LA PROSSIMA AVVERSARIA

 
 

HELLAS VERONA

F.C. 1903

 

Hellas Verona Football club spa (1903)

Colori sociali: maglia blu con bordi gialli, calzoncini blù, calzettoni blu con bordo giallo 

Sede via Leone Pancaldo, 68, 37138 Verona

Stadio "Marc'Antonio Bentegodi", Piazzale Olimpia, 37138 Verona.Dimensioni (105 x 68) - Capienza 39.211

Verona 262.500 abitanti - totale provincia di Verona 838.000

Abbonati 9.635

QUADRI DIRIGENZIALI


Amminstratore unico: Conte Pietro Arvedi D'Emili
Direttore sportivo: Riccardo Prisciantelli
Segretaria: Nicoletta Manfrin

Direttore amministrativo: Pierluigi Marzola

Relazioni esterne: Simone Pulifiato 
Allenatore: Davide Pellegrini sub. alla 7^ a Franco Colomba

Allenatore in 2^ e prep. portieri: Dario Marigo
Prep. atletico: Oscar Berti

 

GLI ULTIMI CINQUE CAMPIONATI

 

2002-03 Serie B 13° posto - All. Alberto Malesani
2003-04 Serie B 19° posto - All. Sandro Salvioni poi Sergio Maddè 
2004-05 Serie B 7° posto - All. Massimo Ficcadenti
2005-06 Serie B 15° posto - All. Massimo Ficcadenti
2006-07 Serie B 19° posto - Retrocessa in C1, dopo spareggio con lo Spezia - All. Ficcadenti poi Ventura

 

IL CALCIOMERCATO

 

ARRIVI: Morante (a-78) e Iovine (c85- Sambenedettese), Cecchini (p86 Cisco Roma), Hurme (Fin. d86) e Politti (d87-Udinese), Martinelli (d70-Torino), Herzan (c81-Lecce), Cissè (a88-Atalanta), Pastrello (a84-Poggibonsi), Ikavleski (Bel. 88-Red Stars), Di Giulio (c72-Gallipoli), Morabito (d78-Reggina).

PARTENZE: Mazzola (c69-Lugano), Pulzetti (c84-Livorno), Gervasoni (d82-Bari), Cutolo (a83-Cisco Roma), Guarente (a85-Atalanta), Iachemet (d87-Carpenedolo), Laner (c84-Pro Sesto), Perticone (d86-Cremonese via Milan), Anaclerio (a81-Perugia), Akangunduz (A.a 82-Ried), Foderaro (a84-Viterbese), Pedrelli (d86-Venezia).


LA  ROSA 2007-08


 
Portieri: Cecchini (86), Franzese (81), De Andrade (82)

Difensori: Castellan (88), Comazzi (79), Hurme (Fin.- 86), Mancinelli (82), Martinelli (70), Morabito (78), Politti (87), Orfei (76), Sibilano (78)

Centrocampisti: Corrent (79), Dianda (87), Di Giulio (72), Ferrarese (78), Giraldi (89), Greco (89), Herzan (87), Iovine (85) 

Attaccanti: Cissè (88), Cossu (80), Da Silva Barbosa (Bra 78), Ikavleski (Bel. 88), Morante (79), Pastrello (84), Vriz (88), Zeytulayev (Uzb-84)

 

I BIGLIETTI PER VERONA - PRO PATRIA




POLTRONISSIME Euro 20,00 Rid. 15,00O
POLTRONE Euro 15,00 Rid. 10,00
TRIBUNA SUPERIORE OVEST Euro12,00 Rid. 5,00
CURVA SUD esaurita
CURVA OSPITI Euro 10,00 con prenotazione ticket-one 1,20 Totale 11,20

Ridotti: Donne, Under 16 Over 60)

Under 14 ingresso gratuito

 

VERONA - PRO PATRIA

Spiace vedere il Verona, in C1, spiace ancora di più tornare dopo quart'anni al "Bentegodi", per giocarsi una partita da bassa classifica. Certo nei nostri desideri c'era la voglia di tornare, ma in una categoria superiore, cosa che non dispiacerebbe affatto ad entrambe le tifoserie. 

Partita da prendere con molta, ma molta attenzione, dopo i due capitomboli con le altre due venete, Venezia e Cittadella, in cui la Pro aveva anche giocato bene, ma è stata punita da disattenzioni che sono risultate fatali, specialmente quella contro i lagunari.

Verona che viaggia sull'orlo dell'abisso, pagando le precedenti gestioni scellerati di Pastorello, con il Conte Arvedi, attuale proprietario che cerca di tenere in piedi la baracca in qualsiasi maniera, ma la situazione sembra purtroppo più grave del previsto.

Gialloblù che da due gare presentano in panchina il varesino Davide Pellegrini, subentrato a Franco Colomba, esonerato dopo una sconfitta in trasferta, maturata al 94', in 9 contro 11, scontrandosi così da subito con la dura realtà della categoria, specialmente in un campionato tosto come quest'anno, dove c'è molto livellamento verso la fascia medio-alta, con squadre organizzate e che bene o male presentano un pò tutte giocatori di spessore, alcuni anche dai curriculum più che ottimo.

Compagine di grande blasone e dal passato glorioso, l’ormai ex prima squadra di Verona è scivolata lo scorso giugno in terza serie dopo ben 66 anni ininterrotti di A e B e a conclusione di un vero e proprio “annus horribilis” dello sport scaligero. Campione d’Italia nella stagione 1984-85 e ancora oggi nei ricordi simbolo di un calcio diverso e lontano dal business moderno, anche nella storia più recente, durante la gestione del poco amato Giambattista Pastorello. Adesso, dopo il miracolo rimasto incompiuto da Giampiero Ventura la scorsa stagione, squadra, società,  nella figura del presidente Pietro Arvedi e soprattutto una città intera devono ripartire dal punto più basso e di una storia centenaria e scudettata.

Inizialmente con l'esperto Franco Colomba, la squadra scendeva in campo ultimamente con il 4-1-1, anche se inizialmente aveva provato il 4-3-3 ora con Pellegrini le carte si sono mescolate e non ha esitato a fare fuori i nomi importanti della rosa, per dare spazio ai giovani del vivaio, che conosce bene, ed uno di questi Vriz, figlio del bomber del Verona ed Udinese anni 70 e 80, gli ha regalato i tre punti con la vittoria in extremis contro la Ternana. Morante non ha ancora fatto gol, e per quello visto a Busto oppure da avversario con Prato ed Albinoleffe non è affatto una novità; giocatori come Ferrarese, Corrent, Di Giulio, Cossu, quelli che dovevano fare la differenza visto che sono tra quelli più pagati, sono finiti in panchina, in tribuna oppure a giocare nella Berretti.

Il match contro la Pro, è considerato uno spartiacque per i gialloblù, con il proprietario Arvedi, che in settimana si è fatto sentire con una conferenza stampa, prendendosi tutte le colpe della situazione, ma cercando di dare uno scrollone all'ambiente, dopo l'ennesima sconfitta in quel di Foggia. Cercando una tregua con i tifosi, che sono sul piede di guerra, con i gialloblù nella posizione più bassa della loro storia, con il penultimo posto in C1, con cinque punti in classifica dopo nove giornate.

Ovvio che i tigrotti, siano attesi al varco, considerato che sono a quota 10, con la speranza sulla sponda dell'Adige, di portare nel calderone proprio i biancoblù, ma dovranno fare a meno del secondo portiere Franzese e del centrocampista Iovine squalificati, e probabilmente anche dei difensori Martinelli (ex Alzano e Torino), Mancinelli, Morabito e Cattelan, alle prese con degli infortuni.

Il nuovo tecnico Pellegrini, ha cambiato modulo, passando al 4-3-3, che vede il brasiliano Rafael in porta, in difesa Comazzi (ex Milan e Lazio) a destra, Sibilano (esordiente in A con Fascetti nel 1997 proprio nel Verona) e Orfei ex Salernitana, suo uno dei cinque gol della squadra, al centro, Morabito se recupera a sinistra, altrimenti  potrebbe andare uno tra il finlandese Hurme o Polizzi, entrambi arrivati dall'Udinese, entrambi giovanissimi.

Centrocampo, reparto tutto da decifrare. Ci dovrebbe essere Giraldi in cabina di regia o tornerà il più esperto Di Giulio ?? Questo è il primo dubbio. Herzan titolare a Foggia, non ha convito ed in pole position c’è l'esperto Nicola Corrent (79), nato a Verona, con molta esperienza in A e B, con Monza, Salernitana, Como, Modena, Ternana, ma scalpita Dianda. Sembra scontato il ritorno di Claudio Ferrarese sulla fascia, dopo aver saltato l'ultima trasferta per influenza, con la conferma di Greco sulle fasce, del tridente offensivo mentre potrebbe cambiare il punto di riferimento centrale con l'ex Morante (la stagione scorsa 18 reti, con diversi rigori in 31 gare a San Benedetto del Tronto nell'altro girone), al posto del brasiliano William Da Silva (29 anni, 2 gol in cinque partite fin ora). L'atalantino Cissè dovrebbe partire dalla panchina. Per una squadra, che mostra qualche buon fraseggio in mezzo al campo, ma quando deve accelerare o dare profondità al gioco fa enorme fatica.

