno 14 presenze, in totale per lui oltre 200 presenze con la
maglia gialloblù e tre reti, tutte nella stagione 2003-04 in
Serie B, in cui disputa 40 partite. Dal 2002-03 titolare fisso
degli scaligeri ed anche la fascia da capitano. Lascia Verona,
al termine della sfortuna scorsa stagione, per accasarsi vicino
casa, nel campionato svizzero.

Alessandro
Mazzola
Campionato
97-98, nel mercato di Gennaio, alla Pro, che cerca di risalire
in C1, arriva Claudio Lunini, bomber bresciano che aveva trovato
la sua consacrazione tardiva nel Verona, dopo molti anni e goals
nel Darfo Boario, per lui alla Pro, 49 presenze e 12 reti in una
stagione e mezzo. Al Verona cinque stagioni tra A e B, con 137
presenze e 24 reti, di cui 2 in Serie A, nella stagione 91-92.

Claudio
Lunini
Ultimo della lista Daniele Morante (Roma 4-12-79), attualmente
in forza agli scaligeri, alla Pro in C1, nel campionato 2003-04,
20 presenze e due reti; le prestazioni migliori ??? Da terzino
di spinta.....
Non proprio un ex, ma l'attuale direttore sportivo del Verona,
Prisciantelli ha un passato recente nella Pro, ma dietro la
scrivania e come collaboratore degli allenatori Pat Sala e
Giancesare Discepoli, con diverse mansioni, tra cui quella di
osservatore.
IL
PERSONAGGIO

Zigoni
Zigo-zago era
un mago....che faceva divertire ed impazzire il "Bentegodi"
negli anni 70.
Questa è la
storia di uno dei giocatori di maggior talento del calcio
italiano, tra quelli più
limpidi un assoluto. Appartenente ad una categoria rara:
quella dei giocatori capaci di cambiare l'esito di una partita
con una giocata, con un lampo di genio, a cui si contrappone
anche la sregolatezza nei comportamenti, sempre oltre le righe
nella scia di Gigi Meroni, ma mai sbracando ed andando oltre il
lecito come Maradona. Nella
sua carriera calcistica ha disputato 265 partite, segnando 63
gol in Serie A con le maglie di Juventus, Genoa, Roma, Verona
con una presenza in Nazionale. Sempre idolo delle
tifoserie delle squadre in cui ha giocato, si procurò con gli
anni una reputazione di ribelle ed eccentrico a causa del suo
amore per l'alcol, le donne e i motori e per alcuni suoi
comportamenti piuttosto bizzarri, come i suoi idoli George Best,
Gigi Meroni e Nacka Skoglund. Divenne per questo uno dei
calciatori simbolo degli anni settanta.
Nasce
come Gianfranco, Cesare Battista Zigoni
ad Oderzo in provincia di Treviso, il 25 Novembre 1944, da una
numerosa famiglia contadina. Da adolescente prende a tirare
i primi calci nel "Patronato Turroni", squadra
giovanile dell'oratorio di Oderzo, dove viene subito notato
dagli osservatori della Juventus, che lo dirotta al vicino
Pordenone, al tempo sotto la tutela dei bianconeri, per poi
trasferirsi poco dopo a Torino. Debutta in prima squadra a poco
più di diciassettenne anni, il 10 Dicembre del 1961, nella gara
contro l'Udinese (2-1 per i friulani). Nella stessa annata viene
mandato in campo in un'amichevole contro il Real Madrid, dove i
bianconeri vennero sconfitti per 3-1, ma al termine della gara
il difensore madrilista Santamaria, dopo essere impazzito per
cercare di stare dietro alle sue finete, rivolgendosi ad Omar
Sivori, lo paragonò a Pelè con una frase che rimase celebre
"Esto chico è migliore del negro’. Rimane tre stagioni
in bianconero con solo quattro presenze e segnando una rete.
Nell'estate del
1964, si trasferì al Genoa, dove colleziona 24 presenze e
realizza 8 reti, ma non riesce a salvare la squadra dalla
retrocessione. Di quelle otto reti, le realizza tre le
segna contro il Milan, facendo crescere ulteriormente la sua
austostima personale, convinto di essere il più grande
calciatore del mondo, anche per un complimento di Trapattoni,
che lo paragona a Pelè. Lerici,
l’allenatore che ebbi al Genoa, diceva prima della partita:
date la palla a lui. In serie cadetta con i rossoblù
gioca tutta la stagione con 34 partite e lo stesso bottino di
reti otto. Prestazioni che gli valgono, il ritorno alla casa
madre bianconera dove nel campionato 1966-67, vince il suo unico
scudetto, con otto goal in 23 presenze e nella stagione
seguente, fa il suo esordio in Coppa dei Campioni. Il 25 Giugno
del 67, arriva la sua prima ed unica presenza con la maglia
della Nazionale, a Bucarest, per Romania-Italia 0-1, partendo da
titolare. Verrà convocato altre due volte, senza però scendere
in campo.
Nelle annate
successive, non supererà mai le 22-23 presenze all'anno, anche
per via delle frequenti squalifiche dovute al suo temperamento
irrequieto. Nel 1969-70 chiude la sua esperienza in bianconero,
con quattro reti in 14 gare. Lascia Torino, non rimpiangendo mai
società ed ambiente, non legando mai con l'ambiente e la città,
con i rimpianti di essersi tagliato i capelli per volere della
società e dicendo testuali parole "In bianconero
vinsi anche uno scudetto con Heriberto Herrera: "Mi faceva
impazzire chiedendomi di andare a centrocampo a coprire. Quello
era uno Zigoni, vincente ma triste".