Quello che la Pro ad aspettarsi al "Bentegodi", potrebbe essere una squadra di gladiatori con il coltello fra i denti fin dal primo minuto, sospinti da almeno 11.000 spettatori. Ma l'aria della contestazione potrebbe già arrivare prima della gara, e potrebbe essere un'arma a doppio taglio e potrebbe bloccare del tutto la testa e le gambe dei veronesi.

Verona che in casa ha disputato quattro incontri, ne ha vinto uno solo con la Ternana al 94', pareggiato uno con la Pro Sesto e persi due con Cittadella all'esordio e con il Venezia alla 6^ giornata; al Bentegodi ha segnato due reti e subite tre. Complessivamente i gialloblù presentano il peggior rendimento interno con quattro punti all'attivo, come la Paganese, il terz'ultimo attacco del girone con cinque reti realizzate, una in più di Pro e Ternana, la terz'ultima difesa con 11 reti al passivo, come Foggia, Pro Sesto e Sassuolo, peggio solo Cavese 12 e Paganese 14.

La Pro, non vince dalla quarta giornata quando ha espugnato Cremona, con la rete di Gasparello in avvio e non batte i gialloblù in casa, dal campionato di Serie B, 62-63, quando s'impose per 1-0. 

 

LO STADIO

L'attuale stadio veronese è intitolato al Dott. Marcantonio Bentegodi, veronese doc, vissuto nell'800, che è tuttora considerato uno dei pionieri dello sport in Italia, spingendo sempre più giovani ad interessarsi all'attività fisica.

Fu uno dei promotori già nel 1868, di una polisportiva comunale; dispose nel suo testamento una parte dei redditi del suo patrimonio fosse destinata all'insegnamento della ginnastica e della scherma". Nel 1877, venne costituita, l'istituzione comunale di ginnastica e scherma Marcantonio Bentegodi, con una vera e propria fondazione sportiva, attiva ancora adesso.

L' impianto, prese il posto del vecchio stadio, situato proprio in centro, nella zona di Piazza Brà, nell'area dove si trova l'attuale parcheggio dell'Arena. Venne inaugurato nel corso del campionato 1963-64, con i veronesi in Serie B, in una gara molto sentita, il derby contro il Venezia nel dicembre del 63; capienza al tempo di circa 40.000 spettatori, portati negli anni seguenti a 42.500 unità. L'impianto scaligero si presentava, le tribune posizionate su tre differenti livelli, una pista per l'atletica a divedere il campo dai tifosi, oltre alle pedane per il salto il lungo. Una particolarità del tempo dello stadio veronese, fu la presenza di vetrate lungo quasi tutto il secondo anello, formato da pochi gradini, che teneva riparati gli spettatori, come negli attuali palchi-box moderni.

Inizialmente venne ribattezzato dai veronesi come "stadio dei quarantamila" o anche "stadio del miliardo", alludendo rispettivamente, al numero degli spettatori e alle spese, elevate per erigerlo.

Il "Bentegodi", appariva sin da allora come uno degli stadi più belli d'Italia, tanto da sembrare quasi eccessivo per una formazione era in quegli anni abituata a stazionare nella serie cadetta, senza particolari ambizioni. A metà degli anni 70' divenne il primo stadio italiano, a disporre per le tifoserie in trasferta la curva opposta, a quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con debita distanza dalle mitiche Brigate Gialloblù.

Praticamente esaurito, nell'anno dello scudetto di Bagnoli, con le mitiche Brigate Gialloblù presenti nella Curva Sud.

In occasione dei Mondiali di calcio di Italia 90', vennero apportati dei lavori di miglioramento ed ampliamento, vennero tolte le vetrate, sul secondo anello, quindi sono stati coperti tutti i settori, con la creazione di una tettoia che sporge per tutto il perimetro dell'impianto, attualmente è omologato per 39.211 spettatori.

Il record di presenze nell'impianto, è ovviamente nell'anno dello scudetto, nella gara contro il Milan, all'11^ giornata, il 2 Dicembre 84, quando ci furono 48.600 spettatori di cui 31.093 paganti più 17.545 abbonati. Attualmente il "Bentegodi" si presenta come uno degli impianti più funzionali d'Europa; per capienza è il decimo d'Italia.

La Pro Patria, ci giocò la prima volta il 19 Gennaio 1964, nel campionato di Serie B, con i biancoblù che schieravano tutti ragazzi di Busto e dintorni, cresciuti nel vivaio che vedeva in porta Umberto Provasi, in difesa Pippo Taglioretti, Giancarlo Amadeo e Signorelli, a centrocampo Lello Crespi, Vittorino Calloni, Franco Rondanini ed in attacco Enrico Muzzio e Carletto Regalia.

Bruno Bolchi e Gipo Calloni con la maglia del Verona, nella stagione 1963-64 

Verona che contrapponeva tra i pali Ciceri, linea difensiva con Carletti, Cappellino e Peretta, in mediana Savoia e Zeno, l'ex Bruno Bolchi ed in attacco con il veronese doc Maioli, Gian Piero Calloni, bustocco del rione dei Frati, cresciuto nella Pro, il quale per un anno vestì la maglia degli scaligeri, prima di tornare a vestire la maglia della Pro, per diventare uno degli attaccanti più amati dai tifosi biancoblù.

Fu una partita tutta bustocca, terminata sull'1-1; infatti al vantaggio biustocco di Muzzio, tanto per cambiare, rispose per i gialloblù proprio Gipo Calloni.

Ultima volta contro il Verona al "Bentegodi", fu nella stagione 65-66 sempre in Serie B, alla 23^ giornata, il 27 Febbraio 66, con vittoria dei padroni di casa di misura.

In realtà l'ultima volta della Pro, nell'impianto scaligero, fu nella stagione 78-79 campionato di C2 girone B, quando alla 5^ giornata di ritorno affrontò l'Audace San Michele Extra, ai tempi secondo squadra di Verona, in una gara giocata di sabato pomeriggio e terminata 0-0.

Inoltre da Verona, è assente dalla stagione 87-88 sempre C2/b, quando perse 1-0, con il Chievo, proprio all'ultima giornata, ma questa questa partita venne disputata nel primo impianto dei clivensi il "Bottagisio".

Come raggiungerlo

 

Autostrada A4 BRESCIA - VERONA
Uscita Verona Casello VR Nord: circa 6 minuti in auto
Uscita Verona Casello VR Sud: circa 12 minuti in auto

 

UNO SCUDETTO, E' PER SEMPRE...



Potevamo tranquillamente raccontare la storia del sodalizio scaligero, dalla sua fondazione, agli inizi del secolo scorso, quando un gruppo di studenti del Liceo classico "Maffei", fonda l'Hellas, con il nome suggerito da un professore, passare alle gesta di Sirena, Maddè, Zigo-zago-Zigoni, Pizzaballa, di Ginufi, Nanni, Busatta, Bachlechner, arrivando a Dirceu, Caniggia, Troglio, Frey, Laursen, fino all'incredibile ultima retrocessione dalla Serie A, al termine della stagione 2001-02 con il veronese Malesani in panchina ed in campo gente che si chiamava Adailton, Colucci, Cossato, Cannavaro II°, Ferron, Mario Frick, Adrian Mutu, Salvetti, l'ex tigrotto Alessandro Mazzola, cresciuto nel vivaio biancoblù, oltre a ben tre futuri campioni del mondo, come Mauro German Camoranesi, Massimo Oddo ed Alberto Gilardino. Un pò come facciamo con tutte le avversarie della Pro, ma questa volta preferiamo soffermarci solo, sullo storico scudetto conquistato dai gialloblù di Bagnoli, nell'unica stagione in cui ci fu il sorteggio arbitrale totale guarda caso. Lasciando la storia del club scaligero per la giornata di ritorno.

L'Usvald dalla Buvisa, Volpati, Fontolan, Brigel, Garella, Di Gennaro, Fanna, Marangon, Tricella, Elkjaer, i primi nomi che vengono in mente di quella squadra che stravolse i soliti programmi delle grandi Juve, Milan, Inter ed in quel periodo anche Roma, Torino e Napoli.

Una squadra costruita nel tempo da Osvaldo Bagnoli, pezzo per pezzo, partendo dalla Serie B, nel campionato 81-82, che vinse piazzandosi al primo posto, quindi un 4° posto, e la prima storica partecipazione alla Coppa UEFA del club; sesto posto nella stagione 83-84, preludio allo scudetto del 1984-85.

Osvaldo Bagnoli


Un Verona, che ricalcava in pieno i fasti del Lombardo-Veneto, perchè se la squadra era veneta a tutti gli effetti, con le mitiche Brigate Gialloblù a sostenerla, con canzoni e cori in madre lingua veronese, molto marcata era la matrice lombarda, anzi alto-milanese a tutti gli effetti. Su tutti Osvaldo Bagnoli, del quartiere Bovisa di Milano, già giocatore del Verona, sul finire degli anni 50, quindi a chiudere la carriera a Verbania sul lago Maggiore, dove un certo Pippo Marchioro, lo istrada per farlo diventare tecnico, facendo partire la sua carriera dalla Solbiatese, in Serie C dove lancia parecchi giovani.