Passa alla
Roma, ai quei tempi del brasiliano Amarildo, dello spagnolo Del
Sol e di Ciccio Cordova. Nei due anni romanisti, mette a segno
12 goal in 49 presenze, vincendo il Trofeo Anglo-Italiano, con
un goal nella finale contro il Blackpool, conclusa sul 3-1. IN
giallorosso il suo estro ha libero sfogo, aumenta a dismisura la
fama di sciupafemmine, rendendosi precursore della Lazio folle
dei Chinaglia, Martini, Wilson, Garlaschelli e Re Cecconi,
cercando di sfuggire alla noia dei ritiri, andando a sparare ai
lampioni con la sua Colt 45.
Arriva il
momento di incontrare uno dei suoi idoli di sempre Pelè, in
un'amichevole che la Roma disputa contro il Santos, questi sono
i suoi pensieri: “Oh,
giustizia sarà fatta, oggi il mondo capirà che Zigo-goal è più
forte di Pelè”. Lo aveva già detto Trapattoni dopo un
Genoa-Milan 3 a 1 degli anni Sessanta, tripletta mia. Lo aveva
ammesso Santamaria, gran difensore, dopo una sfida Juventus-Real
Madrid. Ero convinto della cosa, mi sentivo più bravo di Edson
Arantes e di tutti i suoi cognomi. Poi arriva l’amichevole col
Santos, vedo Pelè dal vivo e mi prende un colpo. Madonna, che
giocatore. Ho una botta di depressione, di malinconia, penso che
a fine partita annuncerò in mondovisione il mio ritiro dal
calcio. Mi preparo la dichiarazione in terza persona: “Zigoni
lascia l’attività, non sopporta che sul pianeta ci sia
qualcuno più forte di lui”. Ad un certo punto il Santos
beneficia di un rigore, Pelè va sul dischetto e Ginulfi, il
nostro portiere, para. Allora è umano, penso, e così resto
giocatore."
In
queste breve righe c'è tutta la sintesi dell'autostima,
dell'imprevedibilità di Zigoni e di tutto il suo essere
calciatore.
Nel 1972, a
ventotto anni passa al Verona. Negli anni passati in Veneto,
segnò meno che nelle stagioni precedenti, diventando un vero e
proprio idolo della tifoseria locale, continuando a mettersi in
evidenza, specie in episodi come il famoso 5 a 3 al Milan del 20
Maggio 1973. Al suo arrivo in terra scaligera l'allora
presidente Garonzi lo etichettava così: "Quello
è un musso, è un “figlio de puta” e poi ha troppe donne
che lo sfiniscono, ma quando vuole è un purosangue." Al
suo arrivo in riva all'Adige, và a vivere per un periodo, in un
sagrestia, pensa anche di farse monaco dopo breve tempo. Si
accinge ad entrare in monastero, ma la leggenda vuole, che ad
aprirgli la porta sia un monaco polacco, imponente, dalla lunga
barba bianca, che lo riconosce subito, perchè in passato era
stato anche lui calciatore. Così cambia idea, anche perchè tra
se e se dice, perchè rendere infelici tante ragazze che la
fuori lo aspettano?
Gira in
pelliccia, mangia coniglio e polenta prima di un allenamento,
sono più le volte in cui usciva dal campo con la maglietta
ancora asciutta, ma sa benissimo come far innamorare i tifosi e
le donne che gli si buttano letteralmente ai piedi. Calzettoni
perennemente abbassati, una stempiatura evidenziatasi ben presto
nonostante sulla nuca i capelli fossero sempre lunghi,
Gianfranco Zigoni dall’inizio degli anni sessanta alla fine
dei settanta è in assoluto uno dei calciatori più
spettacolari, ma imprevedibili. Fa impazzire gli allenatori, ma
li ripaga sul campo.
Il 20 maggio
1973, ultima giornata di campionato, il Milan fresco vincitore
della Coppa delel Coppe, è in testa alla classifica, va al
Bentegodi dove deve assolutamente trovare i due punti, per
vincere lo scudetto: il giorno precedente l'allenatore rossonero
Nereo Rocco, aveva definito la gara una pura formalità.
Furono invece i veronesi a vincere per 5 a 3, permettendo alla
Juventus di superare di un punto i rossoneri e vincere il
quindicesimo titolo. Zigoni in quella gara non segnò, ma
realizzò gli assist per Livio Luppi.
Detesta
gli arbitri, tiranni al servizio delle squadre più potenti e se
poteva fregarli era per lui un piacere, ma un dovere per
chi giocava in una squadra di provincia. Accumula più giorni di
squalifica che goals, perché non sottostà ai soprusi degli
arbitri. Dice:"Bisogna credere alla buona fede di quei
signori. Ma per favore, ho visto furti inimmaginabili ed ho
pagato conti salatissimi. Una volta mi diedero sei giornate di
squalifica e trenta milioni di multa perché dissi ad un
guardalinee di infilarsi la bandierina proprio là. Trenta
milioni negli anni settanta: all’epoca con quei soldi compravi
due appartamenti. Il prezzo della mia libertà di
opinione."
Sogna
di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso.
Immaginandosi i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per
cambiare il nome allo stadio: non più "Bentegodi", ma
Gianfranco Zigoni.
Una
volta sfida il suo allenatore gialloblù Valcareggi, che lo
aveva mandato in panchina. Ma come si permette di lasciarmi in
panca, io
il più grande del mondo”.. E allora decide uno show, dopo
aver scommesso con i compagni di squadra, che avrebbe avuto
tutte le attenzione, altro che la partita al Bentegodi senza di
lui. Si presenta in panchina con pelliccia bianca, il cappello
da cow boy, la pistola nella fondina sotto l’ascella. Entra
in campo per ultimo accolto da un boato".
Durante
un Verona-Vicenza, di fine stagione, con l'altro suo alter-ego
Ezio Vendrame dall'altra parte, ad un gerto punto si desta dal
torpore salta in dribbling quattro avversari, mette il pallone
nel sette e poi va dritto negli spogliatoi a 20 minuti dalla
fine della gara, che si giocheranno nel silenzio assoluto, perchè
il pubblico vedendolo uscire dal campo ha abbandonato lo stadio.
Queste
sono solo alcune tra le sue tante altre estrosità dei tempi.
Nel 1974 il Verona viene retrocesso d'ufficio, all'ultimo posto
in classifica per illecito sportivo. L'inter di Fraizzoli lo
vuole a tutti i costi, con una proposta faraonica per i tempi,
ma lui dice no, rimanendo con gli scaligeri. Preferisce la Serie
B, dove prende 25 milioni, piuttosto che l'Inter dove ne avrebbe
guadagnati 80, solo per l'amore del Verona. Contribuisce
all'immediata promozione con 9 gol, il massimo numero di reti da
lui segnato nelle sei stagioni veronesi. Nelle due annate
successive segnò 2 gol in 18 presenze e 6 gol in 26 presenze
Nel campionato 77-78, il suo ultimo a Verona, andrà a
segno soltanto una volta in 26 partite. A
Verona è tuttora un idolo. I bambini incidevano sui banchi
delle chiese il suo nome ed i preti si arrabbiavano con lui.
Nel 1978, a 34
anni, nel mercato autunnale passa al Brescia per 60 milioni,
dove trova l'amico dei tempi delle Juve, Gigi Simoni come
allenatore. Deve fare da quarta punta dietro il trio
Mutti-Grop-Mariani. Segna 4 goal in 21 gare.
L’anno
successivo è quello della promozione delle rondinelle, rimane
come uomo spogliatoio più che panchinaro di lusso. Ma le
esigenze del campo lo chiamano in causa. Lui dice all'amico
Gigi, di mandare in campo i giovani, ma quando la gara non si
sblocca, dalle tribune del Rigamonti sale il grido "Zigo,
Zigo, Zigo" e Simoni, puntualmente, opera il cambio. Nel
1980, Zigoni è contattato di nuovo da Luigi Simoni, nuovo
allenatore del Genoa, per tornate a giocare in Liguria, ancora
in Serie B. Zigoni, ormai trentaseienne, preferì tornare ad
Oderzo abbandonando il professionismo e andando a giocare nella
squadra della sua città, ritrovandosi in squadra il suo
concittadino Renato Faloppa (ex Vicenza). Nella cittadina
trevigiana giocherà altri tre anni. Quindi accetta la proposta
dei dirigenti dell'Unione Sportiva Piavon, squadra di Terza
Categoria dove ottiene la promozione in Seconda. A Piavon,
frazione di Oderzo, chiude la carriera a quarantatré anni,
contribuendo alla salvezza della squadra: l'ultima partita della
carriera, nel maggio 87, gioca contro il Musile di Piave,
segnando quattro gol: la gara finì 5 a 4 e la notizia venne
pubblicata anche dalla Gazzetta dello Sport.
Diventa
allenatore delle giovanili dell'Opitergina, lasciando dopo una
decina di anni in polemica con la società. Nel 2002 ha
pubblicato un libro, dal titolo "Dio Zigo, pensaci
tu", una biografia, romanzata, scritta con il collega, in
tutto e per tutto, Ezio Vendrame.
Tra i suoi
allievi all'Opitergina, c'è anche un tale di nome Stefano
"Terminator" Dall'Acqua.....sarà stato un puro caso?
Di se stesso
dice: Avevo una grande opinione
di me stesso, pensavo di essere il più forte calciatore sulla
terra. In campo odiavo l’avversario e lo colpivo col mio
pugno, che era micidiale, fuori gli volevo bene e lo invitavo a
bere un whiskey. Più
forte di me ??? C’è stato solo Pelè, io ero il corrispettivo
in bianco. Metto fuori classifica io, Pelè e Maradona, perchè
calcisticamente siamo tre extraterrestri. Ero un numero undici,
che aveva bisogno di giocare a briglie sciolte, oggi mi
farebbero stare, forse, nei Dilettanti, eppure ero il più
forte. Per fare un’altra carriera avrei anche dovuto
allenarmi, qualche volta, rinunciare a parecchie bicchierate con
gli amici, e vedere qualche alba in meno, ma non ne valeva la
pena"
PRECEDENTI
Palmares
Pro Patria: 12
Campionati di Serie A / 1 Coppa delle Alpi
Verona: 24
Campionati di Serie A / 1 Scudetto 1984-85 / Ottavi di Finale
Coppa dei Campioni
1927-28 Div. Naz. Gir. B
9^ 27 Nov. 27 Hellas Verona - Pro Patria 2-1: A. Morandi (V), L.