Dalla Solbiatese, passano anche altre colonne del Verona scudettato, come il terzino Volpati, che in nerazzurro rimane cinque stagioni. Da Garbagnate, lo stopper Silvano Fontolan,  mentre il libero Tricella era di Cernusco sul Naviglio. Senza dimenticare Turchetta, che chiderà la sua carriera alla Gallaratese di Caravatti nel 1994-95 con 10 reti.

Nell'estate del 1984-85 a Verona arrivano Hans-Peter Brigel, tedescone di Germania, cingolato e corazzato ed il danese Preben Larsen-Elkjaer, centravanti di puro sfondamento, anch'esso cingolato e corazzato al punto giusto, ma con buona tecnica, che ben si integra con "Nanu" Galderisi.

Hans - Peter Brigel

 

All'avvio di stagione, nessuno si fila i veronesi di Bagnoli, nemmeno per sbaglio; tutti a guardare il Napoli che ha appena preso Maradona, l'Inter di Brady, Zenga, Bergomi, Muraro. La solita Juve del Trap, con Tacconi, Favero, Cabrini, Scirea, Tardelli, Platini, Paolo Rossi e Boniek, la Roma di Eriksson con Pruzzo, Graziani, Cerezo e Giannini; i viola di Giovanni Galli, Socrates, Monelli, Massaro, Gentile, Oriali. Torino con Radice in panchina, Dossena e Schachner, con un occhio attento anche alla Samp di Bersellini.

Alla prima di campionato, il 16 Settembre 1984, al "Bentegodi", si presenta il Napoli di Maradona, all'esordio nel campionato italiano, sicuro di vincere, con molta boria e supponenza in corpo. Hans-Peter Brigel, annulla Maradona, anzi, meglio lo cancella completamente dal campo. Al 26' porta in vantaggio gli scaligeri, per la gioia delle Brigate Gialloblù, nel periodo del loro massimo fulgore ed al 36' Galderisi raddoppia. Napoli e Maradona, zittiti e con loro tanta stampa che suonava come sempre la grancassa per i partenopei. Secondo tempo accorcia Daniel Bertoni al 58', poi ci pensa il regista dei gialloblù Di Gennaro ad un quarto d'ora dalla fine a sistemare il punteggio sul 3-1 finale. Si disse fuoco di paglia, in realtà gli uomini dell'Usvald avevano appena cominciato la loro cavalcata trionfale.

Domenica successiva, gli scaligeri sono di scena ad Ascoli, altro 3-1, con le solite firme a parti inverse e vetta solitaria della classifica a quattro punti, quando la vittoria valeva ancora due. Intanto Tricella, s'impone per classe e tempismo, nel ruolo di libero, Pierino Fanna da Moimacco, corre sulla fascia meglio di Jair, inebria gli avversari come Garrincha e nel caso non bastasse gli abbaglia con i due fanali verdi che si ritrova al posto degli occhi. 3^ giornata, derby del tutto del Triveneto con l'Udinese al Bentegodi, ed arbitro Agnolin da Bassano del Grappa. Terza vittoria di fila. Quarta tappa, il primo vero esame a San Siro contro l'Inter, 0-0 ed altro passo avanti, in attesa di affrontare la Juve dei big, per dare vita ad un lungo duello non solo in campo, che vedrà il suo zenith nella stagione successiva, con la sfida in Coppa Campioni. Bianconeri sconfitti per 2-0, nella ripresa in rete Galderisi, un'ex ed il solito Elkjaer. E via di questo passo vittoria in casa e pareggio fuori, con tutti a dire tanto crolla, tanto non ha ricambi in panchina. E il Silvano? Al Silvano, non piacevano i ciccioli, ma non faceva certo le coccole là dietro; chi passava di lì era per sbaglio, ringhiava silenzioso e metteva la museruola.....agli altri però. 10^ giornata scontro al vertice, i gialloblù ospitano il Toro, che li tallona di una lunghezza. Bagnoli contro Radice, allenatori vecchio stampo, di lingua meneghina. Vince l'Osvaldo per 2-1, Brigel e Marangon. Intanto Garella, dalla presa incerta, diventa Garellik, perchè le para tutte, nei modi più disparati, con i gomiti, testa, schiena, spesso e volentieri di piede...La sua specialità!!

15^ giornata, il primo stop arriva ad Avellino, e la domenica successiva la prima di ritorno pareggio a reti bianche a Napoli, con l'aggancio in classifica dell'Inter a quota 23, con Roma e Toro che seguono a 21, Samp a 20 e Juve 19. Tutti a dire adesso scoppia, invece no!

La marcia continua Ascoli superato per 2-0 in casa ed Inter distanziata di un punto, segue la travolgente vittoria esterna ad Udine per 3-5, dopo soli 20' minuti di gioco i gialloblù sono già sullo 3-0, con Brigel, Galderisi e Elkjaer. Nemmeno la Juve al Comunale, supera Bagnoli ed i suoi ragazzi alla 20^ giornata 1-1.Alla rete del vantaggio bianconero al 74' risponde due minuti dopo Di Gennaro. Incomincia l'allungo decisivo 3 Marzo 21^ di campionato, Verona - Roma 1-0, rete di Elkjaer al 75', ed Inter sotto di due punti. 

Preben Elkjaer

Si ma tutti a dire, con i primi caldi scoppiano. 22^  giornata, viaggio a Firenze e vittoria per 3-1, al vantaggio iniziale di Monelli all'11, rispondono gli scaligeri nella ripresa, con Fontolan e doppietta di Galderisi nel finale. Vantaggio sull'Inter +3, sulle terze cinque lunghezze. La giornata che segna la svolta decisiva è la successiva, la 23^ il 24 Marzo, Verona-Cremonese 3-0, soliti marcatori, tanto per gradire, Di Gennaro, Elkjaer e Hans-Peter. Le altre si azzuffano tra di loro, il Toro batte il Milan per uno a zero a San Siro, la Juve l'Inter 3-1, la Samp, pareggia a Como. Ora dietro c'è il vuoto, i più vicini sono i nerazzurri e granata a -cinque!!! Domenica seguente, Verona che pareggia contro i blucerchiati e le altre che si fanno i dispetti, vantaggio a + 6. Il Toro era sempre il Toro, ed il 14 Aprile infligge ai gialloblù la seconda sconfitta stagionale, 2-1 al vecchio Comunale. Gli avversari sembrano farsi sotto, ma ci pensa Pierino Fanna, a mantenere in carreggiata il Verona, alla 27^ giornata, ci mette la zampata giusta al 78' e batte la Lazio, avversarie che rimangono sotto di quattro lunghezze. Il 5 maggio, uhmm che data, c'è il primo scudetto-match-ball. A Verona è di scena il Como di Ottavio Bianchi, che cerca un punticino salvezza, e lo trova. Due giornate dalla fine Verona e Bagnoli a più quattro, praticamente scudetto in mano. Trasferta di Bergamo, con oltre 10.000 veronesi al seguito, per la pura e semplice realizzazione di un sogno. LO SCUDETTO !!!

Antonio Di Gennaro

 
Gli orobici, rivali storici dei veronesi, provano a rompere le scatole, vanno in vantaggio al 43' con Perico, otto minuti dopo, il solito Preben Larsen-Elkaer, mette le cose al posto giusto. Novantesimo triplice fischio di Boschi di Parma e Verona, Campione d'Italia. All'81' dentro anche il dodicesimo Spuri per Garellik. L'immagine che rimarrà indelebile è l'Osvaldo portato in trionfo, sotto una pioggerellina primaverile, con il suo giubotto grigio con la scritta Canon e il suo berretto a visiera blù. Porca miseria, guarda l'Usvald mal rid bel cuntent, al sà cà là fa grossa !!

Ultima giornata, 19 Maggio 1985, Verona - Avellino, l'apoteosi, la festa, il deliro per Verona squadra, città, provincia, per le Brigate Gialloblù e per tutti quelli che amano il calcio pulito. 4-2 agli irpini, ma il punteggio non conta, Fanna apre già al 9' di gioco, in avvio di ripresa Ramon Diaz porta sul 2-2 poi 61' rigore di Galderisi ed al 90' non poteva mancare la firma danese di Preben. 40.000 e passa persone in delirio e Verona in festa per giorni e mesi. Poi arriverà anceh la corsa in Coppa Campioni e UEFA, ma questa è un'altra storia.

Da rimarcare come nell'unico anno in cui ci fu il sorteggio arbitrale, i discussi Pieri da Genova, papà del nostro amatissimo Tiziano, per la cronaca ancora sospeso per Calciopoli, Lo Bello jr, Pairetto, Bergamo arbitreranno pochissime volte i veronesi. Quando si dice il caso....