Tommasi (V), Fizzotti (Pro)
19^ 26 Feb. 28 Pro Patria - Hellas Verona 4-0: 3 Reguzzoni, 1
Tognazzi
1953 -54 Serie B
3 Gen. 54 Pro Patria - Verona 1-1: Hofling (Pro), Luosi (V)
16 Mag. 54 Verona - Pro Patria 1-1: Poli (V), Frasi (Pro), in
seguito 0-2 a tavolino per invasione di un tifoso veronese
1956 -57 Serie B
28 Ott. 56 Pro Patria - Verona 1-2: Danova (Pro), Ghiandi (V),
Bassetti (V)
17 Mar. 57 Verona - Pro Patria 1-0:
1960-61 Serie B
22 Gen. 61 Pro Patria - Verona 3-1: Basiliani (V)
4 Giu. 61 Verona - Pro Patria 3-2: Cosma (V), Fontanesi (V),
Zavaglio (V)
1961-62 Serie B
26 Nov. 61 Pro Patria - Verona 0-1:
Maschietto
8 Apr. 62 Verona - Pro Patria 0-1:
Coppa Italia
28 Ago. 61 Verona - Pro Patria 2-0: Savoia, Maioli
1962-63 Serie B
16 Sett. 62 Pro Patria - Verona 2-0
3 Feb. 63 Verona - Pro Patria 1-0: Fantini
1963-64 Serie B
19 Gen. 64 Verona – Pro Patria 1-1: Muzzio (Pro), Gipo
Calloni (V)
14 Giu. 64 Pro Patria – Verona 1-1: Cera (V)
1964-65 Serie B
12^ 6 Dic. 64 Verona - Pro Patria 0-0
31^ 2 Mag. 65 Pro Patria - Verona 2-2: aut. (V), Sega (V)
1965-66 Serie B
4^ 26 Set. 65 Pro Patria - Verona 1-1: Maschietto (V)
23^ 27 Feb. 66 Verona - Pro Patria 1-0: Sega
2007-08
Serie C1/a
10^
28 Ott. 07 Verona - Pro Patria 0-0
27^ 16 Mar. 08 Pro Patria - Verona 1-2: 10' Imburgia
(Pro),49' Orfei (V), 89' Di Bari (V)
Play-out
18 Mag. 08 Verona
- Pro Patria 1-0: 95' Morante
LA TIFOSERIA
Potremmo
definire i veronesi, solo e semplicemente, una tifoseria che ha
fatto storia.
L'Hellas, sin
dalla sua nascita può contare su un buon numero di affezionati,
ma è solo con il secondo dopoguerra che attorno ai gialloblù si
crea un primo vero zoccolo duro di appassionati, che seguono la
squadra nel vecchio impianto vicino a Piazza Bra. Che la tifoseria
veronese, fosse calda, si sapeva anche in tempi ormai
relativamente lontani, e la Pro ne viene a conoscenza il 16 Maggio
del 1954, quando è alla ricerca del ritorno in Serie A, si
disputa Verona - Pro Patria, vantaggio dei padroni di casa con
Poli e quindi è il veronese Frasi, che pareggia proprio per i
biancoblù. Succede un mezzo finimondo, con invasione di campo ed in
seguito 0-2 a tavolino, per i bustocchi.
In seguito
alla prima storica promozione in Serie A, avvenuta nel 1957, si ha
una prima parvenza di tifo organizzato; con il consolidarsi della
formazione scaligera nella massima serie, nascono anche i primi
club ufficiali di sostenitori, che seguono anche i gialloblù in
trasferta, molti provenienti dalla provincia.
Il primo vero nucleo di ultras a Verona nasce verso la fine del
1969: è il periodo della contestazione giovanile in tutta Europa
e USA, ed un gruppo ragazzi, tra i tifosi più vivaci ed
intraprendenti, presero a ritrovarsi dietro lo striscione "I
4 Fedelissimi": embrione delle mitiche Brigate, che nacquero
già nel corso della stagione 1970-71, ma ufficialmente il 30
novembre del 1971 come "Calcio Club Verona Brigate Gialloblù",
affiliandosi inizialmente al centro di coordinamento dei tifosi
scaligeri. Quando il Verona giocava in trasferta, si presentavano
con uno striscione di tela blu con la scritta gialla
"Brigate". Subito al gruppo iniziale si aggregano sia
giovani dei ceti popolari che della "Verona bene", con
lo stesso spirito sostenere la squadra e fare baldoria. Con gruppi
sostanziosi che arrivano anche dalla provincia.
La denominazione "Brigate Gialloblù", venne scelta da
due ragazzi, al tempo sedicenni, Franco Masotti e Massimo Tocco,
quest'ultimo fu il primo presidente ufficiale delle B.G., mentre
tra i nomi scartati c'era quello di Commandos Fedelissimi Gialloblù,
per non imitare il già esistente Commandos Tigre a Milano ed
altri poi sorti nel periodo un pò ovunque in Italia.
Scelsero questo nome in quanto al tempo erano militanti della
Gioventù Studentesca, gruppo di sinistra del tempo. Al primo
gruppo iniziale si aggiunsero altri ragazzi, di una fascia di età
che andava dai 13 ai 20 anni, che si ritrovava un paio di volte a
settimana, in locale di Vicolo Mustacchi, in zona Piazza Isolo, di
cui pagava l'affitto auto finanziandosi; da subito non vollero
saperne di venire inquadrati nelle regole del "Centro
Coordinamento Calcio Club". Posizione al "Bentegodi",
l'anello superiore della Curva Sud.
Le Brigate preso così a seguire la squadra, che negli anni '70
era quella del mitici Pizzaballa in porta, in attacco Mujesan e
Clerici, oltre a Mascalaito, Sirena, Mascetti, Clerici. Tra i
primi beniamini della tifoseria, in assoluto Zigoni, calciatore
fuori dagli schemi, del Verona anni '70. Si presentarono i tutti
gli stadi, anche dove al tempo era più disagiato arrivarci come
Sardegna, Sicilia e meridione.
La storia del tifo scaligero si identifica in un questo anno,
1971, quando prendono corpo le "Brigate Giallobù",
gruppo trainante del tifo a Verona e veri mastri di tifo per
intere generazioni di giovani Ultras e non. Oggi purtroppo la
generazione delle Brigate è sul viale dl tramonto, ma i più
giovani hanno ereditato la reputazione di questo gruppo, uno dei
più rispettati ed imitati in assoluto.
Nel 1972, accanto allo striscione B.G. compare anche quello Ultras,
con un teschio al centro, un gruppo di destra, che poi segnerà la
storia politica delle Brigate e del loro cammino. Per gli
striscioni nel 1973 per la prima volta e' usata la tela cerata.
Fin dai primi anni di vita le BG dimostrano di valere e già nel
1974 vanno a Brescia, per quello che è qualcosa in più di un
semplice derby, in corteo con lo striscione davanti e le cronache
del periodo mettono in luce già l'indole turbolenta degli ultras
gialloblù, nelle accesissime gare con il Bologna, soprattutto per
motivi politici, il Vicenza questioni di vicinanza e politiche, la
Juve, il Milan.
Nel periodo la curva veronese, si presenta con il classico tifo
all'italiana, bandieroni, tamburi, fumogeni e lancio di
coriandoli, con cori compatti e tonanti. I cori saranno presto una
delle caratteristiche dei gialloblù, sempre molto originali.
Spesso su melodie dei Beatles, Who e Rolling Stones, su cui
venivano inserite spesso e volentieri, parole in dialetto stretto,
se non stravolgerle completamente e ricantarle in veronese puro.
A metà degli anni 70' il Bentegodi divenne il primo stadio in
Italia, a disporre per le tifoserie ospiti la curva opposta, a
quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con debita
distanza dalle B.G.
Dietro allo striscione delle Brigate, si formano anche altri
gruppi, minori, che con gli anni diventeranno sempre più numerosi
tanto da diventare, a metà degli anni ’80, un altro tratto
caratterizzante della curva veronese. Subito dopo gli Ultras,
compaiono i “marines gialloblu”,
Nel Giugno del 1975, per festeggiare il ritorno della squadra in
Serie A, sono 5.000 i veronesi presenti a Como, ma i gialloblù
vengono sconfitti, toccherà al presidente Garonzi, intervenire
direttamente a calmare i tifosi, ma scortato dalla Polizia.
Nel 1976 alcuni esponenti delle BG stringono un gemellaggio
storico con una curva inglese: quella del Chelsea, ai tempi una
delle più turbolente tifoserie inglesi, che perdura ancora oggi
dopo oltre trenta anni; di quel periodo gli striscioni con le
sigle di chiara matrice anglosassone, come "Punk Brigade”,
“Hellas Army” e "The Deadly Sinner Club" ed il tifo
veronese comincia dunque ad assorbire la cultura e fisionomia
tipici del "British style".

Chelsea
- Verona, 1976
Nel 1977 le Brigate Gialloblù decidono di abbandonare il vecchio
striscione, sostituendolo con il nuovo che al centro vede la scala
a tre pioli come simbolo sormontante. L'evolversi del tifo in
Italia si vede proprio nella Curva sud, del Verona, per la prima
volta una "Union Jack" britannica, non solo ma anche
nella stampa del materiale i veronesi si rifanno allo stile
britannico come nel caso delle prime sciarpe a listarelle dei
primi anni ottanta.
Sempre in questo periodo le BG, prendono a manifestare
marcatamente un profilo politico di destra, fino al punto da
essere una caratteristica intrinseca dell'immagine del gruppo
stesso che si definisce orgogliosamente ed ostentatamente di
destra, anche se all' inizio nel nucleo fondatore ci sono anche
militanti di sinistra e rude boys.
Con la retrocessione del Verona in B, al termine della stagione
1979-80, le B.G. non perdono certamente lo smalto ed il
temperamento, anzi si compattano ancora di più, conquistando le
prime pagine per i tafferugli con milanisti e vicentini ed alcune
tifoserie meridionali che spesso e volentieri lasciano il "Bentegodi"
a gambe levate.
Veronesi, che manifestano un atteggiamento irriverente e sfrontato
nell'affrontare le tifoserie avversarie, striscioni spesso
originalissimi.
Gli anni ’70 sono però anche il periodo in cui ci sono diversi
gemellaggi. Oltre a quello già citato con il Chelsea, le BG
stringono altre amicizie, alcune delle quali dopo essersele date
di santa ragione! È il caso di quelle con Sampdoria e,
soprattutto, Fiorentina, uniche di quel periodo ancora vive e
vegete, ma anche con i granata del Torino e stranamente con i con
i giallorossi romani, ma con quest'ultimi ovviamente non durerà
molto.
Dietro allo striscione delle BG si muovono migliaia di persone, e
nella seconda metà dei turbolenti anni 70' la tifoseria gialloblù,
si fa notare non solo per il calore con cui segue la squadra, ma
anche per i numerosi incidenti che provoca sia in casa che fuori,
dove si presenta sempre massicciamente, con tamburi al seguito e
l'immancabile striscione per l'idolo Zigoni. In diverse occasioni
si và però anche oltre, nelle vicinanze dello stadio scaligero
viene trovato di tutto; nella gara contro la Juventus del marzo
77, sulla pista di atletica del "Bentegodi" viene
rinvenuta addirittura una bomba a mano, lanciata con ogni
probabilità, proprio dalla curva sud e, solo per una fortunata
coincidenza, la seconda "sicura" ha tenuto impedendone
l’esplosione.
La squadra chiude l'era del presidente Garonzi, vittima anche di
un sequestro di persona e scivola in B, il Bentegodi si svuota,
curva compresa. Solo lo zoccolo duro rimane a sostenere una
squadra che rischia addirittura la retrocessione in C. Il discorso
non cambia nemmeno nel campionato seguente e la curva si spopola
sempre di più, il campionato di serie cadetta 1980-81 registra il
minimo storico di abbonati solo 2.900. Per la tifoseria scaligera
e per le B.G. è il momento di un cambio generazionale.
Arriva Bagnoli in panchina, la formazione gialloblù risale in A,
creando nello stesso tempo nella squadra lo zoccolo duro per la
conquista della scudetto, istaurando con la tifoseria un rapporto
che con il passare delle giornate diventa molto stretto, fino a
quasi ad arrivare ad una vera e propria simbiosi. Nel campionato
80-81, le B.G. rifioriscono, presentandosi in 5.000 unità a
Rimini e con esse anche gli scontri. La curva veronese, prende a
caratterizzarsi in maniera diversa rispetto al passato, in maniera
più aggressiva, divisa in molti gruppi minori, ma assolutamente
compatta nel nome del tifo e progressivamente tenderà sempre più
a destra, cosa che negli anni 70' nonostante la presenza di gruppi
schierati dichiaratamente dal punto di vista politico, era
riuscita in qualche modo a conservare una formale apoliticità.