Questi i quadri del Verona scudettato:


Presidente: Celestino Guidotti
Direttore sportivo: Emiliano Mascetti
Allenatore: Osvaldo Bagnoli
Garella (30), Volpati (30), Marangon I° (29), Tricella (29), Fontolan (28), Brigel (27), Fanna (29), Bruni (27), Galderisi (29), Di Gennaro (29), Elkjaer (23), Ferroni I° (20), Turchetta (16), Sacchetti (15), Donà (12), Marangon II° (3), Spuri (1) - All. Osvaldo Bagnoli


Galderisi 11 reti, Brigel 9,  Elkjaer 8, Di Gennaro 4, Marangon I° e Fanna 2, Fontolan, Bruni e Sacchetti 1.

 

Il Verona campione d'Italia

 

TIGROTTI, PER PENNA DI UN VERONESE

 

Ti ricordo con rabbia, Hellas Verona.

Io, nato tigrotto

nella selva dell’Alto Milanese

(erano giorni favolosi,

la Pro aveva unghie

al suo ruggito tremavano

tori, grifoni, zebre)

non ho dimenticato l’antico affronto.

La tigre dormiva sazia

In una macchia di sole:

tu giungesti nel pomeriggio, cacciatore

spietato e freddo come la canna

del tuo fucile;

un colpo e la Signora della foresta

giacque

nella macchia che s’oscurava

di sangue e di crepuscolo.

Ti ricordo con rabbia, cacciatore

vestito d’un maglione giallo e blu

e ora ti vedo

uccidere ancora

spietato e freddo come la canna

del tuo fucile,

e non pensi

che uccidendo concimi la rabbia

di un vecchio ragazzo che non dimentica

un pomeriggio lontano

quando s’oscuro il sole

e la selva fu nera di sangue.

Quanto qui citato è opera del bustese Virgilio Uberti Bona (1916-1970), poeta ed intellettuale di un certo rilievo, anche se quasi sconosciuto persino nella sua città, ed è dedicato alla squadra di Busto Arsizio, la Pro Patria, militante per dodici volte nel campionato di Serie A, più altre quattro quando la massima serei calcistica si chiamava Divisione Nazionle ed era divisa in due gironi. Come si evince ad una prima scorsa, l’occasione di una sconfitta interna contro i gialloblù dell’Hellas Verona, che dovrebbe essere quella relativa al campionato 56-57 in Serie B, diviene occasione per una profonda riflessione sulla vita e sulle sue delusioni, quasi un rito di passaggio dall’ adolescenza alla maturità. In questa sede la poesia – che pure mostra un variegato intreccio di citazioni più o meno palesi: da Osborne ad Hemingway e a Virgilio.

Si ha un linguaggio "sportivo", e più precisamente calcistico, di termini ed immagini che richiamano direttamente alla memoria pagine ed espressioni salgariane. A cominciare dal secondo verso, “Io, nato tigrotto”…. che inquadra ed imposta un ambito semantico e simbolico “la selva”, dove si svolge l’eterno conflitto tra forte e debole, cacciatore e preda. In un senso più ristretto, e in qualche modo ‘tecnico’, la Pro Patria nel suo complesso è paragonata alla tigre  (“Signora della foresta”), mentre “tigrotti” sono i componenti della squadra stessa e, per estensione, i suoi tifosi, come appunto l’allora giovane Virgilio Uberti Bona. Né è questa una invenzione del poeta, che anzi riprende una tradizione - come vedremo tra poco – precedente, che ha avuto largo successo ed è ancora fiorente, come ben sanno i cultori di Eupalla.

Come un ‘tornante’ che si rispetti, facciamo ‘la spola’ e ripercorriamo il campo verde delle ipotesi, trasferendoci di nuovo dal calcio alla letteratura, individuando l’origine della parola sin qui oggetto d’analisi.

Come conferma l’esperto Roberto Fioraso, il termine "tigrotti" compare per la prima volta ne "La tigre della Malesia" di Salgari, poi, naturalmente, è ripreso nell'edizione in volume Le tigri di Mompracem, con i pirati di Mompracem sono schierati davanti al loro capo e, si legge che  "Sandokan gettò uno sguardo di compiacenza sui suoi tigrotti, come amava chiamarli, [...]".


Evidentemente essi sono definiti "tigrotti" perché seguaci, amici, sudditi della Tigre della Malesia, ossia di Sandokan, il quale a sua volta definisce  i tigrotti "suoi figli.

Per quanto riguarda i motivi del passaggio, già il testo citato in apertura ci richiama ad una consuetudine sportiva, l’abbinamento squadra-animale simbolico (“la Pro aveva unghie / al suo ruggito tremavano / tori, grifoni, zebre”) è abbastanza comune e può essere attivato dai colori delle maglie e dalla loro speciale disposizione (le zebre sono così accostate alla Juventus, i canarini al Modena, le rondinelle al Brescia ecc.) o dalla ripresa di elementi presenti nello stemma cittadino (la lupa romanista, il biscione interista), così che il campionato spesso diventi un vero giardino zoologico reale e fantastico, con la presenza di tori, asinelli, grifoni, leoni, galletti, ecc. In tale contesto zoomorfo sorge l’equivalenza tigri-tigrotti=Pro Patria, dettata da due motivi probabilmente congiunti. Da un lato la caratteristica sopra accennata: la squadra di Busto indossa una maglia assai particolare, inconfondibile, ad ampie strisce orizzontali bianche e blu, alternate. Da qui la forte caratterizzazione ottico-cromatica che sin dagli ani venti induce i cronisti a definizioni quali “zebrati” e “bleu-cerchiati”.

Oltre alla zebra – peraltro già da tempo appannaggio della Juventus e dunque difficilmente estendibile ad una diversa compagine – la tigre è un altro animale che in qualche modo si può visivamente accostare per il suo manto alla casacca dei bustocchi. Ma, verrebbe da dire, perché proprio la tigre?  E' rilevata dal pionieristico lavoro, di Carlo Bascetta (Il Linguaggio sportivo contemporaneo, Firenze, Sansoni, p.101), il quale però registra il termine “tigrotti” semplicemente riferendolo alla Pro Patria senza tentarne una spiegazione. Possiamo forse abbozzarne una, ricordando che l’audacia ed il coraggio,  era delle caratteristiche di Sandokan e dei suoi pirati, accompagnata anche dalla forza, come recepisce e conferma il Grande dizionario della lingua italiana Utet (vol. XX, Torino, 2000), alla voce “Tigre” e, ugualmente, ma con l’aggiunta della componente giovanile, al lemma “Tigrotto”. Di quest’ultimo si introduce una specifica lettura sportiva, definendo tigrotto il “giocatore della squadra di calcio della Pro Patria (con riferimento alla maglia bianca a strisce orizzontali celesti)”, allegando come fonte una citazione giornalistica risalente al novembre 1948 che elogiava “l’impeto, l’ardore combattivo dei tigrotti”. Ecco dunque avvenuta, nel nome di Salgari, una sorta di fusione tra ragioni visivo-coloristiche e simboliche.

Resta solo da precisare, se è possibile, almeno per approssimazione, la data di tale conio linguistico. A fronte della proposta del Grande dizionario della lingua è infatti possibile proporre una fonte più autorevole, che consente peraltro di anticipare di parecchi anni la definizione salgariana, in qualche modo perfezionandola ed adattandola alla perfezione al nuovo specifico contesto agonistico. Per ritrovare il bandolo della matassa occorre, quasi circolarmente, di nuovo spostarsi tra Busto Arsizio e Verona, come già proponeva il testo iniziale. 

A conclusione del campionato 1930-1931, il quarto della Pro Patria in divisione nazionale, un grande del giornalismo sportivo, il veronese Bruno Roghi, pur in presenza di una stagione non particolarmente felice della Pro Patria (giunta in effetti quart’ultima), ne esaltava comunque lo straordinario carattere – in grado di sopperire alle carenze tecniche e ad un organico apparentemente inferiore alle altre concorrenti - e ufficializzava una volta per tutte la definizione di ‘tigrotti’. L’articolo, significativamente intitolato La ‘Pro Patria’ cuor di tigrotto e riportato sulla prima pagina de “La Domenica Sportiva”, il settimanale illustrato de “La Gazzetta dello Sport”, alla data 12 marzo 1931, merita la rilettura integrale, sia per la sua brillante prosa sia per la sapienza tecnica dell’autore. Lasciamo dunque la parola a Roghi, che ci invita ad un viaggio a ritroso nel tempo, quando il calcio era ancora, per dirla con Brera, “un mistero senza fine bello”:

              "Ci sono squadre che quando riescono a intrufolarsi nei ranghi della massima Divisione se ne stanno quiete per un pezzo. Ritemprano le energie consumate nel periodo della durissima battaglia per la promozione, si guardano attorno intimidite come un provinciale capitato in un salotto frequentato da conti e duchesse, si fanno piccine piccine per non farsi troppo notare. Hanno paura, dopo la gran fatica durata per vincere le riluttanze del maggiordomo che non voleva dare il passo alle intruse, di essere scaraventate giù dalle scale con una spinta più sprezzante che risoluta.

             La Divisione Nazionale, insomma, mette soggezione. E quando la squadra nuova arrivata  entra, con al sua toeletta sportiva dai colori sgargianti nel verde salotto delle altere compagne dal nobile casato e dalla luminosa tradizione, ha sempre paura di decifrare, sulle labbra degli spettatori, un sottile sorriso di ironia. Nel mondo calcistico ne uccide più il timore reverenziale che la classe; e la squadra matricolina deve sempre pagare all’emozione e all’inesperienza un obolo pesante.

            Questo discorso andrebbe benissimo se non ci fosse la “Pro Patria” a riderci su. Spingi e spingi, la “Pro Patria” riesce nel 1927 a qualificarsi per la massima categoria.

            Squadra di provincia, fresca di nomina, un serbatoio di goals e di punti per le squadre muscolatissime e titolatissime che militano nel suo girone: un “Bologna”, una “Juventus”, un’”Internazionale”, una “Roma”, un “Modena”...


            La “Pro Patria” debutta a Bologna: fa pari (1-1) e il goal lo segna lo studente Varglien. Due domeniche dopo va a Cornigliano: batte la “Dominante” e due goals li segna Reguzzoni. Due partite, due schietti successi, due giocatori il cui nome è ancora oscuro ma che con gli anni e le belle imprese convergeranno sulle gambe virtuose i fasci di luce della fama calcistica e, di conseguenza, i fasci di banconote delle società opulente.

            Si parla di una “Pro Patria” sbarazzina e bizzarra che, approfittando della disattenzione generale, ha scroccato di sorpresa i suoi primi successi. Saranno gli ultimi, alla distanza la squadra scoppierà. Alla distanza - durante quel girone di ritorno che stronca i novellini - la squadra lombarda sconfisse la orgogliosa e possente “Juventus”. Si dice: bella forza! Il campo dei bustesi è l’antro della tigre: chi ci si avventura ci lascia la pelle. Allora la “Pro Patria” va a Modena e vince, va a Roma e vince. Allora si delibera di conferire a questi giovinotti, una volta per sempre, la qualifica di “tigrotti”. Non si tratta del conferimento protocollare del nome e degli attributi di una fiera qualunque tanto per far bella figura in quella specie di buffo serraglio che è il Consorzio delle squadre di calcio. Si tratta veramente di “tigrotti” con tanto di unghioli e con quel loro caratteristico modo di balzare addosso agli avversari che neppur hanno il tempo di tirare il respiro...

            Quel clamoroso matricolato nei ranghi della massima Divisione ha dato alla “Pro Patria” - di colpo - autorità e fama. E quello slancio repentino che nel 1927 ha permesso alla giovine squadra di “piazzarsi” da pari a pari nella costellazione delle vedette ha fissato, fin da allora, le schiette e inconfondibili prerogative della squadra; le quali prerogative sono rimaste nel sangue della “Pro Patria”, nonostante la varia vicenda dei giocatori in partenza e in arrivo, come il clima della tonalità percorre ed aleggia in tutto il pezzo nonostante i capricci e le avventure delle modulazioni.


           Squadra nata per la battaglia è la “Pro Patria”. Non che il suo gioco sia povero di pregi tecnici e il suo stile sia macchiato e confuso. La tecnica e lo stile, poi, non sono proiezioni della geometria sullo schermo verde dei campi di football sì che una squadra, per il fatto solo di non essere ligia ai gelidi canoni dell’accademia, debba essere sdegnosamente condannata. La tecnica non si manifesta soltanto in metodici e nitidi disegni aerei di un pallone calciato da uomini-macchine...C’è una tecnica e c’è uno stile, difficili da incapsulare in definizioni rigide, ma non per questo meno evidenti e vitali, anche nel gioco delle squadre che esprimono compiutamente se stesse nelle fiamme del combattimento. Così la “Pro Patria”, tipica squadra d’assalto, generosa e ardentissima, sprezzante della statura degli antagonisti, prodiga delle proprie energie fino all’esaurimento.

Bruno Roghi da La Gazzetta dello Sport 12 Marzo 1931
  

 Si ringrazia il Prof. Alberto Brambilla, per la gentile concessione dell'articolo.

 

GLI EX



Tutti di qualità gli ex delle due squadre; il primo della lista è Andreas Kutik, dall'Ungheria, il primo giocatore-allenatore della Pro, che dal campo come tigrotto, condusse i biancoblù alla prima storica promozione in Divisione Nazionale, nel campionato 1926-27. Kutik a Busto svolse come detto il doppio ruolo, fu importantissimo in quella storica stagione per la Pro, dando un contributo notevole anche alla crescita tecnico-tattica di Carletto Reguzzoni, che a soli diciannove anni faceva già impazzire le difese avversarie. Kutik, che ebbe anche la fascia di capitano, rimase alla Pro per due stagioni, per passare poi ad uan squadra vicino a Busto, con lo stesso doppio incarico. Nel campionato 1929-30 lo troviamo alla guida dei gialloblù in Serie B, come Direttore Tecnico, tra Piazza Bra e Piazza delle Erbe, rimane tre stagioni, fino al 32.

Dopo Kutik è la volta di Imre Janos Bekey, a Verona nel 1927-28 per otto gare come allenatore, prima di arrivare alla Pro, dove arrivò e partì diverse volte fino allo scoppio della II^ guerra mondiale, lasciando un'impronta importante, costruendo le basi per il florido vivaio, durato fino agli inizi degli anni 70. Altra parentesi a Verona, nel 33-34, ancora per poche giornate.

Il balzo in avanti, fino agli anni 50, nel Verona troviamo l'attaccante Frasi, alla Pro nello stesso periodo in A e B.

Stagione 63-64, nelle file veronesi in Serie B, troviamo come mezzala Bruno "Maciste" Bolchi ed in attacco, come già detto il bustocco Gipo Calloni, che segnerà proprio nella gara del Bentegodi, contro la sua Pro.

1974-75 via Milan arriva sotto il balcone di Giulietta, Alessandro Turini, altro bustocco doc, cresciuto nel vivaio biancoblù. Sandro, sgambetta e guizza via sulla fascia mancina, solo una stagione in gialloblù, in Serie B, con 21 presenze ed una rete, contribuendo alla promozione in Serie A, degli scaligeri.

Sandro Turini

 

Stagione 88-89, la Pro annaspa in Interregionale, cerca di risalire, affidandosi in avanti all'attaccante Giuliano Paolini, cresciuto nelle giovanili gialloblù, per lui 13 reti

Campionato 1997-98, veste la maglia veronese Marco Giandebiaggi, rimarrà tre stagioni; la prima con 27 presenze e due reti. Le altre due condizionato da problemi fisici, colleziona rispettivamente 13 presenze, sempre nella serie cadetta, contribuendo comunque al ritorno nella massima serie dei veneti, la seconda con 13 presenze in Serie Altro prodotto del vivaio bustocco, Alessandro Mazzola, che trova la maglia della Pro in campionato a 17 anni in C2, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili. Per problemi di bilancio viene subito ceduto al Torino, con altre tre ragazzi Diana e Merelli. Dei tre sarà l'unico che farà una strada brillante, vestendo le maglie di Reggiana e Piacenza tra A e B: Nel 2000-01 approda Verona, primo anno 14 presenze, in totale per lui oltre 200 presenze con la maglia gialloblù e tre reti, tutte nella stagione 2003-04 in Serie B, in cui disputa 40 partite. Dal 2002-03 titolare fisso degli scaligeri ed anche la fascia da capitano. Lascia Verona, al termine della sfortuna scorsa stagione, per accasarsi vicino casa, nel campionato svizzero.

Alessandro Mazzola

Campionato 97-98, nel mercato di Gennaio, alla Pro, che cerca di risalire in C1, arriva Claudio Lunini, bomber bresciano che aveva trovato la sua consacrazione tardiva nel Verona, dopo molti anni e goals nel Darfo Boario, per lui alla Pro, 49 presenze e 12 reti in una stagione e mezzo. Al Verona cinque stagioni tra A e B, con 137 presenze e 24 reti, di cui 2 in Serie A, nella stagione 91-92.  

Ultimo della lista Daniele Morante (Roma 4-12-79), attualmente in forza agli scaligeri, alla Pro in C1, nel campionato 2003-04, 20 presenze e due reti; le prestazioni migliori ??? Da terzino di spinta.....
Non proprio un ex, ma l'attuale direttore sportivo del Verona, Prisciantelli ha un passato recente nella Pro, ma dietro la scrivania e come collaboratore degli allenatori Pat Sala e Giancesare Discepoli, con diverse mansioni, tra cui quella di osservatore.



Claudio Lunini

 

I PRECEDENTI



Campionati di Serie A: Pro Patria 12 / 1 Coppa delle Alpi - Verona 24 / 1 Scudetto 1984-85

1927-28 Div. Naz. Gir. B
9^ 27 Nov. 27 Hellas Verona - Pro Patria 2-1: Fizzotti (Pro)
19^ 27 Feb. 28 Pro Patria - Hellas Verona 4-0: 3 Reguzzoni, 1 Tognazzi

1953 -54 Serie B
Pro Patria - Verona 1-1: Hofling (Pro)
Verona - Pro Patria 1-1: Frasi (Pro), in seguito 0-2 a tavolino per invasione di un tifoso veronese

1956 -57 Serie B
Pro Patria - Verona 1-2
Verona - Pro Patria 0-1

1960-61 Serie B
Pro Patria - Verona 3-1
Verona - Pro Patria 2-3

1961-62 Serie B
Pro Patria - Verona 0-1
Verona - Pro Patria 1-0

1962-63 Serie B
Pro Patria - Verona 2-0
Verona - Pro Patria 0-1

1963-64 Serie B
Set. 63 Verona – Pro Patria 1-1: Muzzio (Pro), Gipo Calloni (V)
Pro Patria – Verona 1-1

1964-65 Serie B
12^ 6 Dic. 64  Verona - Pro Patria 0-0
31^ 2 Mag. 65 Pro Patria - Verona 2-2

1965-66 Serie B
4^ 26 Set. 65 Pro Patria - Verona 1-1
23^ 27 Feb. 66 Verona - Pro Patria 1-0

 

LA TIFOSERIA

 

Potremmo definire i gialloblù, solo e semplicemente, una tifoseria che ha fatto storia.