Agli inizi degli anni ’80, nella sud compaiono espliciti simboli
politici; dal 1983 appaiono in curva gli striscioni del “Verona
front”, gruppo vicino ad aderenti al fronte della gioventù e
della “gioventù scaligera”, mentre si moltiplicano le
bandiere provviste di croci celtiche e talvolta addirittura di
svastiche. L’anima della curva però, come già detto, si
presenta molto composita e accoglie anche, se pure in fortissima
minoranza gruppi di sinistra come i “rude boys”.
Gruppi diversi molto eterogenei, ma sempre compatti nel sostenere
l'Hellas Verona ovunque vada, e negli stadi riecheggia il mitico
coro, poi copiato un pò da tutti "in ogni posto che andiamo,
tutti ci chiedono, chi noi siamo, glielo diciamo, chi noi siamo.
Brigate, brigate, gialloblu! Siamo l’armata del Verona e nessun
ci fermerà, noi saremo sempre qua per restare in serie A il
Verona è la squadra del mio cuor!”.
Molti dei nuovi entrano in curva, esattamente con lo spirito con
cui si entra volontari in un battaglione di Marines, con forte
propensione allo scontro fisico con le tifoserie avversarie; e
questo diventerà per molti il motivo principale di adesione alle
BG. Già nel campionato 1981-82, che riporta i gialloblù in Serie
A, la curva veronese aveva ricominciato a far parlare, per le
intemperanze degli ultras, ma è a partire dalla stagione 1982-83
che l’immagine di tifoseria dura, prende il sopravvento su tutto
il resto. Gli scontri iniziano già alla prima di campionato
contro l’Inter e proseguono fragorosamente per tutta la
stagione, culminando nella semifinale di andata di Coppa Italia,
nel giugno 1983, contro il Milan.Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua vena
colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in particolare quelle
"scozzesi" a scacchi giallo-blu, spariscono invece i
tamburi, mentre per qualche tempo prende piede la moda di
presentarsi in curva con la maglia della squadra, di stile
prettamente anglosassone. La particolarità, dirompente del
periodo, inizia ad essere il tratto goliardico, a tratti veramente
demenziale, che in alcune occasioni diventa cattivo, con cui le BG
accolgono i tifosi e le squadre avversarie. Alcune volte si và
anche un passo oltre.
Il campionato 1982-83 passa alla storia, per la contestazione
beffarda al giocatore peruviano Uribe, del Cagliari, con lancio di
banane. per una partita a Como, le B.G. arrivano con pinne,
maschere da sub, materassini e paperelle ed altri animali
gonfiabili. Per una trasferta a Firenze, ad un certo punto
spuntano dei remi dai finestrini dal pulman delle BG, facendolo
sembrare una nave vichinga; le carote gettate ai tifosi udinesi al
grido di “buon appetito conigli!” con 6.000 veronesi al
seguito che formano un unico serpentone in autostrada, sono solo
alcuni degli episodi ormai entrati nella storia ultrà del nostro
paese e fanno delle Brigate un gruppo "di rottura"
anticipando i costumi ultras italiani degli anni a seguire.
Famosi rimarranno i mitici striscioni rivolti ai napoletani
"Benvenuti in Italia", "Lavatevi", "Forza
Vesuvio" che in ogni partita contro i campani ed in genere
contro le squadre meridionali, verranno sempre rinnovati e
ripresentati. Striscioni, che hanno tutt'ora una forte eco.
Nascono sempre in questo periodo sottogruppi come "Gruppo
Onto Golosine" e "TartaN Army". Prende anche il
sopravvento lo stile casuals sullo stile, mutuato dagli "Headhunters
Chelsea", sulla cui scia realizzarono il biglietto da visita:
"Complimenti, hai appena conosciuto le Brigate Gialloblù",
che lasciavano dopo ogni scontro.
E come non ricordare di questi anni l'altro sottogruppo epico:
"A.S.U." letteralmente "Associazione Stalle
Umane", formato da personaggi fuori controllo, dediti a
scorribande con atteggiamenti volutamente animaleschi, sullo stile
hooligan inglese ed uso smodato di alcool in tutte le sue forme,
vino e "sgnappa" su tutto. Riprendendo come non mai il
motto "Veronesi tutti matti".
Sempre nei primi anni '80 nascono altri gruppi Ultras che
affiancano le Brigate, il loro nomi sono: Gioventù Scaligera,
Vecchia Guardia, Inferno Gialloblù e Verona Front. Con gruppi che
arrivano dal Trentino, basso bresciano e mantovano.
A Belgrado il 28 Settembre 1983, c'è anche il battesimo europeo
per gli scaligeri, in uno stadio certo non facile, sono migliaia i
sostenitori gialloblù, che si fanno sentire, per la gara di Coppa
UEFA, contro la Stella Rossa. Quindi trasferta di 5.000 unità a
Graz in Austria, dove praticamente il Verona gioca in casa.
Questi sono gli anni d'oro per le Brigate, il tifoso scaligero in
generale e l'Hellas di Bagnoli, Fanna, Brigel ed Elkjaer che 12
Maggio 1985 davanti ad oltre 10mila tifosi scaligeri vince a
Bergamo, il suo primo e finora unico scudetto. Stagione in cui
trovare un buco al "Bentegodi" è praticamente
impossibile, non solo ultras e tifosi organizzati, ma donne, tante
e bambini, riempiono con orgoglio l'impianto scaligero,
identificandosi al massimo in quella squadra, che in campo mette
sotto Juve, Milan, Inter, Sampdoria e soprattutto il Napoli di
Maradona.