L'Hellas, sin dalla sua nascita può contare su un buon numero di affezionati, ma è solo con il secondo dopoguerra che attorno ai gialloblù si crea un primo vero zoccolo duro di appassionati, che seguono la squadra nel vecchio impianto vicino a Piazza Bra. In seguito alla prima storica promozione in Serie A, avvenuta nel 1957, si ha una prima parvenza di tifo organizzato; con il consolidarsi della formazione scaligera nella massima serie, nascono anche i primi club ufficiali di sostenitori, che seguono anche i gialloblù in trasferta, molti provenienti dalla provincia.

Il primo vero nucleo di ultras a Verona nasce verso la fine del 1969: è il periodo della contestazione giovanile in tutta Europa e USA, ed un gruppo ragazzi, tra i tifosi più vivaci ed intraprendenti, presero a ritrovarsi dietro lo striscione "I 4 Fedelissimi": embrione delle mitiche Brigate, che nacquero già nel corso della stagione 1970-71, ma ufficialmente il 30 novembre del 1971 come "Calcio Club Verona Brigate Gialloblù", affiliandosi inizialmente al centro di coordinamento dei tifosi scaligeri. Quando il Verona giocava in trasferta, si presentavano con uno striscione di tela blu con la scritta gialla "Brigate". Subito al gruppo iniziale si aggregano sia giovani dei ceti popolari che della "Verona bene", con lo stesso spirito sostenere la squadra e fare baldoria. Con gruppi sostanziosi che arrivano anche dalla provincia.

La denominazione "Brigate Gialloblù", venne scelta da due ragazzi, al tempo sedicenni, Franco Masotti e Massimo Tocco, quest'ultimo fu il primo presidente ufficiale delle B.G., mentre tra i nomi scartati c'era quello di Commandos Fedelissimi Gialloblù, per non imitare il già esistente Commandos Tigre a Milano ed altri poi sorti nel periodo un pò ovunque in Italia.

Scelsero questo nome in quanto al tempo erano militanti della Gioventù Studentesca, gruppo di sinistra del tempo. Al primo gruppo iniziale si aggiunsero altri ragazzi, di una fascia di età che andava dai 13 ai 20 anni, che si ritrovava un paio di volte a settimana, in locale di Vicolo Mustacchi, in zona Piazza Isolo, di cui pagava l'affitto auto finanziandosi; da subito non vollero saperne di venire inquadrati nelle regole del "Centro Coordinamento Calcio Club". Posizione al "Bentegodi", l'anello superiore della Curva Sud.

Le Brigate preso così a seguire la squadra, che negli anni '70 era quella del mitici Pizzaballa in porta, in attacco Mujesan e Clerici, oltre a Mascalaito, Sirena, Mascetti, Clerici. Tra i primi beniamini della tifoseria, in assoluto Zigoni, calciatore fuori dagli schemi, del Verona anni '70. Si presentarono i tutti gli stadi, anche dove al tempo era più disagiato arrivarci come Sardegna, Sicilia e meridione.

La storia del tifo scaligero si identifica in un questo anno, 1971, quando prendono corpo le "Brigate Giallobù", gruppo trainante del tifo a Verona e veri mastri di tifo per intere generazioni di giovani Ultras e non. Oggi purtroppo la generazione delle Brigate è sul viale dl tramonto, ma i più giovani hanno ereditato la reputazione di questo gruppo, uno dei più rispettati ed imitati in assoluto.

Nel 1972, accanto allo striscione B.G. compare anche quello Ultras, con un teschio al centro, un gruppo di destra, che poi segnerà la storia politica delle Brigate e del loro cammino. Per gli striscioni nel 1973 per la prima volta e' usata la tela cerata.

Fin dai primi anni di vita le BG dimostrano di valere e già nel 1974 vanno a Brescia, per quello che è qualcosa in più di un semplice derby, in corteo con lo striscione davanti e le cronache del periodo mettono in luce già l'indole turbolenta degli ultras gialloblù, nelle accesissime gare con il Bologna, soprattutto per motivi politici, il Vicenza questioni di vicinanza e politiche, la Juve, il Milan.

Nel periodo la curva veronese, si presenta con il classico tifo all'italiana, bandieroni, tamburi, fumogeni e lancio di coriandoli, con cori compatti e tonanti. I cori saranno presto una delle caratteristiche dei gialloblù, sempre molto originali. Spesso su melodie dei Beatles, Who e Rolling Stones, su cui venivano inserite spesso e volentieri, parole in dialetto stretto, se non stravolgerle completamente e ricantarle in veronese puro.

A metà degli anni 70' il Bentegodi divenne il primo stadio in Italia, a disporre per le tifoserie ospiti la curva opposta, a quelli di casa, creando un così un cordone sanitario, con debita distanza dalle B.G.

Dietro allo striscione delle Brigate, si formano anche altri gruppi, minori, che con gli anni diventeranno sempre più numerosi tanto da diventare, a metà degli anni ’80, un altro tratto caratterizzante della curva veronese. Subito dopo gli Ultras, compaiono i “marines gialloblu”.

Nel Giugno del 1975, per festeggiare il ritorno della squadra in Serie A, sono 5.000 i veronesi presenti a Como, ma i gialloblù vengono sconfitti, toccherà al presidente Garonzi, intervenire direttamente a calmare i tifosi, ma scortato dalla Polizia.

Nel 1976 alcuni esponenti delle BG stringono un gemellaggio storico con una curva inglese: quella del Chelsea, ai tempi una delle più turbolente tifoserie inglesi, che perdura ancora oggi dopo oltre trenta anni; di quel periodo gli striscioni con le sigle di chiara matrice anglosassone, come "Punk Brigade”,  “Hellas Army” e "The Deadly Sinner Club" ed il tifo veronese comincia dunque ad assorbire la cultura e fisionomia tipici del "British style".

 

1976: veronesi a Wembley



Nel 1977 le Brigate Gialloblù decidono di abbandonare il vecchio striscione, sostituendolo con il nuovo che al centro vede la scala a tre pioli come simbolo sormontante. L'evolversi del tifo in Italia si vede proprio nella Curva sud, del Verona, per la prima volta una "Union Jack" britannica, non solo ma anche nella stampa del materiale i veronesi si rifanno allo stile britannico come nel caso delle prime sciarpe a listarelle dei primi anni ottanta.

Sempre in questo periodo le BG, prendono a manifestare marcatamente un profilo politico di destra, fino al punto da essere una caratteristica intrinseca dell'immagine del gruppo stesso che si definisce orgogliosamente ed ostentatamente di destra, anche se all' inizio nel nucleo fondatore ci sono anche militanti di sinistra e rude boys.

Con la retrocessione del Verona in B, al termine della stagione 1979-80, le B.G. non perdono certamente lo smalto ed il temperamento, anzi si compattano ancora di più, conquistando le prime pagine per i tafferugli con milanisti e vicentini ed alcune tifoserie meridionali che spesso e volentieri lasciano il "Bentegodi" a gambe levate.

Veronesi, che manifestano un atteggiamento irriverente e sfrontato nell'affrontare le tifoserie avversarie, striscioni spesso originalissimi.

Gli anni ’70 sono però anche il periodo in cui ci sono diversi gemellaggi. Oltre a quello già citato, con il Chelsea, le BG stringono altre amicizie, alcune delle quali dopo essersele date di santa ragione! È il caso di quelle con Sampdoria e, soprattutto, Fiorentina, uniche di quel periodo ancora vive e vegete, ma anche con i granata del Torino e stranamente con i con i giallorossi romani, ma con quest'ultimi ovviamente non durerà molto.

Dietro allo striscione delle BG si muovono migliaia di persone, e nella seconda metà dei turbolenti anni 70' la tifoseria gialloblù, si fa notare non solo per il calore con cui segue la squadra, ma anche per i numerosi incidenti che provoca sia in casa che fuori, dove si presenta sempre massicciamente, con tamburi al seguito e l'immancabile striscione per l'idolo Zigoni. In diverse occasioni si và però anche oltre, nelle vicinanze dello stadio scaligero viene trovato di tutto; nella gara contro la Juventus del marzo 77, sulla pista di atletica del "Bentegodi" viene rinvenuta addirittura una bomba a mano, lanciata con ogni probabilità, proprio dalla curva sud e, solo per una fortunata coincidenza, la seconda "sicura" ha tenuto impedendone l’esplosione.