Il 18 Settembre 85, Bentegodi esaurito per la gara di Coppa
Campioni, contro il Paok Salonicco e massiccia presenza scaligera
in Grecia; lo stadio è più che esaurito in ogni domenica, ma per
ironia della sorte i tifosi gialloblù, non potranno partecipare
alla partita di Coppa, contro la Juve a Torino, perchè il vecchio
comunale è squalificato, per i tragici incidenti dell'Hysel. I
42.500 posti di capienza dello stadio "Bentegodi",
risultano spesso insufficienti, per il calore e la passione della
tifoseria gialloblù.
Sul fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si registrano
alcuni cambiamenti, viene stretto un patto con gli interisti,
inversione di tendenza rispetto alla regola che non prevedeva
amicizie con le squadre considerate "grandi": nel 1986,
si registra "un insolito", per la tipologia della
tifoseria, gemellaggio con i leccesi, mentre nll’88, i tifosi
del Torino rompono il gemellaggio più che decennale.
Nel 1986 ci sono diversi incidenti, con il centro di Como,
che in pratica viene devastato dal passaggio degli ultras gialloblù,
con altri gravi incidenti in altre città che portano ad un forte
attrito con la società scaligera. Contrasti che esplodono
definitivamente nel dicembre 1986 dopo che gli ultrà veronesi
mettono letteralmente “a ferro e fuoco” Brescia, con
oltre un migliaio di veronesi presenti già in città dalla
mattina, nella "speranza" di trovare gli ultrà
locali. La mancata presenza degli storici rivali innesca la furia
dei gialloblù; la zona della stazione, il viale che porta al
Rigamonti e le vie adiacenti vengono distrutte, con cassonetti
dati alle fiamme, bar devastati, passanti aggrediti, abitazioni
danneggiate e per "gradire" violenti scontri con le
forze dell’ordine, che cercano invano di mettere un minimo
d'ordine.
La dirigenza del club scaligera reagisce duramente: Chiampan
minaccia di ritirare la squadra dal campionato, proponendo la
schedatura sistematica dei brigatisti, mentre l'allora sindaco
Sboarina medita di chiudere la curva o di far giocare il Verona a
porte chiuse. I fatti di Como e Brescia finiscono sul tavolo della
Procura della Repubblica di Verona che inizia ad indagare su
eventuali connessioni tra la curva veronese e gruppi locali di
estrema destra. La polizia effettua centinaia di perquisizioni e
il 1 Febbraio 1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con
l’accusa di “associazione a delinquere”. Si tratta di
un’accusa gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso
di calcio viene trattato alla stregua di un criminale vero e
proprio.
La Curva Sud si schiera in massa con gli ultrà arrestati: in
occasione della partita contro la Roma, nella zona centrale della
Sud rimane soltanto lo striscione “non 12 ma 5000 colpevoli”.
Il significato della presa di posizione è abbastanza chiaro: gli
ultrà arrestati saranno anche dei teppisti, ma processarli per
associazione a delinquere è del tutto fuori luogo, almeno secondo
i colleghi brigatisti. E' comunque chiaro che parte degli ultrà
che si riconoscono nelle BG sfuggono al controllo dei “capi ed
ogni occasione e buona per degli scontri.
Come nell'occasione in cui il Mantova si presenta al campo
Bottagisio, per affrontare il Chievo; centinaia di tifosi della
Curva Sud, si presentano solo per affrontare gli storici rivali
mantovani. Altro episodio sul genere si verifica nel basket,
quando al Palazzetto dello sport, arriva una delle due squadre
bolognesi, con molti tifosi al seguito.
Tornano a girare l'Europa nella stagione 87-88, in sempre in Coppa
UEFA, dove i gialloblù arrivano ai quarti di finali, venendo
eliminati, non senza recriminazioni dal Werder Brema. Memorabili
per le B.G. & co. le trasferte a Stettino in Polonia, quando
c'era ancora la cortina di ferro, il muro cadrà due anni dopo.
Utrecht in Olanda, con incidenti notevoli con i padroni di casa e
la polizia, quindi in Romania a Bucarest contro lo Sportul
Stundentesc.
Nel periodo nella curva scaligera, compare il primo bandierone
copricurva, con il nome dello sponsor della squadra la Canon.

Negli anni a seguire, il magico gruppo di Bagnoli si polverizza,
con l'Hellas che scivola mestamente in B, nella stagione 89-90,
mentre nelle B.G., prevale sempre di più il volto ideologico,
facendo svanire in parte la sua originalità e goliardia.
Agli inizi degli anni 90' i diffidati gialloblù sono più di un
centinaio e tutta la tifoseria scaligera è "sorvegliata
speciale". L’impiego sempre più massiccio delle forze
dell’ordine però, non frena gli ultrà veronesi che
imperversano negli stadi della cadetteria nel vittorioso
campionato 1990-91. Il ritorno in serie A coincide con nuovi
disordini e nuove diffide. La curva veronese è costantemente al
centro dell’attenzione dei mass-media.
Il presidente Mazzi, la stampa in generale, non ultimo il prefetto
di Verona accusarono violentemente le B.G., che risposero con
l'auto-scioglimento, per non dover rendere conto alla polizia del
comportamento di ogni tifoso veronese; la curva scaligera la
domenica successiva resterà vuota, per ricordare la sentenza che
vide poi le B.G. condannate come associazione a delinquere ed alla
valanga di diffide piovute nel dopo Cesena - Verona, altro momento
critico nella storia delle Brigate. Si arriva così al fatale 14
novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20 anni, le BG
annunciano il loro auto-scioglimento in accordo con tutti i gruppi
presenti nella sud. I vertici dello storico gruppo si dicono
stanchi di tanto accanimento nei loro confronti: non possono
essere il capro espiatorio per problemi di ordine pubblico che
travalicano il tifo sportivo e, in particolare, non possono
rendersi responsabili di ogni individuo che porti una sciarpa
gialloblu al collo. In occasione della partita Verona-Genoa, le
ringhiere della curva sud, dopo 20 anni, restano desolatamente
vuote.
I gemellati fiorentini, nella prima partita in casa dei viola,
ricorderanno le Brigate Gialloblù, con una bellissima
coreografia, che prendeva tutta la Curva Fiesole, formata da uno
sfondo giallo e le lettere B e G in blù, con uno striscione che
recava la scritta: "Ventanni di storia, non si
cancellano....Onore alle B.G.".
Come scrisse Silvio Cametti, l'autore dello splendido "I
guerrieri di Verona" oramai introvabile nelle librerie, le
Brigate Gialloblù sono state croce e delizia per la città, la
provincia veronese e la tifoseria scaligera in generale.
Aggregando centinaia di giovani che hanno provato motivazioni,
emozioni forti e trasgressioni dietro quelle storiche insegne BG
'71, che venivano prima anche dell'Hellas "Siamo i tifosi
delle Brigate" precisavano. La particolarità delle BG e'
stata quella di diventare il gruppo più avversato e guardato
d'Italia da qui la frase, contro i compromessi:"Noi odiamo
tutti", senza mai lasciarsi trasportare dai successi.
Gli anni '90 con l'Hellas tra la Serie A e la Serie B, la scena
anche nel tifo è altalenante, non ci si può dimenticare del
gruppo "I Febbraio", così denominato dal giorno in cui
le B.G. vennero dichiarate associazione a delinquere, composto da
ex membri delle Brigate Gialloblù e posizionato nei distinti.
Dopo lo scioglimento ufficiale, alcuni membri della la vecchia
guardia, ripreso in mano la curva, pensando di riaprire un'altra
pagina storica. Nell'estate del 1996, la Curva Sud torna alla
ribalta, per l’incresciosa “impiccagione” di un manichino
nero, raffigurante un calciatore di colore
Ferrer, che doveva arrivare nelle fila gialloblù, e poi saltò. Episodio
riconducibile a pochi elementi, certamente non condiviso dalla
maggioranza degli ultras
e della tifoseria in generale.
Dopo un lungo periodo di sbandamento in cui comunque l'Hellas non
viene mai abbandonato ma sempre seguito anche se in modo non
totalmente organizzato, entra in scena nei primi mesi del 1999 la
"Banda Loma" che rivoluziona il tifo veronese e rompe i
gemellaggi con Lecce e Inter e in questo periodo si arriva alla
spaccatura interna con le ex Brigate.
Nella stagione 2000-01 dopo la retrocessione del Hellas in Serie
B, si sono risollevati a fatica, dopo una crisi interna come tutto
il movimento Ultras italiano, e nonostante i molti dissidi interni
anche dopo la recente retrocessione in C1 partendo la passione per
questi colori e con un impostazione più spontanea.
Esponenti di spicco degli anni d'oro sono rimasti ancora per un
certo periodo in sud a Verona dietro le insegne B.G., lanciando di
nuovo una moda estetica del tifo "all'Inglese" di cui si
fanno progenitori almeno in Italia. Tra i gruppi da segnalare
anche gli elitari "Lake Zone", presenti al "Bentegodi"
da anni, provenienti della sponda veneta del Garda, che si
autodefiniscono "gli ultimi dei romantici
Sono scompare le mitiche Brigate Gialloblù, ma non certo lo
spirito che si sono portati dietro per decenni. Il loro stile
britannico, presente sin dalle origini, si ripresenta nel nuovo
look della curva veronese, che ricalca le sides d'oltremanica, con
stendardi a due aste e "pezze", lanciando una nuova
tendenza estetica e anticipando una modalità spontanea
nell'incitamento.
Malgrado in molti chiedono il ritorno delle BG al timone, questo
non e' accaduto, ma sono tornati esponenti di spicco degli anni
d'oro e si continua ad usare quella dicitura. Ci sono ancora le
correnti, Banda Loma ed ex BG. L'originalità' degli Hellas Fans
non e' quella di una volta, ma c'e' ancora la voglia di stupire,
come in una recente trasferta a Crotone, quando scesero dai
pullman vestiti da sceicchi, lanciando alla popolazione locale,
rotoli di carta-moneta, ovviamente falsi. Oppure come nel corso di
questa stagione, quando prima dell'incontro interno con la
Cremonese, il vero divertimento fu "il funerale",
organizzato in curva, con tanto di corteo dietro una croce
cantando "Io risorgerò". Nell'ultima gara contro il
Foggia, contestazione al proprietario Arvedi, con il lancio da
parte di tutto lo stadio, di banconote false, in risposta alle
ultime uscite del presidente.

Verona
annata in corso
Con la nuova gestione della curva nei primi 2000 molte amicizie
sono state riviste, ma resta solido il gemellaggio con i
fiorentini e le amicizie con doriani, laziali, triestini ed una
parte coi Furiosi del Cagliari.
Diverse le associazioni di clubs e centro coordinamento gialloblù,
a cui fa capo la tifoseria organizzata, che raccoglie
simpatizzanti non solo a Verona città e provincia, ma anche
fuori, con fans anche all'estero, che si ritrovano in varie
associazioni. Da diversi stagioni c'è però da registrare
una netta frattura, tra gli esponenti dei club ed il resto della
tifoseria scaligera. In questo campionato sono 9.635 gli abbonati
ai gialloblù, uno dei record per la categoria, mentre le presenze
medie nell'impianto veronese si attestano attorno alle 11.800 unità.
La gara di andata per gli spareggi salvezza contro la Pro, ha
fatto registrare il record di sempre per una gara di play-out, con
15.000 spettatori.

Verona
- Pro Patria, andata play out