La squadra chiude l'era del presidente Garonzi, vittima anche di un sequestro di persona e scivola in B, il Bentegodi si svuota, curva compresa. Solo lo zoccolo duro rimane a sostenere una squadra che rischia addirittura la retrocessione in C. Il discorso non cambia nemmeno nel campionato seguente e la curva si spopola sempre di più, il campionato di serie cadetta 1980-81 registra il minimo storico di abbonati solo 2.900. Per la tifoseria scaligera e per le B.G. è il momento di un cambio generazionale.

Arriva Bagnoli in panchina, la formazione gialloblù risale in A, creando nello stesso tempo nella squadra lo zoccolo duro per la conquista della scudetto, istaurando con la tifoseria un rapporto che con il passare delle giornate diventa molto stretto, fino a quasi ad arrivare ad una vera e propria simbiosi. Nel campionato 80-81, le B.G. rifioriscono, presentandosi in 5.000 unità a Rimini e con esse anche gli scontri. La curva veronese, prende a caratterizzarsi in maniera diversa rispetto al passato, in maniera più aggressiva, divisa in molti gruppi minori, ma assolutamente compatta nel nome del tifo e progressivamente tenderà sempre più a destra, cosa che negli anni 70' nonostante la presenza di gruppi schierati dichiaratamente dal punto di vista politico, era riuscita in qualche modo a conservare una formale apoliticità. Agli inizi degli anni ’80, nella sud compaiono espliciti simboli politici; dal 1983 appaiono in curva gli striscioni del “Verona front”, gruppo vicino ad aderenti al fronte della gioventù e della “gioventù scaligera”, mentre si moltiplicano le bandiere provviste di croci celtiche e talvolta addirittura di svastiche. L’anima della curva però, come già detto, si presenta molto composita e accoglie anche, se pure in fortissima minoranza gruppi di sinistra come i “rude boys”.

Gruppi diversi molto eterogenei, ma sempre compatti nel sostenere l'Hellas Verona ovunque vada, e negli stadi riecheggia il mitico coro, poi copiato un pò da tutti "in ogni posto che andiamo, tutti ci chiedono, chi noi siamo, glielo diciamo, chi noi siamo. Brigate, brigate, gialloblu! Siamo l’armata del Verona e nessun ci fermerà, noi saremo sempre qua per restare in serie A il Verona è la squadra del mio cuor!”

Molti dei nuovi entrano in curva, esattamente con lo spirito con cui si entra volontari in un battaglione di Marines, con forte propensione allo scontro fisico con le tifoserie avversarie; e questo diventerà per molti il motivo principale di adesione alle BG. Già nel campionato 1981-82, che riporta i gialloblù in Serie A, la curva veronese aveva ricominciato a far parlare, per le intemperanze degli ultras, ma è a partire dalla stagione 1982-83 che l’immagine di tifoseria dura, prende il sopravvento su tutto il resto. Gli scontri iniziano già alla prima di campionato contro l’Inter e proseguono fragorosamente per tutta la stagione, culminando nella semifinale di andata di Coppa Italia, nel giugno 1983, contro il Milan.

Dal punto di vista coreografico la curva mantiene la sua vena colorata, anzi le bandiere si moltiplicano, in particolare quelle "scozzesi" a scacchi giallo-blu, spariscono invece i tamburi, mentre per qualche tempo prende piede la moda di presentarsi in curva con la maglia della squadra, di stile prettamente anglosassone. La particolarità, dirompente del periodo, inizia ad essere il tratto goliardico, a tratti veramente demenziale, che in alcune occasioni diventa cattivo, con cui le BG accolgono i tifosi e le squadre avversarie. Alcune volte si và anche un passo oltre.

Il campionato 1982-83 passa alla storia, per la contestazione beffarda al giocatore peruviano Uribe, del Cagliari, con lancio di banane. per una partita a Como, le B.G. arrivano con pinne, maschere da sub, materassini e paperelle ed altri animali gonfiabili. Per una trasferta a Firenze, ad un certo punto spuntano dei remi dai finestrini dal pulmann delle BG, facendolo sembrare una nave vichinga; le carote gettate ai tifosi udinesi al grido di “buon appetito conigli!” con 6.000 veronesi al seguito che formano un unico serpentone in autostrada, sono solo alcuni degli episodi ormai entrati nella storia ultrà del nostro paese e fanno delle Brigate un gruppo "di rottura" anticipando i costumi ultras italiani degli anni a seguire.

Famosi rimarranno i mitici striscioni rivolti ai napoletani "Benvenuti in Italia", "Lavatevi", "Forza Vesuvio" che in ogni partita contro i campani ed in genere contro le squadre meridionali, verranno sempre rinnovati e ripresentati. Striscioni, che hanno tutt'ora una forte eco.

Nascono sempre in questo periodo sottogruppi come "Gruppo Onto Golosine" e "TartaN Army".

Prende anche il sopravvento lo stile casuals sullo stile, mutuato dagli "Headhunters Chelsea", sulla cui scia realizzarono il biglietto da visita: "Complimenti, hai appena conosciuto le Brigate Gialloblù", che lasciavano dopo ogni scontro.

E come non ricordare di questi anni l'altro sottogruppo epico: "A.S.U." letteralmente "Associazione Stalle Umane", formato da personaggi fuori controllo, dediti a scorribande con atteggiamenti volutamente animaleschi, sullo stile hooligan inglese ed uso smodato di alcool in tutte le sue forme, vino e "sgnappa" su tutto. Riprendendo come non mai il motto "Veronesi tutti matti".

Sempre nei primi anni '80 nascono altri gruppi Ultras che affiancano le Brigate, il loro nomi sono: Gioventù Scaligera, Vecchia Guardia, Inferno Gialloblù e Verona Front. Con gruppi che arrivano dal Trentino, basso bresciano e mantovano.

A Belgrado il 28 Settembre 1983, c'è anche il battesimo europeo per gli scaligeri, in uno stadio certo non facile, sono migliaia i sostenitori gialloblù, che si fanno sentire, per la gara di Coppa UEFA, contro la Stella Rossa. Quindi trasferta di 5.000 unità a Graz in Austria, dove praticamente il Verona gioca in casa.

Questi sono gli anni d'oro per le Brigate, il tifoso scaligero in generale e l'Hellas di Bagnoli, Fanna, Brigel ed Elkjaer che 12 Maggio 1985 davanti ad oltre 10mila tifosi gialloblù vince a Bergamo, il suo primo e finora unico scudetto. Stagione in cui trovare un buco al "Bentegodi" è praticamente impossibile, non solo ultras e tifosi organizzati, ma donne, tante e bambini, riempiono con orgoglio l'impianto scaligero, indentificandosi al massimo in quella squadra, che in campo mette sotto Juve, Milan, Inter, Sampdoria e soprattutto il Napoli di Maradona.

Il 18 Settembre 85, Bentegodi esaurito per la gara di Coppa Campioni, contro il Paok Salonicco e massiccia presenza scaligera in Grecia; lo stadio è più che esaurito in ogni domenica, ma per ironia della sorte i tifosi gialloblù, non potranno partecipare alla partita di Coppa, contro la Juve a Torino, perchè il vecchio comunale è squalificato, per i tragici incidenti dell'Hysel. I 42.500 posti di capienza dello stadio "Bentegodi", risultano spesso insufficienti, per il calore e la passione della tifoseria gialloblù.

Sul fronte dei rapporti con le tifoserie avversarie, si registrano alcuni cambiamenti, viene stretto un patto con gli interisti, inversione di tendenza rispetto alla regola che non prevedeva amicizie con le squadre considerate "grandi": nel 1986, si registra "un insolito", per la tipologia della tifoseria, gemellaggio con i leccesi, mentre nll’88, i tifosi del Torino rompono il gemellaggio più che decennale.

Nel 1986 ci sono diversi incidenti, con il centro di Como, che in pratica viene devastato dal passaggio degli ultras gialloblù, con altri gravi incidenti in altre città che portano ad un forte attrito con la società scaligera. Contrasti che esplodono definitivamente nel dicembre 1986 dopo che gli ultrà veronesi mettono letteralmente  “a ferro e fuoco” Brescia, con oltre un migliaio di veronesi presenti già in città dalla mattina,  nella "speranza" di trovare gli ultrà locali. La mancata presenza degli storici rivali innesca la furia dei gialloblù; la zona della stazione, il viale che porta al Rigamonti e le vie adiacenti vengono distrutte, con cassonetti dati alle fiamme, bar devastati, passanti aggrediti, abitazioni danneggiate e per "gradire" violenti scontri con le forze dell’ordine, che cercano invano di mettere un minimo d'ordine.

La dirigenza del club scaligera reagisce duramente: Chiampan minaccia di ritirare la squadra dal campionato, proponendo la schedatura sistematica dei brigatisti, mentre l'allora sindaco Sboarina medita di chiudere la curva o di far giocare il Verona a porte chiuse. I fatti di Como e Brescia finiscono sul tavolo della Procura della Repubblica di Verona che inizia ad indagare su eventuali connessioni tra la curva veronese e gruppi locali di estrema destra. La polizia effettua centinaia di perquisizioni e il 1 Febbraio 1987 vengono arrestati 12 ultrà veronesi con l’accusa di “associazione a delinquere”. Si tratta di un’accusa gravissima: per la prima volta, in Italia, un tifoso di calcio viene trattato alla stregua di un criminale vero e proprio.

La Curva Sud si schiera in massa con gli ultrà arrestati: in occasione della partita contro la Roma, nella zona centrale della Sud rimane soltanto lo striscione “non 12 ma 5000 colpevoli”. Il significato della presa di posizione è abbastanza chiaro: gli ultrà arrestati saranno anche dei teppisti, ma processarli per associazione a delinquere è del tutto fuori luogo, almeno secondo i colleghi brigatisti. E' comunque chiaro che parte degli ultrà che si riconoscono nelle BG sfuggono al controllo dei “capi ed ogni occasione e buona per degli scontri.

Come nell'occasione in cui il Mantova si presenta al campo Bottagisio, per affrontare il Chievo; centinaia di tifosi della Curva Sud, si presentano solo per affrontare gli storici rivali mantovani. Altro episodio sul genere si verifica nel basket, quando al Palazzetto dello sport, arriva una delle due squadre bolognesi, con molti tifosi al seguito.

Tornano a girare l'Europa nella stagione 87-88, in sempre in Coppa UEFA, dove i gialloblù arrivano ai quarti di finali, venendo eliminati, non senza recriminazioni dal Werder Brema. Memorabili per le B.G. & co. le trasferte a Stettino in Polonia, quando c'era ancora la cortina di ferro, il muro cadrà due anni dopo. Utrecht in Olanda, con incidenti notevoli con i padroni di casa e la polizia, quindi in Romania a Bucarest contro lo Sportul Stundentesc.

Nel periodo nella curva scaligera, compare il primo bandierone copricurva, con il nome dello sponsor della squadra la Canon.

 

Negli anni a seguire, il magico gruppo di Bagnoli si polverizza, con l'Hellas che scivola mestamente in B, nella stagione 89-90, mentre nelle B.G., prevale sempre di più il volto ideologico, facendo svanire in parte la sua originalità e goliardia.

Agli inizi degli anni 90' i diffidati gialloblù sono più di un centinaio e tutta la tifoseria scaligera è "sorvegliata speciale". L’impiego sempre più massiccio delle forze dell’ordine però, non frena gli ultrà gialloblu che imperversano negli stadi della cadetteria nel vittorioso campionato 1990-91. Il ritorno in serie A coincide con nuovi disordini e nuove diffide. La curva veronese è costantemente al centro dell’attenzione dei mass-media.

Il presidente Mazzi, la stampa in generale, non ultimo il prefetto di Verona accusarono violentemente le B.G., che risposero con l'auto-scioglimento, per non dover rendere conto alla polizia del comportamento di ogni tifoso veronese; la curva scaligera la domenica successiva resterà vuota, per ricordare la sentenza che vide poi le B.G. condannate come associazione a delinquere ed alla valanga di diffide piovute nel dopo Cesena - Verona, altro momento critico nella storia delle Brigate. Si arriva così al fatale 14 novembre 1991, pochi giorni prima di compiere 20 anni, le BG annunciano il loro autoscioglimento in accordo con tutti i gruppi presenti nella sud. I vertici dello storico gruppo si dicono stanchi di tanto accanimento nei loro confronti: non possono essere il capro espiatorio per problemi di ordine pubblico che travalicano il tifo sportivo e, in particolare, non possono rendersi responsabili di ogni individuo che porti una sciarpa gialloblu al collo. In occasione della partita Verona-Genoa, le ringhiere della curva sud, dopo 20 anni, restano desolatamente vuote.

I gemellati fiorentini, nella prima partita in casa dei viola, ricorderanno le Brigate Gialloblù, con una bellissima coreografia, che prendeva tutta la Curva Fiesole, formata da uno sfondo giallo e le lettere B e G in blù, con uno striscione che recava la scritta: "Ventanni di storia, non si cancellano....Onore alle B.G."

Come scrisse Silvio Cametti, l'autore dello splendido "I guerrieri di Verona" oramai introvabile nelle librerie, le Brigate Gialloblù sono state croce e delizia per la città, la provincia veronese e la tifoseria scaligera in generale. Aggregando centinaia di giovani che hanno provato motivazioni, emozioni forti e trasgressioni dietro quelle storiche insegne BG '71, che venivano prima anche dell'Hellas "Siamo i tifosi delle Brigate" precisavano. La particolarità delle BG e' stata quella di diventare il gruppo più avversato e guardato d'Italia da qui la frase, contro i compromessi:"Noi odiamo tutti", senza mai lasciarsi trasportare dai successi.

Gli anni '90 con l'Hellas tra la Serie A e la Serie B, la scena anche nel tifo è altalenante, non ci si può dimenticare del gruppo "I Febbraio", così denominato dal giorno in cui le B.G. vennero dichiarate associazione a delinquere, composto da ex membri delle Brigate Gialloblù e posizionato nei distinti.

Dopo lo scioglimento ufficiale, alcuni membri della la vecchia guardia, ripreso in mano la curva, pensando di riaprire un'altra pagina storica. Nell'estate del 1996, la Curva Sud torna alla ribalta, per l’incresciosa “impiccagione” di un manichino nero, raffigurante un calciatore di colore Ferrer, che doveva arrivare nelle fila gialloblù, e poi saltò. Episodio riconducibile a pochi elementi, e certamente non condiviso dalla maggioranza degli ultras e della tifoseria in generale.

Dopo un lungo periodo di sbandamento in cui comunque l'Hellas non viene mai abbandonato ma sempre seguito anche se in modo non totalmente organizzato, entra in scena nei primi mesi del 1999 la "Banda Loma" che rivoluziona il tifo veronese e rompe i gemellaggi con Lecce e Inter e in questo periodo si arriva alla spaccatura interna con le ex Brigate.

Nella stagione 2000-01 dopo la retrocessione del Hellas in Serie B, si sono risollevati a fatica, dopo una crisi interna come tutto il movimento Ultras italiano, e nonostante i molti dissidi interni anche dopo la recente retrocessione in C1 partendo la passione per questi colori e con un impostazione più spontanea.

Esponenti di spicco degli anni d'oro sono rimasti ancora per un certo periodo in sud a Verona dietro le insegne B.G., lanciando di nuovo una moda estetica del tifo "all'Inglese" di cui si fanno progenitori almeno in Italia. Tra i gruppi da segnalare anche gli elitari "Lake Zone", presenti al "Bentegodi" da anni, provenienti della sponda veneta del Garda, che si autodefiniscono "gli ultimi dei romantici

Sono scompare le mitiche Brigate Gialloblù, ma non certo lo spirito che si sono portati dietro per decenni. Il loro stile britannico, presente sin dalle origini, si ripresenta nel nuovo look della curva veronese, che ricalca le sides d'oltremanica, con stendardi a due aste e "pezze", lanciando una nuova tendenza estetica e anticipando una modalità spontanea nell'incitamento.

Malgrado in molti chiedono il ritorno delle BG al timone, questo non e' accaduto, ma sono tornati esponenti di spicco degli anni d'oro e si continua ad usare quella dicitura. Ci sono ancora le correnti, Banda Loma ed ex BG. L'originalita' degli Hellas Fans non e' quella di una volta, ma c'e' ancora la voglia di stupire, come in una recente trasferta a Crotone, quando scesero dai pullman vestiti da sceicchi, lanciando alla popolazione locale, rotoli di carta-moneta, ovviamente falsi.

Tantissime ovviamente le rivalità, alcune che sfociano in qualcosa che và al di là del semplice tifo, acerrima con napoletani, nell'ultimo incontro di campionato, ci è scappata anche una rissa in tribuna stampa al "Bentegodi", quando una frase insultante di un radiocronista napoletano, fece scoppiare il finimondo, con lo stesso che venne poi portato a giudizio, condannato a pagare una multa, purtroppo di soli 200 Euro.

Non meno sentita qualle con i romanisti, quindi bresciani e bergamaschi, seguono milanisti, granata, con i vicentini, mantovani ed udinesi; in generale con tutte le squadre meridionali. Nell'ultima trasferta di campionato a Foggia, i circa 250 sostenitori gialloblù sono stati fatti oggetto di lanci di oggetti, cori razzisti ed altro, che alla società rossonera, sono costati una bella e sacrosanta multa. 

Con la nuova gestione della curva nei primi 2000 molte amicizie sono state riviste, ma resta solido il gemellaggio con i fiorentini e le amicizie con doriani, laziali, triestini ed una parte coi Furiosi del Cagliari.

Diverse le associazioni, di clubs e centro coordinamento gialloblù a cui fa capo la tifoseria organizzata, che raccoglie simpatizzanti non solo a Verona città e provincia, ma anche fuori, con clubs anche all'estero. In questo campionato sono 9.635 gli abbonati ai gialloblù, uno dei record per la categoria, mentre le presenze medie nell'impianto veronese si attestano attorno alle 11.800 unità.

 

Curva sud Verona 2006-07

Legnano - Verona 2007-08

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